FATHER: “UN capitano, c’è solo un capitano”. Adesso che anche le zebre si permettono di gridarlo, il ricordo va forte e potente verso capitano Ferrini, il più grande capitano mai avuto dal Toro. Ferrini aveva carattere fa vendere, e i cileni se ne ricordano ancora. Nell’attacco Meroni, Ferrini, Combin, Moschino, Facchin, forse quello tecnicamente più alto che abbiamo avuto dopo Superga, Ferrini era sicuramente il cuore. Aveva i capelli biondi ma la sua faccia da duro non dava mai l’impressione che potessero chiamarlo “faccia d’angelo”. Di angelico non aveva niente, il suo gioco era basato sulla grinta e sulla forza. Strappava i palloni agli avversari, controllava con la coda dell’occhio qualunque cosa si muovesse al centrocampo, dava ordini secchi a tutti i suoi compagni. Con gli arbitri non si lamentava quasi mai, ma quando lo faceva non le mandava di certo a dire. Rispettava, ma era anche rispettato: quando un avversario si lamentava o faceva la sceneggiata lui lo guardava fisso. Quasi sempre l’altro la smetteva e si rialzava. Giorgio Ferrini era l’autorità, quella che è talmente forte da non dover essere ricordata. Proprio come diceva John Wayne in “Un dollaro d’onore”: bisogna essere talmente bravi da non doverlo dimostrare. Ferrini era il nostro John Wayne. Gli altri gli facevano un baffo. E se avesse avuto contro il biondino Balzaretti, siamo sicuri che questi se ne sarebbe ricordato per sempre.
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Capitani Coraggiosi
SON: Il capitano deve essere la figura guida e più rappresentativa della squadra, per questo noi ne abbiamo solo 4: Rosina, Corini, Stellone e Di Loreto. Al capitano è chiesto di protestare, di incavolarsi (usiamo questo eufemismo) quando c’è qualcosa che non va: sul campo, non solo contro le decisioni arbitrali ma anche per prendere per mano la squadra, nello spogliatoio per fare da intermediario di tutto il gruppo con l’allenatore, col presidente o chi per esso. Insomma è il “Rappresentante di classe” della squadra. È un ruolo che sicuramente inorgoglisce, e fa piacere a noi vedere come capitano il giocatore più rappresentativo a livello di immagine della squadra. E difatti Ale, il nostro 10, è stato, sicuramente fino all’anno scorso (ma con speranze anche per questa stagione), il Giocatore della squadra, nonostante la giovanissima età. Però, non mi dimenticherei di Oscar Brevi, il capitano della rinascita, di Antonino Asta, il capitano della squadra che arrivò in Intertoto, di Ferrante, il bomber che ancora adesso rimpiangiamo. Tutti uomini attaccati alla maglia, che tifano e hanno contribuito positivamente per la storia del Toro, che non si sono mai tirati indietro durante le difficoltà. A loro, sì non si puòdire nulla, loro sono stati davvero 'Capitani Coraggiosi'.
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