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Capricorn One

Capricorn One - immagine 1
di Steve Della Casa
Redazione Toro News

Capricorn One è la versione cinematografica di una leggenda metropolitana. La leggenda vuole che gli astronauti che nel 1969 andarono sulla Luna non si siano in realtà mai mossi dalla terra e che sia tutta una montatura. Il film è la storia di un gruppo di astronauti che deve andare su Marte e di un complotto che li vuole morti perché non rivelino che la missione non è in realtà mai avvenuta. Non è un film che si rivede molto spesso. Forse perché tra gli interpreti c’è anche O.J.Simpson, discusso sportivo attore protagonista di una vicenda giudiziaria che ha procurato più di un dubbio.Il “Capricorn One” del Toro che è tornato in zona play off è da tempo la figura di colui che dovrebbe rilevare il Toro al posto di Cairo. Su questo argomento c’è una campagna stampa così ripetuta da non poter essere considerata casuale. Ciclicamente appare qualcuno che dichiara “Mi compro il Toro” e contestualmente ci sono ampi spazi di visibilità sui giornali e nelle discussioni tra i tifosi. Con risultati che francamente lasciano interdetti. Gli acquirenti sono i classici uomini di paglia. Gente che, nonostante esibisca avvocati d’affari e addetti stampa capaci di montare la panna, non ha poi dimostrato nessuna capacità economica e manageriale. Chi gestiva a fatica pizzerie al taglio, chi fatica in C1. Tutti e due con un passato quanto meno da dimenticare. E noi mettiamo gli striscioni perché il nostro presidente non vada a Superga? Forse non è la cosa giusta. Superga e i campionissimi devono essere un elemento d’unione, non il momento da agitare per le polemiche interne. Quanto alla presidenza, mi sembra francamente meglio smettere con le ipotesi e anche con le contestazioni. I conti si fanno alla fine. Proprio come li sta facendo la gobba, che (evviva!) ha dato l’addio alla coppa dei campioni. I Savoia, di passaggio a Torino per la Sindone, hanno detto che non faranno mancare l’apporto alla loro squadra. L’augurio è che la riducano come i loro avi hanno ridotto l’Italia, quando scappavano a Brindisi con un cesto di uova fresche lasciandola semidistrutta dalla guerra e dalle bombe. Il loro stile è quello. Il nostro è la grinta di Giacomo Ferri: che differenza vedere lui e osservare lo sguardo vitreo (in perfetto stile Savoia) di Penna Bianca, il loro uomo spogliatoio. Possiamo ancora divertirci. Buona vita.