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Cairo Vattene! Buffoni! Buffoni! E' ciò che è successo sabato scorso. E' ciò che, mi auguro, non succederà più. Non durante la partita. Non con i ragazzi in vantaggio. Non col rischio di compromettere il risultato di un match importante. Non è mia intenzione, non qui, non ora, esprimere giudizi. Suonerebbe come una predica tutto sommato abbastanza inutile. Mi pare evidente che una delle poche cose chiare in una situazione per il resto abbastanza confusa è proprio il fatto che i tifosi si stanno sempre più schierando in due fazioni ben distinte tra le quali non esiste più comunicazione, non esiste più dialogo: l'unica cosa che si riesce a fare è insultarsi. E va già bene se ci si limita a quello. Da una parte ci sono quelli del “Cairo Vattene!” Al più presto e ad ogni costo. Rimproverano al Presidente di non aver speso un soldo per il Toro. Di aver preso la Società a zero euro e di averla gestita senza un reale impegno finanziario. Di aver smantellato il settore giovanile. Di non aver fatto nulla per il Fila (“Vogliamo il Filadelfia!”). Insomma di non avere quello che, con una parola molto in voga di questi tempi, viene definito “Progetto” (“e il progetto dov'è?”).Per costoro, Cairo è il peggiore dei presidenti possibili. Perciò cercano di fare di tutto per convincerlo ad andarsene, a vendere. Non importa a chi e a che prezzo. Basta che si tolga di mezzo. Non prendono neppure in considerazione il fatto che, via lui, potrebbe arrivarne un altro uguale o anche peggiore. Perché la loro opinione è che nessuno potrebbe essere peggiore di lui. Spero di non aver dimenticato nulla. Dall'altra parte, ci sono coloro che non sanno che posizione prendere, quelli che io definirei 'scettici o meglio ancora 'disincantati' spesso gli altri, quelli del 'Cairo Vattene!', li accusano di essere asserviti al Presidente. Di essere in qualche modo plagiati da un personaggio (“Pagliaccio”, per gli altri) che ha dimostrato fin dall’inizio di essere un abile manipolatore. In realtà, i “disincantati” si rendono conto del fatto che l’attuale dirigenza ha commesso molteplici errori durante i suoi cinque anni di gestione: acquistando e strapagando gente ormai cotta, cambiando un quantitativo incredibile di allenatori, spendendo soldi inutilmente, evitando di spenderli dove invece era più necessario. Tuttavia, pensano che, visto che finora le uniche alternative a Cairo sono parse essere Ciuccariello e Tesoro (almeno così si dice), è meno peggio per adesso andare avanti così. In attesa di un futuro migliore, per loro è meglio stringersi tutti insieme a sostenere la squadra. Senza esaltare Cairo, ma evitando di contestarlo in maniera plateale.Gli altri, quelli del “Cairo Vattene!”, li accusano di essere comunque alleati di Cairo, e quindi complici della progressiva rovina del Toro. Mentre loro, i “disincantati” accusano gli altri di danneggiare il Toro con le loro contestazioni che non fanno altro che gettare benzina sul fuoco di un ambiente già teso di per sé. Temono anche che, se Cairo se ne dovesse andare, il Toro potrebbe passare in mani ben peggiori delle sue perché ritengono di aver avuto a che fare, in un passato più o meno recente, con dirigenti ancor più scadenti di quelli attuali.Anche qui mi auguro che niente mi sia sfuggito.
Le due “fazioni” si accusano l’una con l’altra. “Infame e gobbo” è chi, non contestandolo, sostiene Cairo e arriva addirittura a fischiare la Maratona. “Infame e gobbo” è chi, contestando Cairo, mette in difficoltà i ragazzi in campo. E così via con le reciproche accuse. Alla fine, di questo passo, ognuno di noi è per qualcuno un “infame” e “un gobbo”. E ognuno di noi si sente “più tifoso” dell'altro perché ritiene di saperla più lunga e di conoscere “la vera” soluzione dei problemi del Toro.
