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Oh no! Di nuovo! Di nuovo!!! >Il Dottor K. chiuse gli occhi ancora intorpiditi, e se li stropicciò con le mani, convinto che riaprendoli avrebbe visto il solito campo, con il grano intonso. Niente. Era ancora lì. Non si era mossa. Sapeva bene che non era fantasia. Cosa avrebbe fatto questa volta? Avrebbe finalmente avvisato la stampa? Le forze dell'ordine? L'esercito? I Marines? La Vita in diretta?E per cosa poi? Lo avrebbero preso per matto. Del resto che differenza avrebbe fatto? Erano anni la gente credeva che lui fosse un folle. Con la differenza che lì tra le colline del Monferrato, erano in meno a farlo rispetto ai primi tempi, quando aveva installato il suo primo radiotelescopio sul terrazzo di casa a Torino.
Per fortuna il campo di grano era nascosto alla vista della strada principale. Magra consolazione, pensò il Dottor K. Guardò ancora impassibile il campo di fronte a sé, poco sotto la collina, uno dei pochi che fino a quella notte non era stato ancora colpito dai giovani teppistelli. Oddio, non che il contenuto di quelle scritte gli facesse dispiacere, tutt'altro. Ma vedere ridotto in quel modo il lavoro suo, di sua moglie e dei suoi figli. Di sua moglie e dei suoi figli soprattutto. Lui era troppo impegnato a fare calcoli e ad armeggiare attorno al suo radiotelescopio, alla disperata quanto vana ricerca di vita nello spazio. Da anni inviava segnali nello spazio, messaggi di pace e fratellanza, che forse avrebbero impiegato millenni per arrivare a destinazione, sempre che una destinazione ci fosse.Tuttavia le notizie delle sue ricerche dovevano essersi diffuse anche nelle dolci e tranquille colline del Monferrato, dove da pochi anni aveva deciso di trasferirsi, e dovevano essere arrivate alle orecchie di qualche buontempone.Non era la prima volta che capitava.La solfa ormai andava avanti da più di un mese.L’estate 2006 gli stava regalando soltanto amarezze.
Tutto aveva avuto inizio una mattina, non molto tempo indietro.Quel giorno, aprendo le persiane della finestra della camera da letto, il Dottor K. aveva notato qualcosa di strano nel campo di grano alla sua sinistra.Aveva creduto fosse un’allucinazione.Troppo lavoro, troppe volte a letto tardi la sera. Troppi calcoli.Troppo tutto.Senza dire nulla che potesse scatenare le ire della moglie, si era immediatamente recato a controllare di cosa si trattasse.Aveva scoperto, con gran sorpresa, che in alcuni tratti del campo le spighe erano state piegate tutte nella stessa direzione, come se qualcuno avesse tracciato un enorme disegno o forse una scritta.Fosse stato vero!Da qualche tempo si teneva informato sull’affascinante storia dei “Crop circles” e delle loro molto più che misteriose apparizioni nei campi di grano anglosassoni.Disegni, figure geometriche di una perfezione tale che potevano essere solo viste nella loro interezza da una certa altezza e che forse provenivano da una civiltà extraterrestre.Così, alle soglie di quella che poteva essere una fantastica scoperta scientifica, aveva impiegato circa 30 minuti per portarsi sulla cima della collina prospiciente ed osservare così il disegno, o quello che era, nella sua interezza.Era dunque quello il momento che bramava da anni?Era il primo contatto con un’intelligenza aliena?Ad ogni passo verso la cima della collina, dove non ci sarebbero stati più alberi ad ostacolare la visuale, si era chiesto quale meraviglioso disegno gli alieni avessero lasciato nel suo campo.Ma, giunto al punto più panoramico, era rimasto con la bocca aperta, l’espressione smarrita ed un sentimento di sorpresa muta.Non era un disegno.Era una scritta.Sul campo, sul suo campo di grano, campeggiava a caratteri giganteschi la scritta “GRAZIE MAGATH”.
Non aveva saputo bene come reagire a quello scherzo.Certo, il Toro era un amore così grande che veniva anche prima di quello per l’astronomia.E il Dottor K. si ricordava eccome di Magath, Felix Magath!Come avrebbe potuto dimenticarsene?Grazie a lui aveva vissuto una delle serate più belle ed indimenticabili della propria vita, quando il giocatore dell’Amburgo si era reso protagonista di un tiro beffardo e moscio, che aveva fatto perdere la Coppa dei campioni alla gobba.Chi poteva essere l’autore di quello scherzo?Perché scherzo era, ovvio.Non che gli dispiacesse vedere scritto “GRAZIE MAGATH” sui campi delle sue colline, ma spiegare il tutto alla moglie carabiniere sarebbe stato molto difficile.Potevano essere stati i ragazzi del Toro club Acqui Terme?Chi poteva dirlo?Aveva deciso di soprassedere e di non pensarci più.
