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mondo granata
Sono del Toro e voglio anche vincere”: l’ho letto da qualche parte e non ho potuto che sorridere, con simpatia, ma anche con un po' di amaro in bocca. Sì, perché anch'io non ho mai accettato senza riserve il detto pur bello e ricco di significati del: "Sei granata e vuoi anche vincere?".
Questo per la verità a me pare bello e ricco di significati, perché molto più orgoglioso, un po' meno supponente dell'altro che, oltretutto, mi si passi la benevola severità, mi sembrerebbe anche un tantino più banale.
Sono, questa volta banalmente io scettica per altri discorsi, come le maledizioni ataviche, le macumbe ed ogni altro sortilegio, per non parlare, poi, delle trame e delle congiure più o meno nell'ombra. Ogni volta, però, finisco per sbattere il muso, a prendere sberle (sinora per fortuna metaforiche) e non so quanto sia consolante pensare che la noia non è cosa che ci appartenga.
Qui, chi può dimostri il contrario, non vivi mai tranquilla, peggio, proprio quando pensi di poterti rilassare, perfida ed ineluttabile, la sorte ci ricaccia invariabilmente indietro.
"No tu no", era il ritornello, ripetitivo, quasi ossessivo, d'una canzoncina scritta qualche annetto fa da un artista medico di Milano: l'avrà mica pensata per noi?
Non sono, infatti, né pessimista, né ottimista, anche se, passatemi la minivolgarità, visto le difficoltà del calciomercato e le continue ma non ultime “fumate nere” delle trattative, mi viene da osservare, come diceva quella tipa con i piedi sopra uno specchio: “A questo punto me la vedo abbastanza brutta”.
Ho seguito e seguo con interesse il dibattito che si è innescato in questi ultimi mesi, in particolare la presa di posizione di una parte della tifoseria granata nei confronti del Presidente. Credo sia una questione d'immagine, di credibilità che, più delle vicende societarie, ha avuta una caduta verticale dopo le vicissitudini del mercato invernale prima, ed il ristagno di quello estivo tutt’ora in corso.
Non sembri assurdo, né eccessivo, ma francamente da un personaggio del livello di Cairo certe situazioni, in molti, non se le sarebbero mai immaginate. Quelli meno ingenui della sottoscritta e più scafati non si scandalizzano e liquidano il tutto con un disinvolto: “Sono cose normali nel mondo del calcio”.
Personalmente, però, ricordo bene le impegnative promesse iniziali, gli ambiziosi traguardi fissati, insomma quel "progetto" Toro, che ci ha fatto sognare un po' tutti. Di più le grandi promesse in gran parte mantenute, la bravura dimostrata nel portare a casa talenti sconosciuti, parlo di Rosina e Rubin, o di talenti impolverati e dispersi come Sereni, la capacità di costruire una squadra che ha dominato il campionato di B e vinto alla grande la disperata sfida finale con il Mantova, ed ancora essere riuscito ad ingaggiare per il Toro allenatori del livello di Novellino, De Biasi e Zaccheroni. Mmm…forse quest’ultimo cancelliamolo pure!!
Nessuno nega e sottovaluta tutto questo, come il suo entusiasmo e la passione dimostrata, tutti elementi che ci avevano fatto pensare che, finalmente … questa volta ci siamo.
Poi invece il patatrac, dopo il flop del suo primo acquisto e il susseguirsi di situazioni che non hanno mai convinto del tutto. L’inizio di tentennamenti, di silenzi, di decisioni discutibili e di operazioni di mercato tipiche del “braccino corto”. Troppi errori, troppi nemici e le risorse non sono certo infinite.
E' innegabile che sono stati commessi errori e leggerezze che dovevano e potevano essere evitati, ben sapendo in quale nido di vipere ci si muoveva.
Quello poi che si fa ancora più fatica ad accettare, è la spregiudicatezza di certi comportamenti.
Parlo di quel suo continuo stravolgimento societario che alla lunga non giova all’ambiente e soprattutto irrita tutto il mondo che lo circonda. Insomma ne scaturisce un quadro della situazione fatta di inadempienze, magari anche non gravissime, ma certamente non trascurabili, che hanno fatto pensare.
