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mondo granata
di Guido De Luca
L'idea di questa rubrica è quella di rivivere insieme a voi, cari lettori, alcune fasi salienti e significative della storia granata (e delle persone che hanno contribuito a scriverla), traendo spunto dai ricordi e dalle curiosità suggerite dai precedenti incontri con la prossima avversaria di campionato. Il problema è che quando giunge l’ora di ricordare alcuni incontri del passato giocati in serie B con squadre dallo scarso appeal (mi perdonino i tifosi dell’Albinoleffe), passa sinceramente l’eccitazione di sedersi a scrivere rincorrendo emozioni che (non) furono. Quindi, oggi, preferisco dar vita ad un collage di pensieri riportati qua e là nei precedenti articoli di Mi Ritorni in mente per comprendere meglio i vari stati d’animo vissuti nel corso di questi ultimi anni e scoprire come siano ancora del tutto vivi. Perché nessuno di noi deve perdere le speranze di vedere ancora il Toro e ciò che, anche per scherzo, ci siamo augurati o abbiamo sognato può, anzi deve realizzarsi, perché noi siamo i tifosi di una favola che riserva sempre tanti colpi di scena, spesso anche tristi, ma è una favola che in quanto tale non avrà mai fine e sarà sempre bella.
Dall’articolo “Mi sembra impossibile che io segua ancora te” del 30 gennaio 2009.
…la tentazione di chiamare Cairo per proporgli un progettino che ho in mente è sempre più forte, ma penso costantemente anche all’idea di andare in vacanza a Dubai, di prendere contatti con uno sceicco, spiegandogli in perfetto arabo come la filosofia e lo spirito del Toro, nel senso di forza e coraggio, possano essere facilmente assimilabili al concetto della jhiad islamica, nella speranza che compri la squadra e ci faccia diventare i più forti al mondo…
Dall’articolo “Ritorno al futuro” del 23 ottobre 2008
…“Certo che sei strano, papà! Senti, ma non mi vuoi proprio dire come finì quel derby?”“No, amore mio, no. Fai una cosa. Domani, che è domenica, vai a compare il giornale in edicola e leggi la cronaca del derby in cui hai appena visto il Toro trionfare. Ecco, pensa magari che la stessa cronaca si possa adattare a quel derby di tanti anni fa, quando tu eri piccolo e, proprio in quei giorni, andavi in giro a dire a tutti quelli che incontravi per strada che la bicicletta del tuo papà era stata rubata da quelli…i cattivi della Juve…"
Dall’articolo “Grazie Campioni” del 10 settembre 2009
…Dopo un’estate di contestazioni di piazza, di sit-in di protesta, di accese discussioni in comune, era obbligatorio essere testimoni della prima uscita ufficiale di un gruppo di giocatori che aveva sposato la nostra causa. Ben presto si comprese che qualcosa di magico si stesse avverando. In un certo senso era già un miracolo la sopravvivenza del Torino, con il suo nuovo torello sul marchio e con i propri colori di sempre.La nostra squadra scese in campo con 11 calciatori che si conoscevano appena, non erano riusciti nemmeno a disputare un’amichevole insieme, a stento gli uni conoscevano i nomi degli altri. C'era pure chi riuscì a giocare gli ultimi 10 minuti della partita dopo essersi trasferito da Roma a Torino la sera prima della partita. Eppure giocò il Toro, non il Torino…
Dall’articolo “Corsi e ricorsi storici” del 23 aprile 2009
...Siamo vostri clienti, paghiamo per vedere solitamente uno spettacolo indecente, ci contorciamo sugli spalti dal nervoso, non raccontiamo la verità ai nostri figli quando torniamo a casa e ci chiedono il risultato del Toro, resistiamo tenacemente agli sfottò dei nostri colleghi in ufficio e, nonostante tutto, saremo sempre vostri clienti. Probabilmente anche questo discorso non vi interesserà più di tanto, sembra che nulla riesca a smuovervi, ma allora tirate fuori un po’ di orgoglio personale anche solo per il vostro futuro...
Dall’articolo “Cari angeli del Grande Torino” del 1 maggio 2008
…Ecco, quello che magari vi chiediamo, cari angeli, a costo di sembrare un po’ irriverenti, è di soffiare in rete, se fosse il caso, il pallone decisivo della partita di domenica prossima. Sapete, dopo una quindicina di pali che avrebbero potuto concretizzarsi in altrettanti reti per la vittoria, ci sentiamo un po’ in credito con la Dea bendata. Non vogliamo sembrare vittimisti: lo siamo e con ragione. Se poi non fosse necessario, godetevi la partita e raccogliete, orgogliosi, il tributo e gli omaggi che da sempre vi rendiamo, devoti e fedeli come poche altre comunità al mondo.Grazie di cuore e portate pazienza, ma la nostra religione siete voi…
Dall’articolo “La partita che non c’è mai stata” dell’11 aprile 2008
…La Coppa Uefa del 1992 non verrà mai assegnata ufficialmente a nessuna delle due squadre, ma rimarrà comunque sempre un ricordo indelebile nella memoria di tutti coloro che hanno voluto credere a questa suggestiva rivisitazione della realtà…
Dall'articolo "Deliri in libertà" del 27 maggio 2010
...Noi non apparteniamo nemmeno al calcio. Siamo un’entità diversa, con tutto il nostro mondo di valori, di riferimenti, di gioie e di dolori. La partita di calcio è solo un pretesto per ritrovarci e strizzarci l’occhiolino. Per mantenere quel contatto settimanale che ci tiene in vita, che alimenta la nostra comunità e il nostro senso di superiorità. Noi siamo superiori. Alle altre squadre, agli altri tifosi, al destino e alle banali vicende della vita. Noi creiamo valori, cultura; abbiamo le nostre regole e ci distinguiamo per un forte senso di appartenenza ai nostri stessi simili. Tutto ciò ci tiene in vita. Il resto è superfluo...
Dall’articolo “Brescia-Torino è..” del 3 settembre 2009
…è l’incredulità di come ogni tanto possa andare di culo anche a noi…
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