di Walter Panero
mondo granata
Chi mal comincia…
Agosto 2000. Sulle strade d’America.
“Sette bello, carte e primiera...ori…uhm…ori pari…noi tre punti, voi niente. Partita! E vai! Volete la rivincita?”
“Ma va! Avete troppo culo! Sempre pieni di sette! Si vede proprio che lui è a strisce…” dico puntando l’indice verso l’unico gobbo della compagnia che prende le carte e le ripone nella loro custodia dalla quale verranno tirate fuori quando l’arrabbiatura per la sconfitta sarà passata.
“Meglio a strisce che sfigati come voi che continuate a parlare della vostra squadra di poveracci….non vi è bastata la retrocessione dello scorso anno?...” Insiste ancora il gobbo.
“Pensa alla pioggia di Perugia che è meglio…”interviene secco il Rosso “che noi pensiamo ai nostri…ieri ho sentito mio fratello che mi ha detto che abbiamo preso Maspero e Schwoch….torneremo subito su e vi faremo tremare….”
“Uuuuhhh…che pauraaa…un ex giocatore e un nastro adesivo…sai che roba…”
“Vedrai….vedrai…poi c'è sempre il super bomber Ferrante, inoltre abbiamo preso un certo Lopez di cui si dice un gran bene…Mazzola e il nuovo presidente stanno facendo le cose in grande” si inserisce il Lungo.
“Ho sentito dire che è juventino…un grande…in pochi anni vi farà fallire…come Borsano…non vedo l’ora….”
“Pensa al processo per doping e alle partite comprate da Moggi che è meglio...” dice ancora il Rosso
“Soliti discorsi triti e ritriti e peraltro mai provati...”
“Muto, gobbaccio! Sei in minoranza!”
“Zitti voi che non siete nessuno…sfigati!”
Sul pulmino blu scuro che sfreccia sulla strada lunga e diritta si continua a discutere animatamente. Le discussioni di sempre. Siamo in sei. Cinque dei nostri, uno solo dei loro. Cerchiamo di giocare a carte, di parlare di donne (degli altri…), o del panorama che ci circonda. Ma alla fine i nostri discorsi cadono sempre lì. Toro, Toro, Toro e Juve m§?*@..., col gobbo che cerca di controbattere e noi che lo zittiamo.Intanto Washington D.C. è alle nostre spalle e, di fronte a noi, si estende l’AMERICA. L’America sognata delle grandi praterie che lasciano spazio a distese di alberi sempreverdi. L’America di lunghe, larghissime strade battute da automobili lussuose e camion che sembrano usciti da un film. L’America in cui dal nulla appare, quasi all’improvviso come un ospite inatteso, una grande città. Stasera saremo a Chicago. Poi proseguiremo verso Nord: verso il Canada….Ontario….Quèbec dove l’America, come per magia, si trasformerà in Francia. Quindi ancora negli States. Le scogliere del Maine, poi Boston e, per chiudere, la Grande Mela. Un sogno antico che, finalmente, sta per realizzarsi. Da New York City, tra circa due settimane o forse più, torneremo in Italia. Dove riprenderemo la nostra solita vita fatta di lavoro e di Toro in B. Dove quest’anno mi aspetta anche una grande novità: la ragazza dei miei sogni, capitata per caso sulla mia strada poco prima che partissi per questo lungo e meraviglioso viaggio. Non so come andrà finire con lei. Non ci voglio pensare. Non adesso. Preferisco respirare l'America. E continuare a sognare. Almeno per un po'.
Venerdì 1 settembre 2000. Verso sera.
“Sì….sì…va beh…adesso devo andare…stasera gioca il Toro e…”
“Ma ancora segui quello schifo? Non ti è bastata la lezione dello scorso anno? Voi granata siete proprio malati….”
