Cosa si può fare, da lontano, per aiutare una persona in difficoltà? Una persona che nel tempo di un boato ha visto crollare tutto, letteralmente e non solo? Forse poco. Qualche piccolo gesto concreto, l'invio di una moneta via sms, la condivisione di informazioni utili sui social network, le offerte d'aiuto.Di certo, si può fare in modo di non farla sentire sola; anche da lontano, quello sì. Con un amico é più semplice, e più sentito: si alza il telefono (quando funziona, ché nelle zone colpite succede con difficoltà), si scrive un'email, un messaggio.
mondo granata
Con Luca, con Stefano, con tutti gli emiliani
In molti, in realtà, non hanno davvero "amici" che abitino in quei paesi semidistrutti. Eppure, il dolore li schiaccia comunque, l'angoscia chiude loro la gola, a vederne i volti e a sentirne le voci. Non é amicizia, é "solo" umanità. L'empatia che ci fa sentire vicini ai dolori di qualunque nostro simile, in qualunque parte del mondo.
Se non si può portare fisicamente un bicchiere d'acqua o una coperta, si può far sapere a questi uomini che ci sentiamo partecipi della loro sfortuna, e che facciamo il tifo per loro; siamo tifosi, in fondo, no? E chi meglio di noi sa quanto possano servire il calore e l'incoraggiamento?
Noi, personalmente, facciamo arrivare al "nostro" Luca Sgarbi un abbraccio stretto e sicuro, che faccia smettere di tremare. A lui, a suo papà Gianni e a tutta la famiglia, la cui vicina di casa é stata tirata fuori dalle macerie, viva, pochi minuti fa. Al "nostro" Stefano Brugnoli, pochi km più in là, che potrà dormire sotto il proprio tetto ma non per questo lo farà molto serenamente, con la terra che si muove sotto di sé. A tutti gli emiliani, amici e sconosciuti.
Smetterà di tremare, e si tornerà alla normalità. Se non possiamo ricostruire le loro case cadute, facciamo in modo che le persone colpite dal cataclisma, quando saranno di nuovo in sé, ci trovino lì, e scoprano che con il cuore ci siamo sempre stati.
Grazie di cuore, buona notte a tutti e buonanotte a noi, sperando di dormire! Grazie ancora. Stefano Brugnoli
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