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Decameron granata – Il ricordo del Grande Torino: “La dimensione della tragedia l’ebbi il giorno dei funerali”

Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo

L’iniziativa / La quarantaduesima puntata della nostra raccolta di novelle tra i lettori

Marco De Rito

"Cosa narra il Decameron? Narra di un gruppo di giovani che per dieci giorni si trattengono fuori da Firenze per sfuggire alla peste nera che in quel periodo imperversava nella città, e che a turno si raccontano delle novelle di varie tematiche. Sull’idea di Giovanni Boccaccio vorremmo strutturare qualcosa di simile insieme a voi. Il Decreto #iorestoacasa ci costringerà giustamente a rimanere nelle nostre abitazioni fino al 3 aprile. E allora perché non sforzarci con la memoria e provare a ricostruire alcuni nostri frammenti di vita rigorosamente granata. Momenti che giacciono nella nostra testa, ma potrebbero tenere compagnia e regalare emozioni ad altri “colleghi di fede”. Come Toro News, vorremmo creare un casolare virtuale granata, sull’esempio di Boccaccio, così come le storie che vorremmo che voi condivideste con noi e con tutti gli altri “fratelli” del Torino. Un modo per tenerci impegnati e per liberarci per qualche momento dei cattivi pensieri. Continuiamo dunque con la quarantaduesima giornata di novelle.

"MANDA LA TUA NOVELLA GRANATA A redazione@Toronews. net

"Per motivi anagrafici il "mio ricordo"del Grande Torino è legato alla ormai lontana infanzia(non andavo ancora "a scuola"). Non molto per aver già maturato la consapevolezza  del "granata  in embrione"che già era in me cresciuto in un contesto familiare "torinista"non certo "altolocato" ma ricco di "valori", realtà simile alla più parte delle famiglie che in quella Torino disastrata del primo dopoguerra "arrancava"in attesa di un futuro "meno incerto".

"Il calcio veniva seguito con i modesti mezzi dell'epoca:radio e talune volte(si guardava pure alla liretta)anche attraverso le cronache del quotidiano sportivo cittadino allora impreziosito da "grandi firme" del giornalismo che papà mi leggeva alla sera. Di quel 4 Maggio ho un ricordo "sfuocato" ed ho appreso la notizia (senza coglierne appieno il dramma)attraverso la radio che mamma teneva accesa mentre "sbrigava le faccende domestiche"con me "tra i piedi".

"La dimensione della tragedia seppur vista da un bimbetto di 5 anni, l'ebbi il giorno dei "funerali solenni". Come avrei potuto dimenticare "la fiumana"di persone che attraverso il centro cittadino giunse in P.zza Castello? Tra quella folla ero presente anch'io sulle spalle di papà che piangeva. Quel fatto (credevo che a piangere fossero solo i bambini)mi è rimasto scolpito nella memoria e scattò la scintilla dell'amore per la maglia granata. Via via consolidatosi negli anni e che ancor oggi ostento con orgoglio.

"G. Natali

La mattina del 5 maggio 1949, mentre andavo a scuola, vidi un gruppo di persone che discutevano visibilmente dispiaciute, qualcuno imprecava anche, mi avvicinai incuriosito e seppi subito la terribile notizia. Il Torino era morto!

La sera precedente l’aereo su cui viaggiava tutta la squadra del Torino, di ritorno da una partita amichevole giocata a Lisbona, si era schiantato contro la collina di Superga.

All’epoca le notizie arrivavano quasi sempre per passa parola, non esisteva internet, e nemmeno si pensava che un giorno potesse esserci un modo di comunicare così immediato, non c’era la televisione e solo i più fortunati avevano una radio in casa. A casa mia la radio non c’era.

Ma torniamo ai fatti, cosa era per quei tempi la squadra di calcio del Torino?