“No….siete voi gobbi i malati…la vostra gobbitudine è una malattia…e anche grave…mi hai proprio rotto...ora ti saluto…alla prossima…”
Click. ‘Sti gobbi non capiranno mai! Loro seguono la squadra solo quando vince, vorrei proprio vederli se andassero in B. Magari. Bello sognare, ma non succederà mai. Stacco il mio cellulare. E pensare che ho sempre sostenuto che a me non serviva. Invece, qualche mese fa, ho ceduto. Me lo sono fatto regalare dall'amico gobbo, lo stesso dell'America, lo stesso con cui parlavo prima, e io l’ho regalato a lui. Quasi come se comprarselo fosse una colpa di cui non ci si poteva macchiare. Una sorta di malattia. E, in effetti, nel giro di poco tempo, ne sono diventato vittima. Non potrei vivere senza di lui. E’ grazie a lui che sono riuscito a conquistare la ragazza dei miei sogni. E’ grazie a lui che sono riuscito a mantenere i contatti con lei anche dall’America. Che strano: fino a pochi giorni fa osservavo la Grande Mela dall’alto delle Torri Gemelle, mentre ora mi trovo quassù tra le mie montagne pensando a lei e al Toro. A lei che incontrerò sabato prossimo. Al Toro che esordisce stasera in casa contro l’Ancona. Quest’anno niente abbonamento. Troppo forte la delusione per la retrocessione avvenuta alla fine della scorsa stagione, iniziata tra mille speranze e finita nel peggiore dei modi. Andrò qualche volta, magari. Anzi: so già che ci andrò spesso pagandomi il biglietto. Stasera no però. Stasera ho deciso di non esserci. Ma devo almeno riuscire a vederla in televisione. Cosa non facile, visto che la danno solo su Tele +, io non ho l’abbonamento e in questo piccolo paese non ci sono bar attrezzati. Anzi, per dirla tutta, proprio non ci sono bar e per trovarne uno devi farti un po’ di chilometri.Qualcuno, nel pomeriggio, mi ha detto che ad Oulx c’è un posto in cui la trasmettono. Voglio, devo andarci. Convinco mio padre che subito storce il naso perché ha paura ci sia troppo casino.
“Ma che casino vuoi che ci sia per il Toro, pà ?!?Son tutti gobbi qui!...”.
Pronti. Via. Si parte. Si aggrega anche l’amico Marsigliese a cui ho raccontato tutto del Toro da quando lo conosco, cioè praticamente da sempre. Qualche partita se l'è sciroppata anche lui, compreso il derby del marzo dello scorso anno. Quello della Maratona prima sfrattata e data ai gobbi, poi restituita ai soli che la possono riempire e colorare. Un derby perso 3 a 2 con due autoreti nostre. Un derby sfigato come pochi. O come tanti.
Ma ora non è il momento di parlare di derby passati. E’ il momento di pensare a questo campionato che sta per cominciare. E’ il momento di affrontare e battere il neo promosso Ancona. Tutti, anche noi, siamo convinti che si tratti di un impegno facile per il nuovo Toro di Gigi Simoni, un tecnico che fino a due anni fa si giocava lo scudetto con l’Inter e che ora, si dice per amore della nostra storia, è sceso in B per riportare in alto il Toro. Facile? Staremo a vedere.Quando arriviamo, nel bar ci sono già alcune persone e molto, moltissimo fumo. Mannaggia! Il politico che avrà il coraggio di vietare il fumo nei locali pubblici si guadagnerà il mio voto per sempre! Ma penso che non succederà mai. Mica siamo in America qui. Questa è l’Italia, ragazzi. Questa è l’Italia, è quello il Toro. Di Pinga e Ferrante. Di Tonino Asta e del “pelato uno di noi” Bonomi. Dei nuovi Maspero e Schwoch. Un Toro che prova ad attaccare, ma fatica contro un Ancona molto ben messo in campo. Un Toro che viene infilzato al 31’ da Montervino con un gran tiro da fuori area. Un Toro che prova a reagire, ma che viene definitivamente affondato da Edy Baggio, che stasera sembra essersi trasformato come per miracolo nel suo grande fratello.2 a 0 e tutti a casa. Rimango immobile col mio boccale di birra mezzo vuoto e non credo ai miei occhi. Sono frastornato e non ho manco la forza di parlare. Mio padre, dopo il raddoppio dei Marchigiani, ha bofonchiato: “Vad fora a feme 'na pipà” e se n’è uscito dal locale col suo attrezzo di legno in mano e il tabacco in saccoccia. Lo ritroveremo in macchina dopo la partita. Il Marsigliese, nella sua ingenuità, mi chiede: “ma siamo sicuri che il Toro non fosse quello con la maglia bianca?”.Purtroppo no. Il Toro indossava la propria maglia piena di storia, ma stasera era una mucca spelacchiata. E l’Ancona proprio non sembrava una squadra proveniente da una categoria inferiore. Qualcuno nel bar inizia a mugugnare: “Siamo sempre i soliti…Ferrante ha rotto il c@##o...i nuovi che han preso sono brocchi…Simoni è bollito…”. Qualcuno, e io sono tra questi, prova a dire che ci vuole tempo, che il campionato è lungo, che una partita non significa nulla. Ma veniamo zittiti dal coro dei pessimisti.
