Sono sbuffi di memoria, pensieri lontani, tra lo sferragliare delle prime auto e l’atmosfera della bella epoque.
mondo granata
Cuore Toro. Buon Compleanno
Dagherrotipi antichi, immortalano uomini arditi con i baffi a manubrio e una bombetta, con un sogno nel cuore e una sfera di cuoio tra i piedi. Una mescolanza di lingue e accenti si levò quella sera al Ristorante Voigt di via Pietro Micca a Torino, la larga parlata piemontese era interrotta da esclamazioni svizzere, interventi anglosassoni, questioni in francese.
Si erano trovati per fare nascere una nuova squadra di calcio, alcuni erano dirigenti fuoriusciti dalla Juventus, gli altri erano i superstiti della crisi economica F.C. Torinese, si fusero e con un brindisi epico nacque il Foot Ball Club “Torino” : era il 3 dicembre del 1906 alle 21.
Dopo novantanove anni il mito continua. Bruciano ancora di passione i cuori granata, coriandoli leggeri, in un carnevale mai finito, frammenti indomiti col Toro nella anima.
Sono lì accerchiati dai ricordi, al Filadelfia magico scrigno del “Grande Torino”, oppure su un colle maledetto a mordicchiare acidi relitti, atomi distrutti da un tragico congegno.
Poi li ritrovi festanti nell’assistere alla metamorfosi di un fragile e leggero lepidottero lariano, che volteggia nel campo, timido e ribelle: Gigi Meroni, che troppo presto sbattè le ali sull’algido cemento, con le ali spappolate sotto pneumatici di morte.
Negli anni settanta sono festanti, il ritorno degli dei granata, Pulici, Graziani, Claudio Sala, Radice, tutti abbracciati in un tricolore indimenticabile, l’ultimo. Poi il declino, la lenta discesa, fino all’eutanasia. Erano immobili, con brandelli di Toro tra le mani, francobolli usati, appiccicati su lettere anonime che nessuno vuole spedire, vittime di Cimminelli e Romero: sicari spietati. Infine la resurrezione, l’editore del sorriso, con il nome da capitale egizia, riesumò la mummia granata e le diede nuova vita e dignità.
Adesso sono qui ad un anno dal centenario, pronti a riprendersi la loro storia e ritornare protagonisti nel mondo che gli apparteneva. Attendono il derby, non per vincerlo, ma viverlo, per divorare novanta minuti di rabbia purissima, zolfo e anima, bruciare di Toro.
Un bellicoso popolo di guerrieri, ritorna al Comunale dopo un esodo di sedici anni, avrà la sua arena, attenderà la Juventus, pronto ad urlare al mondo che è meglio essere a pezzi che a strisce… bianconere.
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