Una decina di giorni più tardi, quando la moglie non aveva ancora finito di insultarlo, ritenendolo responsabile anonimo di quella scritta, si era svegliato e come al solito aveva spalancato le persiane della camera da letto.Aveva notato immediatamente, questa volta alla sua destra, qualcosa di sconosciuto.Non è vero. Sto sognando! Non può essere vero!Causa la diversa inclinazione del pendio, era riuscito già ad intuire la “G” e la “R” della nuova scritta.Dopo aver prelevato il binocolo, era sceso per le scale quatto quatto ed aveva puntato in direzione sommità collina panoramica.Non aveva potuto fare a meno di cadere sulle ginocchia.Questa volta c’era scritto “GRAZIE RIEDLE”.Riedle, proprio lui.Lui che aveva ingobbito la juve con due griglie, in una splendida serata del 1997, quando la bandiera bianconera con la coppa era già stata stampata.Un istante dopo aver letto la scritta, aveva spostato il binocolo in direzione della sua cascina.La moglie nel cortile imprecava.Doveva essersi accorta del nuovo addobbo nel grano.Così il Dottor K. aveva preso la strada più lunga per tornare a casa.
E se fossero stati i ragazzi del Toro Club Canelli?Ma soprattutto, come avevano fatto a tracciare una scritta tanto enorme e perfetta che poteva essere letta soltanto a grande distanza?I suoi campi, anzi, i campi di sua moglie, erano già stati messi a dura prova. Cosa avrebbe riservato il futuro?
Cinque giorni dopo non aveva avuto bisogno di salire nuovamente sul punto panoramico per capire quale fosse il nuovo messaggio. Stessa musica.Ci risiamo!!! Chi è Mijatovic? – aveva urlato sua moglie brandendo un matterello, dopo aver spalancato le imposte di mattina presto.…Uno sciatore serbo… - aveva risposto per puro istinto di autodifesa il Dottor K., svegliatosi di soprassaltoPalleeee! Palle rosse e gialleee! Deve essere un calciatore anche questoooo! Vieni a vedere! Io non ne posso più!!! Questa storia deve finire!!! Sei tu!!!!!! Io lo so!!!!!Un’altra enorme scritta campeggiava nel campo sotto di loro.
A quel punto mancava solo più Johnny Rep, che aveva ingrigliato la gobba con la maglia dell’Ajax nel 1973.Così il Dottor K. aveva deciso di correre inevitabilmente ai ripari.Aveva trascorso notti insonni nascosto nella stalla, nell’attesa dei buontemponi che lo perseguitavano con le scritte nel grano, ma aveva presto dovuto desistere causa stanchezza.Sperando in cuor suo che gli scherzi avessero finalmente termine.
Quella mattina, quando spalancò la finestra e vide quello che vide, fu quasi sollevato. Il campo più distante era l’unico ancora rimasto intatto e in fondo era stata solo questione di tempo.Papà… papà… urlò il figlio più giovane, entrando in camera con un giornale sottobraccio.Il Dottor K. non si mosse: - Lo so già…- Come lo sai già? Qui c’è scritto che stanno per mandare la gobba in serie B…- Lo so già…- …come fai a saperlo???Il padre si sostò dalla finestra e permise al figlio di vedere. In lontananza, sul loro ultimo campo si leggeva distintamente la scritta SERIE B! SERIE B!
Il Dottor K. non aveva mai seriamente pensato alle armi come forma di difesa, ma da quel momento decise di proteggersi da eventuali successivi scherzi con un bel fucilone caricato a sale.Si augurò di non doverlo usare.Quelle scritte in fondo erano piene di verità.