Me ne vado scuotendo la testa. Pieno di dubbi ma anche di speranze. Questa squadra non potrà che migliorare, mi dico. Ma ci credo davvero?Ora però basta Toro. Ora è il momento di salutare la compagnia, appartarmi col mio cellulare (sempre lui) e chiamare la ragazza dei miei sogni. Mi sdraio in un prato. La luna piena illumina il cielo e colora di argento tutte le montagne. Provo a descriverle questa scena quasi paradisiaca. Questo è il mio posto. Questo è il mio mondo. Come vorrei che lei fosse qui. Come vorrei poterla abbracciare. E baciarla mentre i miei monti stanno a guardare. Per un attimo riesco a lasciarmi alle spalle il Toro. Ci siamo solo io e lei. Lei ed io. Anche se tra noi ci sono oltre ottocento chilometri.
Ci incontreremo a Firenze sabato prossimo e, alla faccia della distanza che ci separa, alla faccia degli amici che non credono in noi, ci giureremo amore eterno. Per una volta, una sola, riuscirò finalmente a non pensare al Toro che tanto gioca in trasferta!
Ma dove gioca già il Toro domenica? In questo momento non ricordo proprio. E comunque non me ne frega nulla. Mi interessa solo lei…
Domenica 10 settembre 2000. Pomeriggio.
Il problema grosso di Pistoia è che si trova troppo vicina a Firenze. Il problema mio è che mi trovo proprio a Firenze, con lei certo, ma a Firenze. L’altro problema è che sono matto come un cavallo e che proprio non riesco a trattenermi. Lei è matta come me, e comunque, anche se non lo fosse, non se la sentirebbe di dirmi di no. Poco prima delle tre entriamo dentro questo piccolo stadio, con le gradinate di ferro come nei campetti di periferia. Giusto in tempo per sentire le formazioni. Giusto in tempo per vedere le squadre che entrano in campo. Giusto in tempo per vedere il gol con cui Ferrante ci porta in vantaggio. Baci, abbracci, sciarpe e bandiere granata che sventolano. Grande gioia, anche se lei tifa per la squadra campione d’Italia in carica. La squadra che a maggio ha fregato la Juve e che solo per questo mi è diventata simpatica.Ecco che finalmente ci siamo. Ecco finalmente il vero Toro, penso. Oggi ce ne torniamo a casa con i primi tre punti di questo campionato. Alla faccia dei soliti gufi. Peccato che duri poco. Peccato che il Toro si addormenti. Peccato che ci facciamo schiacciare dai Toscani. Peccato che a una decina di minuti dalla fine venga il meritato pareggio di Ciccio Baiano. Alla fine tutti quanti tiriamo un sospiro di sollievo, soddisfatti per aver portato a casa almeno un punto.“Siamo il Toro….’hun c’è verzo….” Dice qualche fratello granata locale. Già, cari fratelli, ma perché non avete scelto la Viola?Perché, come detto, nel bene e nel male, siamo il Toro.'Hun c'è verzo!Appunto. Siamo il Toro. Non c’è verso di uscirne fuori. Non c’è verso di guarire da questa strana bellissima malattia che ci ha colpiti fin da quando eravamo piccini.Saluto, col cuore felice e triste al momento stesso, la ragazza dei miei sogni e le do appuntamento alla prossima volta. Che sarà tra due settimane.Prima di lei vedrò il Toro. Col Venezia. In casa. E finalmente, si spera, arriverà la prima vittoria di questo campionato partito al rallentatore.
