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Che cappotto al Pescara!

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di Guido De Luca
Redazione Toro News

Sportivamente parlando non sono mai stati idilliaci i rapporti tra Torino e Pescara, ma si acuirono notevolmente nel campionato di serie B del 1989 quando la banda granata allenata da Eugenio Fascetti si impose sugli adriatici con un perentorio 7-0. Un risultato d’altri tempi, un risultato da Grande Torino, sebbene messo a segno nella serie cadetta. Effettivamente il Toro in quel campionato di B faceva la parte del Grande squadrone che collezionava scudetti in serie negli anni ’40 tanto era il divario tecnico rispetto alle altre squadre. Furono diverse le compagini che rimediarono valanghe di reti al vecchio Comunale, ma il Pescara subì una vera e propria umiliazione. Solo il primo tempo si concluse con 4 reti al passivo per i biancoazzurri. A fine gara il tabellino marcatori riportava le doppiette di Pacione e Luis Muller completate dalle reti di Ezio Rossi, Skoro e Policano. La goleada di quel 17 settembre abituò molto bene i tifosi granata, sin troppo, a tal punto che ad ogni partita in casa si aspettavano non solo la vittoria, ma che questa giungesse con almeno tre reti di scarto. Accadde con l’Ancona, il Monza, il Barletta, la Reggiana, il Como, tutte vittime sacrificali di una squadra che a detta degli opinionisti avrebbe raggiunto un piazzamento Uefa, qualora avesse giocato nel massimo campionato italiano. Lo stesso cammino trionfale non si verificò in trasferta, dove l’undici granata badava più a non prenderle che a cercare ostinatamente la vittoria. Di questo atteggiamento veniva accusato l’allenatore Eguenio Fascetti che andava su tutte le furie e a nulla servivano le sue spiegazioni su quanto potesse essere insidioso il campionato di serie B. A fine torneo il mister di Viareggio ebbe comunque ragione; il Torino raggiunse la promozione con diverse giornate d’anticipo con 19 vittorie, 15 pareggi e sole 4 sconfitte. Ciò non fu sufficiente per una sua conferma e l’anno dopo giunse per la serie A Emiliano Mondonico. Eugenio Fascetti riuscì ad adempiere perfettamente al suo compito: ereditata una squadra sfiduciata da una cocente retrocessione e con forti problemi di spogliatoio, riuscì a plasmarla a sua immagine e somiglianza, tirandole fuori grinta, determinazione e pragmatismo. Tutte doti vincenti che costutirono la base per un esaltante cammino del Torino negli anni successivi grazie allo straordinario operato del successore Mondonico e dei campioni che si susseguirono vestendo la maglia granata in campo.