Il suo radiotelescopio era situato accanto alla cascina, di fianco alla stalla che lui utilizzava come laboratorio. Aveva inviato nell’universo migliaia di messaggi, ma tutto ciò che aveva ottenuto erano stati soltanto gli scherzi dell’ultimo periodo.Era quasi arrivato al punto di pensare di abbandonare tutte le sue ricerche, quando una notte vide una luce sospetta filtrare tra le persiane della propria camera da letto.Era una notte di luna piena, ma un tale bagliore non poteva avere nulla a che fare con i suoi raggi.Senza allarmare o svegliare la moglie, uscì dalla stanza, non prima di avere imbracciato il fucile caricato a sale.Chiunque si trovasse fuori della cascina, avrebbe incontrato difficoltà nel sedersi per molto tempo.
Scese nel cortile e fece con cautela il giro attorno ai muri. Si diresse verso il retro, da dove proveniva il chiarore anomalo.Una volta girato l'angolo però, gli ci volle qualche secondo per focalizzare e per mettere a fuoco.
- S… s… s… siete del Torino Club Acqui Terme? – domandò puntando tremante il fucile.Nel prato vide un grande chiarore, di forma ellittica e al centro di esso quello che aveva tutta l’aria di essere un disco volante.Di fronte alla luce si stagliavano due ombre scure, basse e magre, con la fisionomia che gli parve umana.Il Dottor K. udì le parole nelle proprie orecchie, ma avrebbe giurato che le due ombre non stessero parlando.
- Veniamo in pace…
Sentì il timbro di una voce profonda rimbombare in testa.Tremava come un bambino ed il suo fucile puntava ora in basso, ora sulla luna.
- Non è necessario tremare. Non devi avere paura. Noi siamo venuti da te in pace, nella pace come tu la intendi su questa terra…
Il Dottor K. Non avrebbe saputo dire quale delle due figure avesse parlato.La voce di quella creatura era ipnotica e rilassante, quasi una cantilena, un concetto che esplodeva dolcemente nella mente, più che un insieme di parole.
- Abbiamo captato e poi interpretato i deboli segnali che hai inviato nello spazio, Fratello.
- Ma… quindi… voi siete v-v-v-veramente m-marz…ehm a-a-alieni!Il concetto di risposta esplose inesorabile ed inarrestabile nel suo cervello, illuminandogli il pensiero. Chissà se quelle creature erano in grado di leggere nei suoi pensieri agitati e confusi?
- Puoi chiamarci Marziani. Puoi chiamarci “Alieni”. Puoi chiamarci “Forma di vita”. Noi preferiamo dire di essere quello che nella tua lingua sono i “Fratelli” e gli “Amici”.
Il Dottor K cercò di distinguere meglio le figure sfuggenti immerse nel chiarore sprigionato dal disco volante. Gli parve di intravedere sembianze umane che variavano in continuazione. Il colore della pelle era di un rosso intenso, che stava mutando fino a trasformarsi in una tonalità di rosso particolarmente scura, quasi fosse…
- Noi siamo come tu ci vuoi vedere – spiegò il concetto nella sua mente.Tutto quello che vedi, noi o il disco volante, è soltanto la visualizzazione dei tuoi pensieri, quello che tu ti aspetti di vedere.
Il Dottor K. Non riuscì a capire se tutto quello che stava capitando fosse un sogno, frutto del suo stress o una cosa incredibilmente reale e concreta.
- Siamo venuti da un mondo che può essere molto lontano per te, Fratello, ma molto vicino per noi. Non impressionarti ora. C’è qualcuno che vuole vederti e parlarti. Voi lo chiamereste “Re”, ma per noi è solo un “Fratello maggiore”…
- Q-q-qual'è il s-suo nome?
- Noi non abbiamo nomi, Fratello. Non ne abbiamo bisogno. Siamo tutti parte della stessa coscienza. Ma ora è tempo di parlare con il nostro Fratello maggiore. Indossa qualcosa che ti accenderà la gioia nel cuore…
La luce in corrispondenza dell’astronave si fece lentamente più intensa e il Dottor K fu costretto a distogliere lo sguardo per qualche secondo.Si sentì prigioniero di uno strano senso di inquietudine.Poi improvvisamente dall’interno del bagliore prese forma una figura.Era meno tremolante delle altre due, più definita.Quando però l’essere prese forma in modo completo e la sua interezza fu visibile, il Dottor K. trasalì.