E poi?
Perdemmo anche col Venezia. Quindi, dopo qualche pareggio e un paio di vittorie col Doria e col Monza, perdemmo male per 3 a 1 a Piacenza: tre sconfitte su otto partite causarono l'esonero di uno stanco Simoni e l'arrivo del giovane Camolese. Ma anche la sua venuta non sembrò servire a cambiare la rotta del Toro che perse ancora a Cittadella (2 a 1), a Verona col Chievo (4 a 2) e, dopo una striminzita vittoria interna col Crotone, al Ferraris col Genoa. In tredici partite totalizzammo tredici punti, frutto di tre sole vittorie, quattro pareggi e ben sei sconfitte. Avanti di quel passo si rischiava la C, e anche di brutto.Poi, dopo la partita interna vinta a fatica col Ravenna, qualcosa cambiò. Mentre la ragazza dei miei sogni si allontanava sempre più, per scomparire definitivamente dalla mia strada e dal mio mondo, il Toro cominciò a vincere, a vincere, a vincere ancora. Otto di fila. Diciannove in totale su venticinque partite disputate. Ritorno in A. Campionato dominato davanti a Piacenza, Chievo e Venezia. Avevo perduto per sempre la ragazza dei miei sogni, che evidentemente non era tale, ma avevo finalmente ritrovato il mio Toro! E pensare che tutto era iniziato in una mesta serata di fine estate con un'inattesa sconfitta interna contro una squadra neo promossa che indossava una maglia bianca coi bordi rossi. A me ricorda qualcosa, a voi no?
Venerdì 1 settembre 2000
Torino, Stadio delle Alpi
Torino – Ancona 0 – 2
Reti: 31' Montervino, 67' E. Baggio
TORINO (All. Simoni): Pastine, Lopez, Bonomi, Galante (87' Panarelli), Mandelli (58' Castellini), Asta, Tricarico, Maspero, Pinga, Ferrante, Schwoch.A disposizione: Nista, Maltagliati, Cudini e Citterio.
ANCONA (All. Brini): Storari, Guastalvino, Lucci, Peccarisi, Turrini (81' Bono), Montervino, Favo, Russo, Albino, E. Baggio (75' Castiglione), Corallo (94' Biancolino).A disposizione: Cerioni, Nocera e Parlato.
ARBITRO: Nucini di Bergamo
SPETTATORI: 17.906 di cui 9.717 abbonati per un incasso di 222.685.000 lire.
NOTE: Ammoniti: Tricarico (T), Corallo (A), Schwoch (T); espulso Montervino per doppia ammonizione.
Domenica, 10 settembre 2000
Pistoia, Stadio “Comunale”
Pistoiese – Torino 1 – 1
Reti: 4' Ferrante (T), 79' Baiano (P)
PISTOIESE (All. Pillon): Dei, Negro, Mazzoli, Bianchini, Lambertini, Bellotto (88' Pagani), Riccio, Amerini, Cimarelli (73' Allegri), Aglietti, Bizzarri (73' Baiano).A disposizione: Fontana, Biancone, Vendrame, Barzagli.
TORINO (All. Simoni): Bucci, Lopez, Mandelli, Galante, Mendez (75' Cudini), Venturin (61' Tricarico), Jurcic, Maspero (67' Pinga), Mora, Ferrante, Schwoch.A disposizione: Nista, Maltagliati, Bonomi, Semioli.
ARBITRO: Rodomonti di Teramo
SPETTATORI: 8.079 di cui 6.970 paganti e 1.109 abbonati
NOTE: Ammoniti: Mandelli (T), Jurcic (T), Mora (T), Pinga (T), Riccio (P), Mazzoli (P)
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