Il ragionamento è semplice e cioè, se e quanto possa essere credibile un progetto di altissimo profilo come quello del Presidente con le vicissitudini, se volete anche più o meno banali, che sono emerse.
Al Toro in questo periodo, l'ennesimo non facile, viviamo una nuova puntata dell'infinita telenovelas dei pro e dei contro il Presidente di turno.
Da una parte quelli che "stravedono"; si sono prese delle facciate, ma continuano, irriducibili benpensanti, a sognare e pensare che questo sia l'uomo in grado di regalarci qualche nuova emozione. Scottati dai Calleri e dai Cimminelli, nonché dai troppi bonifici mai arrivati, si sono aggrappati all’editore, gran comunicatore, che ha saputo fare breccia nel cuore di tanti ed ha aperto il “Libro dei Sogni” (o delle illusioni?). Sicuramente la sua venuta ha rappresentato la fine di un periodo che si era trasformato in un vero e proprio incubo.
Di fronte, duramente contrapposti, molti dei giovani e non solo che, costatata la ben diversa ed amara realtà che li tocca, delusi, considerano oramai l’editore uno "poco credibile" e senza un becco di un quattrino “suo” da utilizzare per le esigenze societarie e della squadra.Ma, si sa che il peggior nemico è l'amante tradito.
Per i primi, guai a chi si permette di criticare: si fa peccato, in questo caso all'estrema potenza, di lesa maestà, peggio, si trama nell'ombra e chi più ne ha più ne metta.
Sull'altro versante, a parte il dubbio, per alcuni di loro, di una tentazione di un po' d'esibizionismo, si è espressa una condanna senza appello, ma non si prova, però, nemmeno a prospettare serie e concrete soluzioni alternative dando l'impressione, quasi certamente non vera, del ...muoia Sansone e tutti i Filistei.
Spero non sia giudicato qualunquismo, né fare come Ponzio Pilato se dico che posso comprendere tutti. Mi pare una posizione legittima, com'è legittima quella di coloro che temono irresponsabili salti nel buio.
Insomma sconti a nessuno, né da una parte, né dall'altra, e l'invito a Cairo a dimostrare di essere davvero quel grande Presidente che un po' tutti avevamo creduto, e vogliamo ancora credere, sia.
Se non se la dovesse sentire, allora sì che bisognerà guardarsi intorno ed a quel punto mi aspetto che sia lui stesso a pilotare il Toro in mani sicure, ripeto, banale ma non inutile, lieti davvero tutti se in quelle mani il Toro ci si ritrova già: ne eravamo convinti tutti poi, purtroppo, almeno a qualcuno, è sorto qualche dubbio.
Ma a parte gli improbabili Re Mida che sarebbero pronti ad arrivare e sui quali esprimo tutto il mio scetticismo, resta il fatto che, per quello che mi riguarda, molte illusioni si sono dissolte.
Sì, parlo di Cairo e delle grandi speranze che aveva alimentato. Lo dico francamente e con il cuore in mano; io oggi credo molto meno che questo sia l'uomo della fatidica svolta, con il quale il nostro Toro potrebbe tornare ai fasti del suo passato.
Il Toro è una grande società in una piazza importante.
Quello che vorremmo (e tanta passione e partecipazione credo lo meriterebbero anche) è un Presidente in tutto e per tutto all'altezza della situazione, uno credibile per un grande progetto, non uno che: “…meglio lui che niente”.
A molti, Cairo piaceva un sacco. Dimostri ora in tutte le maniere di essere davvero il Presidente giusto per realizzare quel progetto in cui in tanti vogliamo ancora credere.
In conclusione, l'unica certezza siamo noi: i tifosi. Abbiamo aspettato tanti anni, anche in serie B, ma noi non ci arrenderemo mai. Siamo e saremo, comunque, sempre lì, malati, irriducibili: siamo Granata e questo ci basta, di più continueremo a sognare, che poi è una delle cose più belle della vita.
Un po' tanto matti lo siamo e lo saremo sempre, però qualcos'altro no!
Forza Toro al di là del tempo e dello spazio.
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