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Cambio d’orchestra

di Fabiola LucianiChe sensazione di leggera follia …Così cantava Lucio Battisti. Ed è questo sentimento che pervade la sottoscritta, quando si tratta di Toro. Sempre. Anche oggi, forse oggi più che mai. E mi resta...
Redazione Toro News

di Fabiola Luciani

Che sensazione di leggera follia …

Così cantava Lucio Battisti. Ed è questo sentimento che pervade la sottoscritta, quando si tratta di Toro. Sempre. Anche oggi, forse oggi più che mai. E mi resta difficoltoso metterla da parte, anche quando svesto i panni della tifosa e indosso quelli della provetta opinionista.

Certo: da opinionista devo, ogni volta, raggiungere uno stato d’equilibrio critico che mi permette di osservare e raccontare le cose della squadra e della società con doveroso distacco. E, poiché mi hanno sempre insegnato a scrivere e dire anche quello che di buono si ha dentro, proclamo chiaro e tondo che ritengo, ormai, dopo anni di doppia personalità di arrivare allo stato d’equilibrio di cui sopra con sufficiente facilità.Eppure, spesso, capita che io sia fraintesa, in positivo e in negativo. Così anche stavolta andrò controcorrente soprattutto nei confronti di chi giustamente mette al primo posto le ragioni del cuore. Sono consapevole che il tifoso deve andare dove lo porta il cuore, volare in alto per una vittoria e magari precipitare nell’abisso per una sconfitta. Ma all’opinionista ciò non è permesso. Anche se mi costa sempre molta fatica e mi dà le vertigini camminare sul filo, questo devo fare: non devo lasciarmi trascinare dal sentimento, ma devo cercare almeno di attenuarlo, nonché mediarlo attraverso la ragione.Dunque, è proprio la ragione, in questo momento delicato per la squadra, che mi spinge a ritenere il ritorno alla direzione dell’orchestra del maestro Walter Alfredo Novellino la scelta giusta e sensata.

I motivi sono molti. Cercherò adesso di metterli nero su bianco nel modo più chiaro e sintetico.

La ragione dice che la scelta è quella giusta perché solo una follia collettiva di squadra e società permetterebbe a questa rosa di inabissarsi nella serie cadetta.

La ragione dice che la scelta è quella giusta dato che Lui merita una seconda chance, ovvero la sua rivincita. E poi l’ho sempre affermato, sono convinta che allo stato delle cose di allora, anche lui ci avrebbe portati in salvo lo scorso anno.

La ragione dice che la scelta è quella giusta perché Lui è quello che conosce meglio l’ambiente e i giocatori e un’eventuale allenatore nuovo avrebbe avuto l’alibi di aver rilevato una squadra non sua.

La ragione dice che la scelta è quella giusta perché la rosa attuale costruita da Pederzoli e Cairo è sicuramente migliore di quella dell’anno scorso e che quindi, Lui dovrà saper valorizzare più di quanto il suo predecessore abbia saputo fare. I membri della nostra orchestrina, si sa, sono eterni fanciulli, e hanno bisogno di un padre comprensivo e severo, dolce e burbero, generoso e capace di punire. Altrimenti si lasciano andare.

La ragione dice che la scelta è quella giusta perché Lui, da putativo deve diventare padre vero in pochissimo tempo. Di quelli che non fanno figli e figliastri. Di quelli che se uno dei figli non risponde alle attese, non lo mortifica, ma lo mette in ogni modo nella condizione di ragionare su se stesso.

La ragione dice che la scelta è quella giusta perché sulle fasce e in attacco si hanno tante soluzioni alternative che permettono e permetteranno a Lui di trovare sempre quella più giusta al suo amato 4-4-2.

La ragione dice che la scelta è quella giusta perché il risparmio di un nuovo oneroso ingaggio ci permetterà di avere “cash” nel prossimo mercato di Gennaio, per colmare le lacune della squadra.

La ragione dice che la scelta è quella giusta perché non esiste da nessuna parte al mondo che l’allenatore lo deve scegliere lo spogliatoio. Punto.

Quindi ora tutti in fila a lavorare sul campo per guadagnarsi con il sudore il lauto ingaggio e per riprendersi il rispetto dei tifosi.

Obbedire, combattere e lavorare. Basta allenamenti da un ora scarsa al giorno, ma doppie sedute, allenamenti specifici in base al ruolo o ai compiti da svolgere sul campo, nuovi schemi e tattiche di gioco sugli angoli e sulle rimesse e soprattutto tanto lavoro per riassestare i piedini guasti di chi deve crossare dal fondo e di coloro che sono preposti a battere le punizioni, che ahimè, da due anni non vedono più lo specchio della porta.

 

Per quanto riguarda noi tifosi invece, ovvero gli spettatori paganti di quest’orchestra, dico che è ora di riporre le armi, frutto della rabbia e della frustrazione del momento.

Basta contestazioni, basta fischi, basta sputi o quant’altro non fa onore a noi tifosi del Toro.

So che il momento è difficile e credo che nessun granata al mondo ricordi con precisione la data in cui siamo entrati nel tunnel, dove, nonostante tutto, ancora ci troviamo alla ricerca di un uscita, di un barlume di luce che ci dia speranza, di aria fresca da respirare a pieni polmoni.

Nemmeno io conosco la data della mia entrata nel tunnel.

So che sono entrata mano nella mano, da piccolina, con mio padre, e adesso mentre lui mi stringe ancora forte la mano, io la stringo forte al mio nipotino e ai miei cuginetti, e so con certezza che domani loro stringeranno forte la mano ai loro figli.

Al massimo della sofferenza del nostra amatissima maglia, siamo ancora qui, oggi, dentro questo maledetto tunnel, ma adesso le mani si fanno sudate, stringono più forte, cercano appigli pur solcate da lacrime per il disastroso spettacolo offerto dalla nostra orchestrina.

Leggo purtroppo di separazioni , dimissioni e divisioni tra i tifosi stessi.

No, non disperate fratelli, guardatevi intorno, nella moltitudine di gente colorata di granata, bimbi, ragazzi, donne, uomini, nonni e nonne e vedrete che loro sono ben vivi tra noi. Stringono anche loro, forte, la mano del compagno di viaggio, dispensano consigli, ci rasserenano, ci fanno capire che la strada non è quella della separazione o del “tutti contro tutti”.

Loro, indomabili esempi di puro attaccamento alla nostra maglia, tracciano il cammino, evitano di farci prendere strade pericolose in questo momento di sconforto. Quindi continuiamo a camminare fratelli, con lo sguardo fiero di un popolo che marcia verso la gloria, mai domi, mai stanchi, e soprattutto MAI DIVISI.

Dobbiamo sforzarci di essere, ora come allora, esempio per chi ci si avvicina. La nostra gioia, che possiamo capire solo tra di noi, è quella di vedere nello sguardo dei nostri cuccioli di uomo, la felicità per essere vicini ai nostri colori. Sempre, comunque e dovunque.

Non ci sono circostanze e nemmeno categorie che ci possono impedire di restare uniti.

Resistere, camminare senza voltarsi mai indietro, per un amore senza pari.

Qualcuno a volte dice: “torneremo grandi”. Io vi dico che torneremo “più” grandi.

Perché grandi lo siamo da sempre e lo saremo fino alla fine del mondo.

Forza Toro al di là del tempo e dello spazio.