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Dal Toro al Milan e ritorno: Gigi Lentini

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di Walter Panero
Redazione Toro News

Maggio 1992: speranze

“Ma secondo te lo danno via?” mi chiede un ragazzino con la faccia piena di brufoli sull’autobus zeppo di gente felice e vestita di granata. Lo incontro spesso quando torno dallo stadio e a volte parliamo della partita. Chissà poi perché lo sta chiedendo proprio a me: manco fossi un addetto ai lavori, uno che ne sa più degli altri. Certo! Ho qualche anno più di lui e magari questo gli ispira fiducia, ma davvero non so cosa rispondergli. Conosco però perfettamente ciò che lui si aspetta che io gli dica. E davvero non mi costa nulla accontentarlo: “No….di sicuro non lo danno via. Borsano ha detto chiaramente che ha ancora intenzione di investire sul Toro. Ha già praticamente preso Pato Aguilera dal Genoa per rafforzare l’attacco. Forse dovrà cedere Cravero, ma se mi chiedi se il nostro Gigi Lentini andrà via, io ti dico di no: Gigi resterà con noi per sempre!”Mentre lo dico, mi rendo conto di non esserne per nulla certo. C’è una parte di me, quella più razionale e pessimista, che pensa che alla fine i grandi club riusciranno a convincere il nostro Gigi. Lo vuole la Juve, lo vuole soprattutto il Milan e quando Berlusconi, con i suoi miliardi, si mette in testa qualcosa la ottiene quasi sempre. L’altra parte di me, quella più romantica, ci crede davvero: d’altronde Gigi Lentini è stato, è, e sempre sarà uno di noi. Ha un anno più di me e me lo ricordo da sempre. Da quando al sabato,  ai tempi del liceo,  andavo ogni tanto a vedere la primavera al Fila e restavo estasiato dai dribbling di quel ragazzo che i vecchi paragonavano ora a Meroni, ora a Claudio Sala. Me lo ricordo al suo esordio in serie A. E ho seguito tutta la sua parabola calcistica che lo ha portato, dopo il “parcheggio” di Ancona, ad affermarsi nel Toro, dapprima in B con Fascetti, e quindi in A con Mondonico. E’ un Toro d’alta classifica. Un Toro che qualche giorno fa si è giocato fino in fondo la finale di Coppa Uefa. Un Toro trascinato da tanti grandi, ma di cui la giovane stella è proprio Gigi Lentini che da un annetto è stabilmente nel giro della Nazionale. No: Gigi Lentini non andrà alla Juve. Non andrà al Milan. Gigi Lentini alla fine rimarrà al Toro. E oggi lo si è visto chiaramente dopo il gol che ha segnato all’Ascoli. Al termine della partita, che ci ha visti trionfare per 5 a 2, Gigi è venuto sotto la Maratona sventolando una bandiera granata. Gigi Lentini ci ha fatto chiaramente capire che vuole restare con noi. Al diavolo le squadre a strisce. In fondo anche  il Toro è una grande ormai:  quest’anno siamo arrivati terzi e basterà davvero poco, forse l’acquisto di Pato Aguilera, per riportarci  a vincere il campionato.

Un mese dopo: delusioni e addii

Giugno sta per finire e con esso il calcio mercato. Abbiamo preso Aguilera e, per potercelo permettere, siamo stati costretti a cedere capitan Cravero alla Lazio e Rambo Policano al Napoli. Il Milan continua a fare pressing, ma Borsano ha ribadito decine di volte che Gigi non si muoverà da Torino. Che sarà lui l’uomo del Toro del futuro. Con in mano il mio abbonamento me ne torno a casa felice e fiducioso per la prossima stagione. Con nella mente gli slalom di Lentini, me ne vado a nanna la sera. Ma fatico ad addormentarmi. Sogni. Incubi. Lentini ha la maglia granata, poi si volta e la sua divisa comincia inesorabilmente a diventare a strisce. Ancora incubi: la faccia di Borsano si trasforma piano piano in quella di un uomo con pochi capelli e un sorriso a quaranta denti. Sono solo brutti sogni. Mi alzo. Accendo meccanicamente la Tv. Faccio un giro di zapping. Ecco: sto ancora sognando! Ancora questi maledetti incubi! Faccio per darmi un pizzicotto, e mi rendo conto che stavolta sono sveglio: la televisione sta dicendo che Gigi Lentini è passato al Milan per la cifra record di 18,5 miliardi di lire. Purtroppo è tutto vero! Fanno vedere Borsano che sostiene di essere stato imbrogliato. Arrivano le prime dichiarazioni del giocatore che dice di non aver potuto rifiutare l’offerta e di essere sempre stato convinto di rimanere al Toro come da sua volontà. Gli unici ad essere davvero fregati da tutto ciò siamo noi tifosi, noi che ci fidiamo ancora di Borsano, noi che pensiamo che il calcio sia ancora un gioco, uno sport, e non la colossale macchina d’affari che è diventato. Scendiamo in piazza. Andiamo a contestare davanti alla sede. Qualcuno farà addirittura causa alla società chiedendo il rimborso dell’abbonamento. Giusto farsi sentire, ma purtroppo è tutto inutile.

Passano gli anni: ritorni…

Il calcio stava cambiando sotto i nostri occhi e non ce ne rendevamo conto. Stavamo andando verso un epoca in cui i grandi club si sarebbero spartiti i giocatori più forti a prescindere dal fatto che questi servissero o meno alla causa. Che se ne faceva il Milan di Lentini avendo già esterni come Gullit e Donadoni? Probabilmente nulla: ma lo scopo era quello di toglierlo alla concorrenza. Lo scopo era quello di fare il grande colpo per far parlare di sé e per incrementare gli abbonamenti.Stava cambiando il calcio e, senza che lo sapessimo, stava morendo piano piano il Toro. La primavera di Borsano si rivelò presto effimera. Quella squadra che ci diede tante gioie e che, l’anno seguente, pur senza il nostro Gigi, avrebbe vinto la Coppa Italia, venne smantellata nelle due stagioni successive. Per Gigi Lentini al Milan le cose andarono benino il primo anno, che si concluse con la vittoria in campionato, ma poi, a causa di un brutto incidente stradale, il nostro Gigi smise di essere quello di prima. Perse gran parte dello scatto irresistibile che lo aveva sempre contraddistinto. Rimase ai rossoneri fino al termine della stagione 1995-96: vinse e guadagnò tantissimo, ma giocò sempre meno.All’inizio della stagione 1996-97 passò quindi all’Atalanta del suo mentore Mondonico, che lo rilanciò come uomo e come giocatore. Tornò al Toro nel 1997 e vi rimase per altre tre stagioni, contribuendo, sempre sotto la guida del “Mondo”, al ritorno in A del Toro al termine della stagione 1998-99.Nel gennaio del 2001, col Toro in B, venne spedito al Cosenza, squadra nella quale militò fino alla stagione 2003-2004. Alla bella età di quarant’anni continua a giocare nelle categorie dilettantistiche: dopo qualche stagione nel Canelli, milita attualmente nella Saviglianese in Promozione.