Li incrociamo per caso in un ristorante nella piazza centrale di Bad Leonfelden e rimaniamo stupiti quando ci dicono i paesi di provenienza. Sono Carmelo con la moglie Nica e la figlia Antonella da Mola di Bari, Pippo con i figli Cristina e Dominic da Cosenza. Località rispettivamente a 1500 km e 1600 km dalla località dell’Alta Austria dove il Torino ha svolto il ritiro precampionato. Una sfacchinata fatta tutta in automobile, una storia di amore per il Toro come quella di tutti i tifosi giunti in Austria al seguito della squadra. “Ogni estate ci diamo appuntamento per vedere il Torino in ritiro - racconta Pippo -. Un modo per viaggiare con le nostre famiglie al seguito della squadra. Per il Toro, questo e altro: veniamo allo stadio di Torino almeno un paio di volte l’anno e poi non manchiamo alle trasferte più vicine territorialmente”. Il discorso, così, scivola sull’affluenza allo stadio Olimpico Grande Torino. Uno dei temi più caldi della scorsa stagione, che ha colpito tutti quanti in negativo. “Non ce lo spieghiamo. Lo stadio mezzo vuoto lo scorso anno non ce lo spieghiamo. E dire che con Juric si è visto un Toro che piace a tutti, un Toro che ha reso la vita complicata a tutti. Ma a prescindere da questo secondo me un tifoso se ne ha la possibilità allo stadio ci deve andare - spiega Carmelo -. Sostegno a prescindere alla squadra. Poi a fine partita ci sta applaudire come ci sta fischiare. Ma a Torino c’è troppa negatività e ci sembra che ogni scusa sia buona per fare polemica. La piazza deve fare di più. Non pensiate che dalle nostre parti siano pochi, i tifosi del Toro. Ma di certo la prevalenza è di tifosi di Juve, Milan e Inter. Questo ci rende ancora più orgogliosi della nostra fede”. E ancora. “Certo, la società è criticabile per molti motivi”. Ad esempio? “Il patron Cairo è un editore, ha decine di professionisti esperti in marketing. Perché non li utilizza per capire perché allo stadio va sempre meno gente? Io ricordo spalti più pieno di quanto visto lo scorso anno in diversi momenti ben più complicati di questo”. Ma tra i possibili capi di accusa, secondo questi cuori granata, non c’è la cessione di Bremer alla Juventus. “Al netto del fatto che vedere quel giocatore con quella maglia non è piacevole, si trattava di un’offerta irrinunciabile. Come fai a dire di no? Il Torino, se vuole crescere, deve valorizzare e rivendere, come ha fatto l’Atalanta. I problemi iniziano non con queste cessioni, ma quando spendi 25 milioni per giocatori che non rendono, come Verdi o Zaza. Ci ha dato dispiacere vedere quest’ultimo messo sempre ai margini della squadra qui in ritiro. Uno come lui, che è stato in Nazionale, dovrebbe avere uno scatto di dignità e rimettersi in discussione anche in una squadra di più basso livello”. Carmelo e Pippo, con le loro famiglie, ci concedono una foto e si danno appuntamento al prossimo anno: “Presidenti, allenatori e giocatori passano, la maglia resta”. Difficile non essere d’accordo. Ed è per tifosi come questi che la società granata deve lavorare per alzare l’asticella degli obiettivi.
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