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Buongiorno Toro...per una volta non parlerò di Toro, né di calcio, ma di un ragazzo che non c'è più, andato via per seguire un sogno. Marco Simoncelli, per gli amici e i tifosi “il Sic”, praticava uno sport pericoloso ma al tempo stesso estremamente affascinante: il motociclismo. Aveva 24 anni e tutte le carte in regola per prendere il posto del suo grande amico Valentino Rossi. Proprio come il campione di Tavullia, Marco era un pilota d'altri tempi, amante dei sorpassi e delle gare combattute, nonostante l'omologazione che si accompagna all'elettronica. Di una simpatia disarmante, portava con fierezza lunghi riccioli ribelli che esplodevano quando si toglieva il casco e parlava con la cadenza lenta e un po' canzonatoria di chi è nato sulla riviera romagnola ed è cresciuto a piadine e motori. La sua corporatura anomala per essere un pilota, lo costringeva a guidare aggrappato alla moto, come se fosse innamorato di quel pezzo di ferro vibrante all'interno del quale batteva un cuore di quasi 250 cavalli. Era un ragazzo semplice, uno di quelli che hanno una passione fin da piccoli e decidono di coltivarla fino in fondo. Uno che non ti negava mai un sorriso o un autografo. Vederlo così, disteso con la faccia sull'asfalto, come a sussurrargli:
“Addio, compagno di mille battaglie”
è stato un duro colpo per tutto il mondo dello sport e non solo.
Quel casco rotolato via come una palla simboleggia la fine di una giovane vita e di una grande speranza per il motociclismo. Io posso solo piangere e porgere le più sentite condoglianze alla famiglia. Addio, piccolo grande campione.
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