Come si esce da questa situazione ingarbugliata? Come si può fare in modo che alla fine possa prevalere l’unica cosa che deve (dovrebbe…) interessare tutti, ovvero il bene del nostro Toro? Recentemente, vivendo a Genova, ho parlato con alcuni amici tifosi del Grifone (che rimangono amici personali, anche se siamo ormai ex gemelli e calcisticamente “nemici”). Mi dicevano di aver vissuto una situazione in tutto e per tutto simile alla nostra qualche anno fa, ai tempi della retrocessione a tavolino della squadra rossoblu in serie C per la famosa valigetta usata da Preziosi per corrompere il Venezia.L’anno dopo, la loro tifoseria era assolutamente spaccata tra coloro che continuavano a sostenere il Presidente campano, e coloro che invece lo accusavano di essere la causa di tutti i mali del Genoa. Anche al Ferraris, nel 2005, c’erano alcuni settori che contestavano e altri che rispondevano contestando i contestatori. Anche lì ci furono momenti di grande e vera tensione. Ma poi venne la promozione dalla C alla B. Quindi, con l’arrivo di Gasperini, ci fu il salto che li riportò, dopo oltre dieci anni, nella massima serie e da qui in Europa.I contestatori di Preziosi? Spariti. O meglio: alcuni continuano anche oggi a pensare che l’attuale Presidente sia fondamentalmente un farabutto che prima o poi potrebbe abbandonarli per inseguire altre avventure facendoli fallire. Costoro, non appena la squadra perde un paio di partite, fanno sentire le loro voci. Ma vengono irrimediabilmente messi a tacere dai risultati che la squadra ha ottenuto in questi anni e, bene o male, continua ad ottenere.
“Bravo te”, diranno a questo punto quelli del “Cairo Vattene!”. “Bene o male Preziosi il grano lo ha sempre tirato fuori, mica come il nostro!”. Sì e no, rispondo io. Nella stagione del ritorno in A (2006-2007), i rossoblu hanno conquistato la promozione grazie ad alcuni giovani interessanti e a un po’ di scarti della Juve. Gli stessi Marco Rossi, Sculli e Milanetto, colonne del Grifone in questi anni, erano ormai giocatori considerati dai più alla frutta e comunque onesti mestieranti della cadetteria. Invece, un tecnico giovane e brillante come Gasperini è riuscito a costruire un giocattolo quasi perfetto. Un mezzo miracolo. Poi, con la promozione, sono venuti i soldi che si sono accompagnati alle idee. Quelle idee che hanno fatto arrivare a Genova gente come Borriello (uno scarto del Doria), Milito (considerato un giocatore da B e mai preso in considerazione dai grandi club di mezza Europa) e Tiago Motta (per tutti un ex giocatore). Quelle idee che hanno fatto tornare il Genoa a un livello non eccelso, ma sicuramente più che dignitoso. Un livello dal quale noi siamo attualmente lontani anni luce e che, inutile negarlo, ci provoca una certa irritazione dettata anche dall’invidia.Ma la frangia che non sopporta Preziosi è ben presente tra i tifosi. E magari salterà nuovamente fuori nel momento in cui le cose dovessero mettersi male. Per ora tace.
L’esempio del Genoa mi permette di dire che l’unica medicina che potrebbe, non dico risanare totalmente ma ricomporre almeno in parte, congelandole, le divergenze che dividono attualmente la nostra tifoseria sarebbe quella di ottenere dei risultati; cosa che, purtroppo, non è accaduta in questi anni se si esclude la stagione della promozione nel primo anno della “gestione Cairo”.Non so se questo organico ne abbia le capacità, ma bisognerebbe riuscire a vincere molto. Vincere in casa. Giocarsela con chiunque. Dimostrare, fin da domani sera a Bergamo, di non essere inferiori a nessuno. Se verranno i risultati, sono convinto che la gente tornerà in massa allo stadio. E ci andrà per tifare e sostenere la squadra senza se e senza ma. Quelli del “Cairo Vattene!” continueranno sicuramente a mugugnare e a tenersi le loro convinzioni, ma il loro malcontento passerebbe in qualche modo in secondo piano di fronte alle buone prestazioni della squadra. Se poi si dovesse, come tutti (mi auguro) speriamo , tornare in serie A, magari si incasserebbero anche più soldi. Magari il Toro potrebbe anche aumentare di valore e, lo dico per coloro che non sopportano Cairo, convincere il Presidente a vendere a un prezzo da lui ritenuto valido. Oppure, e lo dico per coloro ai quali tutto sommato Cairo non fa completamente schifo, persuaderlo a tirar fuori i soldi per mettere insieme una squadra dignitosa.
Ma per tornare in A, evidentemente, bisogna continuare a vincere. E io credo fermamente che per vincere, come dimostra anche la cavalcata del girone di ritorno dello scorso anno, l’apporto di un pubblico compatto che metta da parte le divisioni, gli interessi di parte, per tifare Toro e basta continui ad essere fondamentale. Sto sognando? Vi prego, ditemi di no.
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