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mondo granata
Cosa narra il Decameron? Narra di un gruppo di giovani che per dieci giorni si trattengono fuori da Firenze per sfuggire alla peste nera che in quel periodo imperversava nella città, e che a turno si raccontano delle novelle di varie tematiche. Sull’idea di Giovanni Boccaccio vorremmo strutturare qualcosa di simile insieme a voi. Il Decreto #iorestoacasa ci costringerà giustamente a rimanere nelle nostre abitazioni fino al 3 aprile. E allora perché non sforzarci con la memoria e provare a ricostruire alcuni nostri frammenti di vita rigorosamente granata. Momenti che giacciono nella nostra testa, ma potrebbero tenere compagnia e regalare emozioni ad altri “colleghi di fede”. Come Toro News, vorremmo creare un casolare virtuale granata, sull’esempio di Boccaccio, così come le storie che vorremmo che voi condivideste con noi e con tutti gli altri “fratelli” del Torino. Un modo per tenerci impegnati e per liberarci per qualche momento dei cattivi pensieri. Continuiamo dunque con la trentasettesima giornata di novelle.
MANDA LA TUA NOVELLA GRANATA A redazione@toronews. net
Il mio goal goal più bello non è il migliore per difficoltà del gesto tecnico, né per il peso nella storia del Toro, o per il protagonista che lo ha segnato. Lo scelgo perché nei ricordi è il più granata.
18 novembre 1984, nona giornata, derby di andata. Noi ci arriviamo secondi in classifica a due punti da un Verona inarrestabile o quasi, dopo aver battuto 2-0 il Milan con Schachner e una pennellata di Junior. Loro, dopo un 4-0 subito a Milano dall'Inter di Rumenigge: troppo indietro in classifica per perdere altro terreno.
Comunale esaurito, siamo in 65mila: in Maratona lo storico striscione del toro rampante è diventato un gigantesco sipario che cala su noi tifosi all'ingresso dei giocatori dal tunnel della curva opposta, il calendario dice che è la Juve a giocare in casa.
E' una giornata di sole, la lunga attesa del fischio di inizio è scandita da cori che rimbalzano dalla Maratona alla curva Filadelfia, via via in ombra, lugubre nel buio che inghiotte gli striscioni dei Drughi.
Agnolin ha il suo da fare per tenere la partita in pugno, nei primi minuti: nessuno tira indietro la gamba, ogni fallo accende un capannello di giocatori. Danova, Francini, Ferri; Bonini, Favero, Tardelli non fanno complimenti. Ma questo Toro vuole e sa giocare a calcio. A centrocampo, Gigi Radice, accanto a Dossena e Zac ha Leo Junior e a creare superiorità e geometrie arriva spesso Galbiati, il nostro libero.
Loro portano spesso fuori zona un nostro difensore con Briaschi, che copre molti metri, davanti: dalla curva vediamo gli spazi che crea all'improvviso per Boniek e Platini.
Poi, al quarto d'ora, una punizione proprio sotto la Maratona. Tutti ci aspettiamo la parabola sul palo lontano, ma Platini inventa una rasoiata che lascia impietrito Martina: 1-0 Juve.
Zac si mangia un goal fatto, dall'altra parte, e andiamo all'intervallo sotto.
Sotto sì, ma immeritatamente. E poi, l'anno prima gliene abbiamo fatti 3 in 7 minuti, siamo il Toro!
Devono pensarlo anche i giocatori, perché danno l'anima e il pareggio arriva con un'azione splendida, tutta di prima, che porta Galbiati sul fondo a destra, Schachner a fare da torre sul palo opposto, a sinistra, e Francini ad anticipare Tacconi in area.
E' il calcio di Radice: corale, totale, spettacolare.
E non ci basta, attacchiamo ancora, sfioriamo il raddoppio un paio di volte almeno.
Cala il buio anche sulla Maratona, ormai, il Trap guarda nervoso l'orologio e pensa forse alla sostituzione tattica, dopo quella di Prandelli per Vignola, per consumare qualche secondo degli ultimi minuti.
E' l'89esimo: Leo corre alla bandierina e indietreggia sulla pista di atletica, sembra quasi danzare in punta di piedi mentre osserva la tonnara dell'area di rigore. Dalla Maratona, la prospettiva schiacciata ci restituisce solo maglie bianconere a difendere il pari.
Ma lui, Leo, vede quello che noi non vediamo e calcia forte sul primo palo un pallone tagliato ed alto, altissimo. Lo può prendere solo Aldo Serena, bruciando Brio e Bonini e insaccando alle spalle di Tacconi: 2-1!
Nessuno di noi vede quel pallone toccare terra. Vediamo solo Serena, continuare a saltare con noi della curva sempre più in alto, accompagnato dal boato della Maratona.
