mondo granata
Da Junior a Meroni
di Giacomo Serafinelli
Buongiorno Toro...approfondendo tramite e mail con un lettore di nome Carlo la storia granata di Leo Junior, sia io che il signor Carlo abbiamo convenuto che le differenze tra il calcio di ieri e quello di oggi stanno essenzialmente nell'atteggiamento dei calciatori e nella loro graduale ma inesorabile trasformazione da atleti privilegiati in cosiddetti “vip”.
Ma chi erano i Pulici, i Sala, i Junior (per parlare solo dei granata)? Erano campioni col pallone e allo stesso tempo persone intelligenti e umili.
Si trattatava di uomini normali che avevano sfondato nel mondo del calcio e che dimostravano con le parole, i gesti e l'impegno costante di rendersi pienamente conto della fortuna che era capitata loro. Quando ad esempio si trovavano un microfono davanti davano risposte che non di rado si dimostravano tutt'altro che banali e scontate.
Erano uomini, appunto, e come tali rispondevano, senza bisogno di recitare copioni.
Capitava anche quaranta, cinquant'anni fa che ci fossero giocatori che rompevano gli schemi anche fuori dal campo, ma non per scandaletti costruiti ad arte, per aver commesso un florilegio di infrazioni stradali o per aver tirato freccette contro colleghi più giovani, ma perché erano veramente persone non convenzionali: in una parola, artisti.
Sto pensando proprio a lui, Gigi Meroni, l'esile farfalla dalla folta chioma che amava dipingere, vestirsi con le sue creazioni ed ascoltare i Beatles.
Aveva una sensibilità assoluta, Gigi, e la sua imprevedibilità era apprezzata da pochi: né dagli avversari in campo, né dalla stampa fuori; proprio i giornalisti ed i benpensanti ne fecero un bersaglio di attacchi per lo stile di vita e l'idea di libertà che portava avanti senza curarsi di nessuno. Ma per i tifosi è stato e sarà sempre un ragazzo eccezionale ed un'ala prodigiosa.
Il calcio di oggi, pur con le ovvie e bellissime eccezioni, non è altro che lo specchio della società: prevale il conformismo e il bisogno di apparire. Chi tra i giocatori attuali supererà il tempo della propria carriera e sarà ricordato come mito, leggenda o grande campione? Chi avrà saputo coniugare le qualità morali con quelle tecniche? Ai posteri l'ardua sentenza.
“Gigi Meroni è stato tra i simboli di un'epoca. E' stato il simbolo di una certa (bellissima) idea di calcio. Per questo oggi il suo ricordo giganteggia. Per questo nessuno oggi immaginerebbe più di raccontare l'Italia degli anni sessanta, non solo calcistici, senza nominarlo. Per gli uomini che segnano i tempi è sempre così. Prima sottovalutati, poi riscoperti e vissuti con identificazione e ammirazione crescenti.” Nando Dalla Chiesa
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