L’alieno indossava una maglietta a strisce verticali bianche e nere.Il Dottor K. Imbracciò nuovamente il fucile, ma l’extraterrestre stava nel frattempo indicando il numero dieci sulla schiena ed il nome stampato poco sopra.Aveva indosso la maglietta di Del Piero.- Alieni maledetti! Siete dei gobbi…!!! Adesso vi faccio vedere io! Via!!! – urlò rabbioso comprendendo di essere stato turlupinato e ingannato.- Mirò e fece fuoco senza alcuna esitazione verso l’alieno gobbo, col fucile caricato a sale, infischiandosene del possibile risveglio della moglie dovuto all’esplosione.I granelli di sale stranamente non colpirono l’essere, ma, quasi deviati, andarono a falciare i preziosi tulipani piantati dalla moglie in una vicina aiuola.- Povero me! – pensò – Sono fritto! I tulipani di mia moglie… Meno male che questo deve essere solo un sogno… Non ebbe tempo di terminare il pensiero che l’astronave fu avvolta da un nuovo e più intenso bagliore, mentre una fragorosa risata a più voci, si diffuse nella sua mente.La figura aliena tornò a comparire e definirsi.Il Dottor K. Strabuzzò gli occhi.Il Re ora stava indossando una maglia granata e si girò per indicare il numero undici sulla schiena.Senza nome. La maglia di Pulici non ne aveva mai avuto bisogno.
- Sii sereno, Fratello. La tua figura mentale degli alieni è molto lontana da quello che noi siamo veramente. La tua mente ci immagina seri e minacciosi. Noi invece adoriamo fare scherzi e sghignazzare. Volevamo vedere che effetto ti avrebbe fatto vedere un alieno con la maglia di Del Piero… era solo uno scherzo!
Il Dottor K. Lasciò cadere il fucile per terra boccheggiando.- D-D-Dunque non siete gobbi?La risposta gli si insinuò nuovamente come concetto.
- Apri il tuo cuore e usa la mente e l’intuito, Fratello. La nostra civiltà viaggia nel tempo, raggiunge e scopre nuovi confini nell’universo.Portiamo messaggi di concetti che tu chiami amore e fratellanza…Ti sembra possibile che noi possiamo tifare per la squadra di quella ciampornia…?
Il Dottor K. non aveva mai provato una tale pienezza di sensi, provocata dal contatto mentale con quell’intelligenza superiore.Senza che il suo corpo si muovesse, fu proiettato nell’universo.Gli sembrò di volare nello spazio, di fronte ai suoi occhi scorrevano immagini di galassie, nebulose, pianeti colorati, con oceani e terre accoglienti.La voce mentale lo accompagnò per tutto il viaggio.
- Nell’universo siamo quasi tutti del Torino. Poi ci sono anche civiltà che tifano per la Fiorentina e per il Genoa. Sono mondi felici, tutto l’universo è un posto felice.
Le immagini si spostarono e gli sembrò di volare con un solo balzo in un altro luogo dell’universo. Doveva trovarsi in un sistema planetario particolare, tutto era molto scuro e grigio, i colori spenti, quasi fosse una brutta copia di quanto aveva visto prima.Sorvolò questo paesaggio quasi lunare e in un attimo il concetto gli fu chiaro.
- C’è qualche gobbo nell’universo. Sono pochissimi. Li abbiamo radunati qui, in questo sistema planetario. Una sorta di colonia penale.Lo vedi? Ha due soli e ventisette pianeti, ma questi due soli sono freddi, quasi finti, e non danno calore. Un po’ di tempo fa è capitata una cosa strana. C’erano ventinove pianeti e i gobbi abitanti credevano sarebbe arrivato un terzo sole, una terza stella, di cui sarebbero andati molto fieri, anche se sarebbe stata più fredda delle precedenti. Invece improvvisamente due pianeti sono scomparsi e il terzo sole non è arrivato. Incredibile, vero?Guarda i pianeti… Questo è il Turone I, sembra l’ultimo dei pianeti ma in realtà è perfettamente in linea con gli altri… Questo è il Barbaresco III, un pianeta pieno di fango…, sono posti inospitali…
Tutto finì com’era iniziato.Si trovava nuovamente di fronte al bagliore e ai tre alieni.Temeva di svegliarsi da quello che poteva essere un sogno, nel quale aveva visto cose meravigliose.- Siete stati voi a scrivere nel grano…La mente gli fu illuminata dal Re:
- Abbiamo captato e interpretato i tuoi messaggi che vagavano deboli e confusi nell’universo. Erano semplici ma così pieni di verità. Abbiamo scritto concetti simili a quelli che tu hai inviato. Abbiamo capito di avere a che fare con una intelligenza superiore.
