mondo granata

Cose così, cose struggenti, cose granata

Redazione Toro News
di Silvia Lachello

Mercoledì 22 aprile 2009. Caro Diario, ci sono giorni che si trascinano stanchi, altri che si svolgono con rapidità tale da galvanizzare l'animo: oggi è un giorno di quest'ultimo tipo.Tornando verso casa i bambini hanno inventato un gioco e sorridevo guardandoli nello specchio retrovisore, ridevo sentendo le loro sparate.Ho chiesto a Davide se vuole accompagnarmi alla partita domenica, la Stefi non ci sarà, mi ha promesso di pensarci.Davide è ancora traumatizzato dalla sconfitta contro l'Empoli lo scorso anno.Per lungo tempo ha pensato di essere LUI il responsabile della sfiga di quella partita.Ho sudato almeno undici camicie per fargli capire che la sfiga non esiste e che la pochezza vista in campo non fu causata dalla sua presenza.Fosse stato così gli avrei impedito beceramente di mettere ancora piede nello stadio.Gli è bastato tenere traccia dei risultati ultimi passati per rendersi conto che, in fondo, mamma aveva ragione.Ma faceva ancora resistenza.Fino a poco fa.Gli ho chiesto: “Vuoi venire allo stadio con me domenica?”“Ci devo pensare un momento...”, mi ha risposto.Dopo pochi minuti sono tornata alla carica arrivandogli alle spalle e levando il classico To-ro! To-ro! To-ro! al quale non si può dire di no.Ha mangiato la foglia (intuitivo il ragazzino...) e, nonostante i capelli dritti per lo spavento, ha immediatamente riacquistato il suo self control: “Ci sto ancora pensando...”Maledizione.Al che ho pensato di proporgli promesse (che avrei mantenuto) di lasagne al pesto e agnolotti al burro ma non ho fatto in tempo a dare voce ai miei 'ricatti' culinari.“Sì! Vengo con te allo stadio a vedere il Toro!”Abbiamo improvvisato una danzetta cretina (avete presenti quelle danzette cretine che fanno parte del lessico familiare? Proprio una di quelle, proprio una di quelle che gli altri non capiscono ma chi se ne frega: ci siamo capiti noi) e ci siamo abbracciati.Mi è quasi venuto da piangere.Io piango sempre.Cioé... no... uffa... piango spesso, ecco.Piango di commozione, di rabbia, di stanchezza, di tristezza, di gioia, di dolore.Piango anche di Toro ma questa è un'altra storia e non ho neppure tanta voglia di raccontarla.Forza Toro, in ogni caso. E' bene ribadirlo. E'  il NOSTRO mantra. Uh, abbiamo tanto bisogno di mantra, NOI...E le cose, nel loro svolgersi continuo, cambiano sempre.Anche in male.Dopo aver danzato sono piombata duramente al suolo.Ho fatto la telefonata serale di rito a mamma.Aveva la voce esitante.Ahia, ho pensato, c'è qualcosa che non va.“E' morto A.”, mi ha detto.Ho messo quasi subito giù il telefono ed ho chiamato la Stefi.Eravamo due sassi entrambe.Per un dolore molto egoistico: la morte di A. rappresenta la fine di un'epoca, è un'altra tacca sul pezzo di legno ideale su cui segniamo le ferite.Addio, addio A., addio ai tuoi lazzi, addio alla tua unicità, addio alla tua tenerezza, addio ai tuoi stupori, addio, addio.Giovedì 23 aprile 2009Caro Diario,il giorno dopo è sempre il più strano.Il dolore viene sovrastato dall'incredulità e si attende. Si guardano le cose, si guarda tutto con occhi diversi.Si guarda anche di più dentro di sé.Si cerca il conforto degli amici.E gli amici te lo concedono: è bello.Ma accadono anche cose che... sono difficili da spiegare perché le parole non sono in grado di rendere loro merito.Accadono strane magie che pacificano l'anima e leniscono il dolore.Vanno raccontate a voce, non messe per iscritto.Così s'arricchiscono delle tonalità emotive di chi le ha raccontate a chi le ha raccontate a chi le ha raccontate a chi le ha raccontate.No, non mi sono incantata... è solo che le storie dette si trasmettono di persona in persona diventando una solida catena i cui anelli aumentano di numero senza cambiare di significato.Quindi