  •  Era la squadra che aveva vinto gli ultimi quattro campionati e si apprestava a vincere il quinto;
  • Era la squadra che dava fino a 10 giocatori alla Nazionale;
  • Era la squadra che non aveva rivali in Italia, ma che era vincente anche fuori dai confini;
  • Era, soprattutto, la squadra che incarnava lo spirito dell’Italia che riemergeva con sacrificio,  caparbietà, determinazione dalle macerie della guerra e ci ridava l’orgoglio di essere italiani.
  • La domenica, quando si giocavano le partite, solitamente, io e gli amici del mio quartiere andavamo a casa di un vicino, che possedeva una radio, ad ascoltare le radiocronache appassionate e fantasiose di Nicolò Carosio e ci sentivamo coinvolti e partecipi alle giocate dei nostri eroi.

    Spesso alla fine delle partite, con una palla, il più delle volte fatta di stracci, giocavamo per strada sognando di imitarli.

    La formazione del Torino era sulla bocca di tutti, la recitavamo come il Pater Noster: Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola.

    Dal giorno della scomparsa, per noi tifosi, il Torino è diventato una parte dell’esistenza; la maglia granata: una seconda pelle; lo stadio Filadelfia, sciaguratamente demolito, ed ora ricostruito: un tempio; il 4 maggio : il ricordo struggente di sogni irripetibili.

    Quasi a voler dare una plausibile giustificazione al tragico evento, mi consola pensare che il destino si portò via tutti perché restassero per sempre INVINCIBILI

    Sono nato e sempre vissuto in Basilicata, ora ho 83 anni, ma il mio attaccamento al Toro, alle sue vicende, spesso tragiche e dolorose, si è nel tempo ingigantito. Al mio paese, dove ora i tifosi del Toro sono pochissimi, causa lo scorrere del tempo che se ne portato via alcuni e, purtroppo, per i risultati sportivi, io sono individuato e spesso salutato con un “Forza Toro”, che non è inteso come sfottò, ma come rispetto per la mia fedeltà e per la squadra.

    FORZA Toro!

    Biagio Scaldaferri

    "Son nato nel 1960 e non ho vissuto direttamente né i fasti né la tragedia della più grande squadra del mondo.

    "Son nato in una famiglia di un solo colore : il granata il Toro mi è stato inculcato dai miei nonni, da mio padre e da mio padrino.

    "Ed è stato il racconto degli invincibili, fatto a più riprese, in anni diversi, aggiungendo sempre un particolare, un dettaglio in più che ha fatto nascere in me il tifo per il granata, il più bel colore del mondo!

    "Da adolescente ho vissuto sui ricordi dei miei parenti della tromba cha annunciava il quarto d’ora granata. Poi ho avuto la fortuna di essere protagonista da tifoso dello scudetto del 1976, di aver visto giocare Pulici e Graziani e , soprattutto Meroni.

    "Ho sempre considerato il Toro di Pianelli e Radice come l’ estensione del Toro di Novo e Erbstein , di Mazzola e Bacigalupo.

    "Da adolescente molte volte, nelle giornate estive, inforcavo la mia bici da Pino Torinese, dove abitavo, mi ritrovavo a Superga a dire un semplice ciao alla squadra che aveva creato in me un modo d’essere, una certezza, uno stile . E lì, davanti alla lapide con i fiori lasciati da altre squadre e da semplici cittadini, sentivo gli urli del Filadelfia e la passione di un popolo che nei suoi beniamini domenicali ritrovava le forze che la settimana in fabbrica  toglieva loro.

    "Ritrovava la comunione in un credo comune, la certezza di avere un qualcosa di importante in cui credere e di cui essere certi.

    "Quel qualcosa che un sera di inizio maggio è stato strappato dal destino per sempre . Ma che vive e vivrà ancora più forte perché il tifoso del Toro ha i sé l’essenza del Grande Torino.

    "Non importa se il Toro è in serie b o se fatica a vincere con l ultima in classifica. Importa quanto della storia del calcio italiano e mondiale abbiamo rappresentato e rappresenteremo sempre

    "Forza Toro

    "Riccardo Bussone

    https://www.toronews.net/mondo-granata/decameron-granata-raccontateci-il-vostro-grande-torino/

    "Continuate a mandarci le vostre novelle sulla mail redazionale (redazione@Toronews. net). Non dimenticate di firmare l’email e soprattutto continuate a farci sognare e svagare in questo momento complicato per l’intero paese