Buongiorno Toro... "Una volta, tanti e tanti anni fa, viveva in una fabbrica di plastiche un imprenditore, e tra le tante cose che faceva, si racconta che ridiede lustro ad una squadra. Una squadra con tutto ciò che serviva: giocatori, maglie, tutto. Beh, quasi tutto. Perché, vedi, l'imprenditore era un po' giubbentino, e se ne andò prima di finire la squadra da lui stesso rianimata. Da allora, la squadra fu abbandonata, senza un soldo, incompleta e tutta sola."Mi perdoni Tim Burton per l'irriverente (?) uso dell'incipit di “Edward mani di forbice” ma le similitudini fra il pallido Edward e il Toro sono troppe.Mi capita spesso di sovrapporre l'immagine dell'impolverato Edward che esce dalle tenebre della soffitta in cui è stato abbandonato a quella del Toro dell'estate del 2005.Peggy, la sua salvatrice, lo guida nel mondo, affronta le prove del quotidiano, sbaglia, risbaglia, sbaglia ancora, viene guardata con sospetto.D'altra parte che cosa può sapere della vita una Peggy qualsiasi, una rappresentante di cosmetici?Eppure con costanza, senza lasciarsi abbattere dagli inevitabili incidenti di percorso, RIDIMENSIONANDO... be', Peggy riesce nel miracolo. Pur tuttavia Edward si sente troppo inadeguato nel suo ruolo di umano-non umano e decide di tornare nella sua soffitta polverosa.Immaginiamo un altro finale: Edward comprende che può provare a stare al mondo. Sarà un'impresa, sarà tutto complicato ma poco per volta completerà la sua crescita e si concretizzerà nel progetto d'uomo di cui possiede tutte le potenzialità. E Peggy vivrà più serenamente e consapevolmente il suo ruolo di guida.Aaaah, la relatività del tempo e delle cose... alcuni impiegano nanosecondi per emettere giudizi senza proporre alcunché se non i giudizi medesimi, altri investono anni (ed altro) per costruire qualcosa sbagliando e tentando di rimediare... alcuni pensano di possedere la verità assoluta dentro di sé, altri sono rappresentanti di cosmetici come Peggy e finiscono per riuscire a realizzare qualcosa di molto più grande...
mondo granata