Il Dottor K. arrossì. Tutti credevano che inviasse messaggi di pace, mentre in realtà aveva sempre inviato nel cosmo slogan anti-juve e pro-Toro.- S… S.. Sì ma….Perché oggi?La luce si fece ancora più intensa, ma non lo abbagliò e arrivò quasi a sfiorarlo.Già immaginava la risposta.
- Oggi è un giorno importante per te e per parte di quelli che su questo pianeta sono Giusti.Oggi avete spedito i gobbi in serie B ed è un gran giorno. E’ un passo fondamentale verso l’evoluzione della tua specie. Noi lo sapevamo… e aspettavamo…Sii felice. Questo è il nostro primo contatto. Dovete continuare su questa strada, così ci incontreremo ancora. Ora le cose che sono dette, sono state dette.E’ il momento di salutarci. Siamo venuti in pace e andiamo in pace, Fratello.
Un momento… aspettate? – Aveva mille domande da fare agli alieni, ma riuscì solo a chiedere – Un momento… - Come è possibile che nell’universo ci sia così tanta gente del Torino? Non Capisco…
- Mi stupisci! Guarda le stelle col cuore, non col telescopio. Troverai la risposta che già conosci…
Vide gli alieni tremolare fino a quando non scomparvero nel vortice bianco generato dal disco volante e poi…
E poi si svegliò, di soprassalto.Era nel suo letto, nella sua camera.Le finestre erano spalancate, la moglie doveva essersi già alzata, la sentì trafficare con degli arnesi nel retro della cascina.Era stato tutto un sogno, un bellissimo, drammatico sogno.Ma pur sempre un sogno.Niente di vero… gli alieni, i gobbi banditi dallo spazio, l’universo granata.Si abbandonò sul cuscino con le mani dietro la testa.Peccato! – pensò – in fondo per un attimo aveva quasi creduto alla sua mente, tale era stata la realtà di quella visione e…Un urlo micidiale trapanò l’aere e lo fece rimbalzare sul letto:- I TULIPANI! I MIEI TULIPANI! DISGRAZIATO! ASSASSINO!Corse alla finestra e vide i tulipani divelti, mentre la moglie armeggiava col fucile a sale, rimasto nel posto dove lui l’aveva lasciato.Quella notte.Dunque non era stato un sogno.Era tutto vero, era stato tutto vero!Sentì la moglie salire le scale quattro a quattro per infliggergli la punizione a base di sale grosso.Non gli rimase scelta.Si calò dalla finestra interna e scappò così, in pigiama, verso quella fantastica giornata di sole.
Trascorse la giornata sulla collina panoramica.Un po’ di lontananza da casa non gli avrebbe fatto male, lì era al sicuro.Quando arrivò l’ora del tramonto, si sedette e ammirò uno spettacolo che quel giorno gli sembrò più bello che mai.Poi tutto fu scuro e venne inghiottito dal buio della notte, finché non rimase solo in compagnia delle stelle.Da lì sembrava tutto lontano, anche le luci della propria cascina, poco più in basso.Era una notte d’estate e l’estate alle volte regala emozioni incredibili, come quella che aveva vissuto durante quella incredibile giornata.Si stese e guardò le stelle nel cielo, che aveva visto così tante volte dietro ai suoi strumenti, mentre i grilli intonavano una colonna sonora irripetibile.Come erano belle quelle stelle così vicine e così lontane…!Ripensò alla propria domanda, rimasta senza risposta…- Come è possibile che nell’universo ci sia così tanta gente del Torino?- Mi stupisci! Guarda le stelle col cuore, non col telescopio. Troverai la risposta che già conosci…Gli sembrò di contare le stelle ad una ad una. Provò a contarle, cominciò dall’uno e si fermò all’undici.Ricominciò e si fermò quasi incantato di nuovo al numero undici.E tutto fu improvvisamente chiaro, unico e semplice.Non aveva sempre pensato che fossero tutti lassù, che stessero giocando a pallone tra le stelle?E non solo loro.- Chissà come si devono divertire… - pensò il Dottor K. sorridendo.- Chissà quanto! –I suoi pensieri si confusero e si persero in quell’immensità.Un universo senza gobbi…Sorrise e si sentì felice.
Non me ne vogliano il Torino Club Acqui Terme e il Toro Club Canelli, se sono stati coinvolti da me in questa piccola storiella… Abbiate pazienza!La citazione del “Dottor K” è tratta da un vecchio film di fantascienza “L’esperimento del Dottor K” (Titolo originale “The fly” – La Mosca), del 1958, poi rifatto nel 1986. Mauro Saglietti
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