racconterò a voce le magie accadute oggi ad alcuni (pochi) e scelti amici.Si formeranno altri anelli e nei momenti bui potremo farli tintinnare per ricordare.Perché non c'è niente come la memoria che mantenga vivo chi non c'è più.E NOI lo sappiamo bene.Forse a volte ce ne dimentichiamo.Ma quando si avvicina Maggio... oh, sì, quando si avvicina Maggio facciamo tutti tintinnare le nostre catene e non ci sentiamo per nulla prigionieri: semplicemente diversi. E fortunati.Venerdì 24 aprile 2009Caro Diario,A. riposa in pace. E' vicino ai miei nonni. Non vado a trovarli da tanto tempo.Mamma mi ha raccontato del funerale: c'era così tanto affetto intorno all'evento (posso chiamarlo evento? Sì, posso chiamarlo evento).Così tanto affetto e così tanto granata: fiori e bandiere. Sì, bandiere.Perché A. era uno di NOI e quando se ne va un Fratello la Famiglia si riunisce e si stringe: unita come un pugno chiuso.Parlavo con Mauro poco fa... era un po' di tempo che non ci concedevamo una chiacchierata in santa pace, una santa pace condita da improperi contro i gobbi, da risate, dal filosofeggiare che ci viene tanto bene e ci fa ancora ridere, ancora di più, per prendere a calci la vita quando la vita è dispettosa: Mauro è un Amico.E proprio in virtù della nostra Amicizia abbiamo forgiato qualche altro anello di quella catena di cui ti parlavo prima.Voglio raccontartene uno.NOI siamo soliti a pensarci come persone che badano più alla concretezza che ad altro, come il contadino e le sue messi. Ma non siamo affatto così. NOI siamo naviganti. Siamo sempre in mare. No, no: non in alto mare. NOI navighiamo continuamente. Ed affrontiamo perigli.Abbiamo punti di riferimento: le stelle nel cielo e l'orizzonte.Ma mentre i 'normali' naviganti si lasciano guidare da stelle mobili e guardano ad un orizzonte fisso, il NOSTRO orizzonte è mobile: a volte è lontano, a volte vicino.Siamo diversi anche in questo. E continuiamo a navigare nonostante tutto, nonostante NOI.E le NOSTRE stelle sono fisse, splendenti e dolorose.L'ultimo regalo di A.? Avere creduto, avere creduto fino alla fine ed anche oltre, avere amato, avere amato allo spasimo i NOSTRI Ragazzi  che non divennero mai uomini, fin da quando ero bambino, fin da quando cessò di essere bambino e divenne uomo perché, in un giorno di pioggia come questi che hanno accompagnato la sua uscita di scena, una collina mise fine ai sogni della sua infanzia. E che nonostante ciò non ha mai smesso di sognare.Guardando con il naso in su le sue stelle fisse ed il suo orizzonte mobile.Basta crederci.E non è difficile farlo.Buon viaggio, A., che tu possa riposare in pace.Mancherai.Domenica 26 aprile 2009Caro Diario,che cosa dire?Potrei dirti della pioggia, potrei dirti del freddo, potrei dirti del vento.Potrei dirti del bel gruppo di ragazze (siam sempre ragazze anche se non contiamo più i capelli bianchi) con cui ho visto la partita.Potrei dirti che ci sono momenti in cui non capisco alcuni fratelli.Potrei dirti che ci sto prendendo gusto a vedere dei gol a pochi metri da me.Potrei dirti che spesso, durante la partita, ho guardato su in cielo ed ho pensato: “Forse è questo il vero ultimo regalo di A.?”.Potrei dirti che dopo aver parcheggiato mi si è affiancata un'auto e che l'autista mi ha detto: “Mi scusi, noi non ci conosciamo ma siamo fratelli... torno adesso anche io dallo stadio e... che fatica....” e dopo qualche parola ci siamo salutati con calore.Potrei dirti che sono felice.Ed allora te lo dico: io sono una persona felice. Anche perché sono del Toro.Poi ti devo raccontare che il Toro è anche cercare di raggiungere/essere raggiunta da un amico (ciao, Walter!) in curva ed essere costretti, lui ed io, ad improvvisare una sorta di “Romeo e Giulietta” estemporaneo divisi da uno scalino insormontabile e scoppiare a ridere, ma non adesso, non adesso...