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mondo granata
Giovedì 4 marzo 2010. Caro Diario, eravamo due amiche al bar sotto i portici e facevamo sempre gli stessi discorsi. Eravamo destinate ad incontrarci, sarà stata quella luce un po' malinconica negli occhi, quella luce che è fuoco, quella luce che a volte si tinge di lacrime... non lo so.Mi ricordo com'è andata: davanti al bancone di un bar il barista ci dice "Voi due avete qualcosa in comune...", ci voltiamo e ci riconosciamo e da allora ci cerchiamo.Ci cerchiamo senza troppe ansie: tanto sappiamo già che ci troveremo.Oggi pioveva ma stavamo lo stesso fuori a parlare di noi, a parlare del Toro, a parlare di quel poco (?) di normale che è rimasto intorno e dentro al Toro.Non so lei: io mi sentivo al sicuro, mi sentivo NORMALE, mi sentivo normalmente innamorata di una cosa grande, la nostra cosa gran(ata)nde.Abbiamo concluso la chiacchierata con il solito "Non vedo l'ora che sia sabato...", "Anche io!" e ci siamo salutate con calore.Luisa è così: arriva, condividiamo, se ne va. E lascia traccia luminosa di sé: c'è bisogno di luce nella notte.E la notte è giunta inaspettatamente all'ora di cena.Suona il campanello, apro la porta: ciao, entra, che piacere rivederti!La notte arriva portata da Giovanna... ma sì, mi faceva piacere invitarla a mangiare qualcosa, non troviamo mai il tempo per fare due chiacchiere.Arriva, si siede, iniziamo a mangiare, noto il suo tono asciutto, avrà avuto una giornata difficile (penso).Non sono abituata a non fare domande dirette, non sono capace a girare intorno alle cose: "Che cosa c'è che non va?", le chiedo.Si apre la diga: c'è che TUTTO non va. Non va il Toro, soprattutto non vado io. Credeva che io fossi più intelligente, credeva che io sapessi scegliere autonomamente da che parte stare... da che parte stare? Non capisco. La lascio parlare.Dice che anche io, a modo mio, sto distruggendo il Toro. La lascio parlare.Intanto cerco di: 1) ricordarmi dove ho messo il numero di telefono del mio amico psichiatra, 2) capire se è una Candid Camera, 3) maledirmi per averla invitata a cena, 4) capire dove vuole arrivare. E quindi... la lascio parlare.Mi riversa addosso anni di amarezze (che sono le mie stesse amarezze), di incertezze (che sono le mie stesse incertezze), di consapevolezze (che sono le mie stesse consapevolezze).Cerco di offrirle la mia visione del Toro - e ne avrei anche le cosidette piene di ripetere sempre le stesse cose - e cerco di ricordarle che anche lei condivideva la stessa visione.Più o meno ci riesco ma ribadisce che la mia voglia di andare avanti sta distruggendo il Toro.Perbacco: non sapevo di avere tutto questo potere... finisce di parlare: tocca a me.Inserisco il programma "Dialettica pro bono pacis" e le parlo a cuore aperto (stupido stupido stupido bipede che non sono altro...).Troviamo un modo per pacificare gli animi e finisce a tarallucci e vino.I tarallucci sono un po' indigesti: continua a non spiegarmi perché come quando dove io stia distruggendo il Toro.Il vino... oh be', aiuta a mandare giù l'ennesimo boccone spigoloso di un attacco momentaneo di follia (a furia di attacchi momentanei sta prendendo forma una linea temporale indipendente dalla vita extra Toro... evviva evviva: gli universi paralleli esistono...).Giovanna ha portato la notte ed io vado verso il sonno - se riuscirò a dormire - con tante domande.Una su tutte: ma non era "solo" una squadra di calcio? Sì, ok, non è "solo" una squadra di calcio ma è nata come tale... o no? Boh... ne parlerò con Luisa e sicuramente troverò le risposte (che sono già dentro me).Venerdì 5 marzo 2010Caro Diario,domani si va allo stadio e non lo dice solo il calendario.Lo dice la Stefi che domani ci sarà, lo dice Marco che inizia con i rituali sms di tifo indiavolato, lo dice Pino su messenger con il suo semplice "Sei pronta per domani?"... e certo che sono pronta.Sono sempre pronta.Sono sempre pronta anche se le parole di Giovanna continuano a girarmi in testa: che ronzio fastidioso... forse dovrei smettere di essere disponibile ad ascoltare sempre tutti tutti tutti.Ecco un piccolo attimo di nostalgia: che bello quando si andava allo stadio solo per andare allo stadio e non per giocare alla guerra de noantri... e vabbe'.Sabato 6 marzo 2010, Torino - Frosinone 3-1Caro Diario,da quanto tempo non vedevo una tripletta? Dalla prima guerra punica: il Toro ancora non esisteva ma le triplette sì.Sìììììììììììììììììììììììììììììììììììì!!!Ma sono giorni strani questi, sono giorni strani... parlo meno del solito (con gran sollievo di chi mi sta intorno) e scrivo tanto.Adesso che ci penso... vorrei scrivere una lettera ad un mio Amico... è da un po' che voglio dirgli alcune cose... domani magari: ora sono stanca (è da centotre - quasi centoquattro - anni che sono stanca PURE io, ma crepa se riesco a spiegarlo...).Certo che quella mezza rovesciata...Domenica 7 marzo 2010Caro Diario,di dormire non se ne parla proprio e allora che cosa faccio? Sto sveglia, con gli occhi che sembrano sempre sul