A 17 anni nulla è impossibile e torno a sognare lo scudetto del Toro, dopo quello che avevo vissuto sempre con Radice in panchina, 8 anni prima: il pianto di Castellini all'ultima in casa contro il Cesena, mio papà senza voce per un paio di giorni, il goal di Pulici in tuffo e quella voglia di giocarsela con tutti, senza paura, fino all'ultimo minuto, da granata.
Paolo
Era il 5 novembre 1972 ed al Comunale di giocava il "derby della Mole".
In quegli anni era raro che potessi ad andare a vedere le partite del TORO allo stadio, in quanto giocavo a calcio nelle serie minori e tutte le domeniche ero impegnato.
Quella domenica però ero squalificato, così, aggregatomi al gruppo "Granata" del mio paesino, riuscii ad assistere dal vivo ad una partita del mio TORO.
E che partita!!!
Una vittoria per 2 a 1 nel derby, impreziosita da una doppietta di "Pupi", il mio campione preferito e quasi mio coetaneo.
Già il primo goal era stato bellissimo: una rasoiata dal limite dell'area, su tocco di Bui.
La rete del 2 a 0 è stata però favolosa: Pupi, ricevuto il pallone appena dentro la metà campo bianconera, si era portato rapidamente in avanti.
Arrivato ad una decina di metri dall'area avversaria, in posizione un po' decentrata sulla sinistra,si accorse con la coda dell'occhio che Zoff era fuori posizione (troppo avanti) ed ha quindi lasciato partire un delizioso pallonetto che ha scavalcato il portiere e si è adagiato morbidamente nella rete avversaria.
A quel punto vi lascio immaginare il delirio che si era scatenato sugli spalti di fede granata!!!
La partita finì 2 a 1 per Noi (per i "gobbi" segnò Anastasi).
Per tutto il viaggio di ritorno, oltre un'ora in 5 su una 500, stipati come sardine, abbiamo continuato a rivivere la partita, riprovando le emozioni dello stadio.
Altri tempi e altro TORO!!!
F.V.C.G.
Mariolino Zimaglia
Mi chiamo Luca, sono nato e vivo in Svizzera, mi sono avvicinato al calcio e al Toro nel 1980 e sono andato allo stadio per la prima volta nel gennaio 82 a vedere Como-Torino 0-1 gol di Bonesso.
Comunque se devo scegliere il gol più bello che ho visto, ne ho visti parecchi, scelgo il gol del 2-0 di Ezio Rossi in Toro-Samp 4.1 del campionato 87.88 su cross di Bergreen lui fa una semirovesciata da campione. Se fossi stato allo stadio forse però avrei scelto il colpo di tacco di Casagrande in Toro-Milan del 92'
Luca.
https://www.toronews.net/mondo-granata/decameron-granata-raccontateci-il-goal-piu-bello-visto-allo-stadio/
"PRIMA PUNTATA – Decameron granata – La prima volta allo stadio: “Al Fila nel ’59, Toro in B ma che bolgia…”
"SECONDA PUNTATA – Decameron granata – La prima volta allo stadio: La prima volta allo stadio: “Quelle emozioni degli anni 70-80”
"QUINTA PUNTATA – Decameron granata – La prima volta allo stadio: “Il colore granata, il più bello del mondo “
"SESTA PUNTATA – Decameron granata – La prima volta allo stadio: “Da quel giorno non ci fu storia, diventai del Toro “
"SETTIMA PUNTATA – Decameron granata – La prima volta allo stadio: “Mi sentii parte viva della storia della mia squadra “
"OTTAVA PUNTATA – Decameron granata – Derby indimenticabili: “Quel giorno capii cosa significa essere del Toro”
"DECIMA PUNTATA – Decameron granata – Derby indimenticabili: “27 marzo 1983, sembrava di essere in orbita”
"UNDICESIMA PUNTATA – Decameron granata – Derby indimenticabili: “Ricordo il ruggito della Maratona e l’urlo di tutti i tifosi”
"DODICESIMA PUNTATA – Decameron granata – Derby indimenticabili: “Non vedo l’ora di tornare a gioire”
"TREDICESIMA PUNTATA – Decameron granata – Derby indimenticabili: “Quel rosso a Glik…”
"QUATTORDICESIMA PUNTATA – Decameron granata – L’idolo d’infanzia: “Provavo a imitare Pulici nelle rovesciate”
"QUINDICESIMA PUNTATA – Decameron granata – L’idolo d’infanzia: “La figurina a colori se ne sta in una pagina aperta per caso”
"SEDICESIMA PUNTATA – Decameron granata – L’idolo d’infanzia: “Si chiamava Giorgio, veniva da Trieste ed era il mio supereroe”
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