Catene è uno dei melodrammi italiani più noti del dopoguerra e ha lanciato, con la regia di Raffaello Matarazzo, la coppia di attori Amedeo Nazzari – Yvonne Sanson che ha fatto tanto piangere i nostri padri e i vostri nonni. Racconta la storia di un onesto meccanico la cui moglie era stata prima della guerra fidanzata con un tipo rivelatosi un poco di buono. Hanno due figli e una vita felice ma a un certo punto il perfido ex fidanzato riappare e inizia a circuire la donna ricattandola. Lei non dice niente al marito ma la situazione precipita: lui scopre tutto, teme un tradimento che non c’è stato, uccide il cattivo e scappa in America dove qualche anno dopo viene arrestato. La moglie, che nel frattempo è stata allontanata di casa dalla famiglia di lui, per salvarlo si autoaccusa. Lui viene assolto, lei sarà perdonata e tornerà dai suoi figli. Nel Cinquanta è stato campione di incassi e ha dato origine a una serie di film con gli stessi attori e lo stesso tema.Le catene del nostro povero cuore granata sono due. I goal presi all’inizio dell’incontro (che sul cuore stesso hanno l’effetto di affaticare le coronarie) e il fatto che non si ha mai l’impressione che tutto vada per il meglio e che la squadra non sia compatta. Perche Garofalo non ha giocato? Per me resta un mistero anche se Zavagno è stato uno dei migliori in campo. E perche la squadra fatica così tanto, con l’organico che si ritrova? Lo spettro che appare è quello di una stagione grigia, ancora una volta senza soddisfazioni. Allora forse sarebbe più serio convocare tutti e dire: sarà un campionato di transizione. E quindi, invece di comprare a gennaio, preferiamo rilanciare il settore giovanile e per la prima squadra cercare equilibri e continuità che potremo meglio usare nei prossimi anni. Naturalmente spero di essermi sbagliato e che la rimonta (ottenuta, è vero, con il coltello tra i denti e giocando da Toro, almeno nel secondo tempo) segni l’inizio di un’inversione di tendenza e di una rimonta esaltante. Ma le Catene che ci affliggono sono molto pesanti. E poi non mi piace per niente uno stadio in cui si arriva tutti tesi, ci si guarda in cagnesco, c’è poco entusiasmo. Preferisco allora lavorare per un futuro anche prossimo, ma con una serenità rinnovata. Poi so già che dopo due vittorie consecutive cambierò idea… Se no non sarei granata. Il Toro sopra tutto.
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