punto di prendere fuoco, con la penna che si muove rapida sui fogli (è una maledizione ed è gratis...).Che cosa ti dicevo ieri? Che volevo scrivere una lettera ad un mio Amico. Tacuma.Caro Amico che avevi deciso di non venire più allo stadio e che poi avevi cambiato idea dichiarando chiaro e tondo che io sarei stata responsabile del tuo umore dopo la partita... era Toro-Reggina, Bianchi aveva fatto QUEL gol, ricordi? Ovviamente, ricordi... siamo sempre persi nei ricordi tu ed io, Amico mio...Ero felice quella sera, ero felice per me, per te, per tutti, sai? Però percepivo la solita nota dissonante, quella che ogni tanto ti racconto, quella che non so spiegare, quella che alcuni chiamano sesto senso, quella che altri definiscono 'mac dal bali'... non ci avevo fatto caso più di tanto.Ma quella nota, in questi mesi, è diventata una specie di giga infernale e disordinata, una musica dissennata. Ed ho finalmente capito che quella nota stridente e fastidiosa ero io, nient'altro che io.O meglio: il mio pensiero di starti facendo un torto. Ho capito, ho capito tutto, l'ho capito improvvisamente. E dire che avevi cercato di aprirmi gli occhi in ogni modo... quante volte ne abbiamo parlato.C'è stato un giorno in cui non se n'è discusso? No: ci diciamo sempre tutto, noi due. Ma non volevo capire, proprio non volevo capire... io lo so: tu vedi già oltre in tante cose, è per quello che fai fatica in mezzo alla massa che si dirige verso il rumore senza pensare.A volte capita anche a me di vedere oltre... forse siamo diventati amici anche perché consci del nostro ruolo di Cassandre, vero?Comunque volevo solo dirti, caro Amico che avevi deciso di non venire più allo stadio e che poi avevi cambiato idea, che quella volta ho perso un'occasione per stare zitta.Avevi stramaledettamente ragione, avevi visto lungo ancora una volta: te ne rendo merito.Avevi sentito odore di bruciato (bella metafora, eh?) ancora prima che venisse appiccato il fuoco. Ed ora che siamo nel pieno dell'incendio, ora che siamo TUTTI affannati chi a gettare acqua, chi a inondare di benzina, chi a negare che ci sia un incendio, chi a fregarsi le mani pensando a come riutilizzare il terreno bruciato, chi a puntare il solito indice, chi a meravigliarsi che tutto ciò stia davvero accadendo... ora... niente: continuiamo a fare le Cassandre.Anche se ci fa male più del dovuto.Anche se ci espone a dileggio (e quant'altro).Anche se ci fa perdere altri 'amici' per strada.Anche se ci fa perdere la voglia di andare allo stadio.Perché ieri l'ho persa anche io, sai?Sì, sì... abbiamo vinto, il Capitano ha fatto tre gol, ho perso la voce, gli amici erano lì.Ma è come se ogni volta mancasse qualcosa, come se fossimo vittime di un'erosione che non riusciamo a contrastare.E detto in tutta sincerità: abbiamo ancora voglia di contrastarla? O piuttosto abbiamo voglia di una vita più tranquilla? Più normale? Più focalizzata su valori diversi? Quali sono i nostri valori? Dove sono finiti i nostri valori? Ne abbiamo mai avuti? Oppure l'unico valore era quello di credere in qualcosa? E ancora: è giunto forse il momento di dire a voce alta che non c'era niente, che ci eravamo sbagliati, che è tutto finito nel momento in cui abbiamo pensato che ci fosse del valore ed invece... ed invece. Punto.Abbiamo due diversi modi di estrinsecare la nostra sofferenza ma la sofferenza è la stessa.Perdonami per essermi intromessa in una tua scelta di vita: ora mi è tutto così straordinariamente chiaro.Mi sono quasi fatta rubare l'entusiasmo dell'attimo, quella cosa gioiosa che mi permette di lasciar perdere - almeno per qualche momento - tutte le miserie che vedo dentro ed intorno a me e non è giusto.Aiutami.Aiutami a non trasformare il Toro in un giocattolo che giustifichi eventuali frustrazioni e ricorrenti stanchezze.Aiutami a vedere le cose da un punto di vista che non sia solo il mio.Aiutami a capire definitivamente perché non riesco a non fare a meno del Toro.Aiutami a non farlo morire.E per quanto tutto ciò ti possa sembrare una lunga serie di contraddizioni... be', Amico mio, te ne servo subito un'altra: io non rinuncio.E neppure tu.Mi sembra di scorgere in lontananza l'ennesimo mulino a vento: andiamo? Non possiamo sfuggire alla nostra condanna... e allora andiamole incontro.Ci vediamo là.Tanto anche se non ci vediamo fisicamente sappiamo sempre ed esattamente dove siamo e chi siamo.And that's all, folks.Il Toro ieri ha vinto and I feel fine.Martedì 9 marzo 2010Caro Diario,nevica. Io amo la neve. Mi rasserena. Ce n'è un gran bisogno. Di serenità, intendo dire.Poi ti devo raccontare delle tre scimmiette, sì, sì, proprio quelle che non vedo-non sento-non parlo, e ti devo anche raccontare che io ci credo anche quando non ci credo ma questo è un discorso lungo (e anche un po' noioso) per cui vado alla finestra a guardare la neve e a pensare a quella volta in cui io e Giorgia siamo andate a pranzo in un giardino un po' magico e un po' granata ma non adesso, non adesso...
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