mondo granata

Desperado (2)

Redazione Toro News
di Mauro Saglietti

Riassunto puntata precedente. Paul Tritagobbi torna nella città di Gobbstone, un tempo Bullville, anni dopo il devastante incendio che ha distruttola sua città Filaburg e che ha portato via le vite di sua moglie e della piccola figliola.L’autore dell’incendio, lo spietato e sanguinario killer Lucky Ladrone, è diventato padrone indiscusso della città di Gobbstone (ex Bullville). La tribù indiana bellicosa e attaccabrighe dei Truzzajo, che lo ha aiutato nel crimine, ha sferrato un attacco mortale contro la pacifica tribù dei Piedistorti, costringendola a rifugiarsi nelle impervie vallate tra le cime più alte. Quando Paul ritorna a Gobbstone, trova ad attenderlo il vecchio fabbro di Filaburg e la figlia diciassettenne Moonray, silenziosamente innamorata di lui, Donna Carmen, una donna affascinante e misteriosa, anch’ella scampata all’incendio di Filaburg, e i superstiti indiani Piedistorti, guidati dal capo Toro Scalcinato.Il tempo accelera la sua corsa nella vallata. Paul è tornato in cerca di vendetta, ma il suo destino si incrocerà con la ricerca di un misterioso e leggendario tesoro, con l’attacco finale dei Truzzajo ai Piedistorti e con la difficile e tormentata scelta tra la donna di Picche e quella di Cuori.

 

Era mattino presto, quando le vedette dei Piedistorti percepirono le prime lontane vibrazioni sul terreno. Paul Tritagobbi fu svegliato dal Grande Capo Toro Scalcinato, dopo poche ore di sonno tormentato.- Fratello, ci siamo… - disse con voce serena e sguardo triste.Paul accorse col Capo Indiano sulle rocce che davano sulla grande pianura.Una nuvola di polvere si stava alzando in basso, alle pendici delle prime propaggini montuose.Nessuno dei due parlò. Sapevano entrambi troppo bene che quel momento prima o poi sarebbe arrivato.Era la carica dei Truzzajo, che salivano verso di loro con fare scalmanato, sui loro cavalli con alettone o con le lucine blu fosforescenti sugli zoccoli. Suonavano il clacson del cavallo all’impazzata e di lontano perveniva il loro grido di battaglia, il tristemente conosciuto “Ohu!”.Paul Tritagobbi volse lo sguardo alla faretra di Toro Scalcinato.Una sola freccia. Era quello che era rimasto all’intera tribù dei Piedistorti dopo anni di difesa disperata.I due uomini si rivolsero uno sguardo che sapeva di molte parole. Poi si prepararono alla battaglia.

 

Le strade di Gobbstone erano insolitamente deserte, nonostante quella fosse l’ora del commercio. Mille volti impauriti e rassegnati osservavano, nascosti dietro le finestre, la lontana nuvolaglia che stava salendo sull’altopiano per attaccare l’accampamento dei Piedistorti.Lucky Ladrone, l’unico uomo in strada, scrutava la scena soddisfatto, con le mani sui fianchi e un sorriso quasi soave. Anton Trapiantato, Bobby Tirapiedi e Frank Barbigio, erano silenziosamente appostati sotto la tettoia della Donega Bank.Donna Carmen stazionava sulla soglia del Saloon, scrutando la montagna e l’orda polverosa con sguardo indefinibile.Moonray era chiusa in camera, seduta allo scrittoio di fronte alla finestra. Aveva il mento appoggiato sulle mani e piangeva silenziosamente.Il padre le scivolò alle spalle senza che lei se ne accorgesse.- Che cos’hai, piccola mia? – le chiese – Non me lo vuoi proprio dire?- Niente Papà… - sobbalzò la ragazza, nascondendo le lacrime – Oggi mi sento molto stanca e non ho voglia di andare al Saloon…L’uomo le posò le mani sulle spalle, guardando il polverone vicino alla montagna. Sospirò.- Ci sono tante cose che non sfuggono agli occhi e al cuore di un padre. I sospiri di una figlia ad esempio. Il cuore di una ragazza di diciassette anni può battere così forte da risvegliare il mondo… - fece una pausa – E’ per Paul, vero?L’uomo le prese la testa tra le mani e la appoggiò dolcemente al proprio petto. Ricordi lontani gli trafissero la mente.- Quell’uomo è maledetto, Moonray. Ha il suo carico di odio, vendetta e morte addosso e non può farci nulla… e ha oltre dieci anni più di te…Moonray scoppiò a singhiozzare.- Oh Papà, lo amo da morire… lo amo tanto! Ma lui non mi ama… non può amarmi. Forse c’è un’altra donna nel suo cuore… Mi sento tanto ridicola…Oh Papà, ho tanta paura che lui oggi muoia lassù in montagna… ho tanta paura…Gli occhi del vecchio i rigarono di commozione per il giovane cuore della figlia.- Paul sa cavarsela… - disse guardando il nuvolone che risaliva la montagna – Ce la farà… In qualche modo sento che ce la farà. Pregò Iddio che fosse vero.

 

Le propaggini dell’altopiano si riempirono di pulviscolo.Erano gli avamposti dei guerrieri Truzzajo, i cui cavalli stavano per posare gli zoccoli sulle prime rocce.- Non dovete avere paura! Nessuno scappi! – urlò Paul Tritagobbi agli undici guerrieri scelti della tribù dei Piedistorti, posti a distanza equidistante tra di loro.- Non esiste via di fuga! Dovete crederci. Dobbiamo crederci, tutti insieme!  D’accordo?I ragazzi fecero segno di sì con la testa, alcuni di loro visibilmente emozionati, altri col furore negli occhi, mentre lo scalpitio dei cavalli nemici, si faceva sempre più vicino.- Anche voi! – gridò Paul rivolgendosi ai timorosi aiutanti, che avrebbero dovuto offrire supporto agli undici guerrieri – Non dovete tremare. Siete… siamo gli uomini di Toro Scalcinato… non possiamo avere paura! Al mio “via”, fate come vi ho spiegato…Il terreno tremava, i Truzzajo erano al galoppo a non più di cento metri.Brandivano i loro Tomahawk urlavano “Ohu”, e suonavano i clacson.- Non ancora! – urlò Paul Tritagobbi.I cavalli si avvicinarono.- Non ancora!!! – L’orda era a non più di quaranta metri.- Ora!!! Carica! Comincio io! – gridò Paul.Un aiutante raccolse da terra un involucro di pelli legate tra di loro, simile a quello con cui Paul era arrivato all’accampamento.Poi lo lanciò per aria.Paul attese che la palla cominciasse la parabola discendente e la puntò con la mano.Si coordinò e si elevò in volo con un balzo.Colpì il mucchio di pelli quasi sferico con una sforbiciata volante, impattandolo col collo del piede.Il pallone di pelli schizzò in avanti come un proiettile e si abbatté con precisione sul primo guerriero Truzzajo, decapitandolo.- Forza… ! Avanti! Alla carica! – urlò Paul Tritagobbi mentre nel cielo si alzavano a ripetizione le sfere di pelle lanciate dai Piedistorti aiutanti.PUM…PUM… PUM… partirono a raffica come missili e si abbatterono sui corpi della tribù nemica.I corpi volteggiarono, si abbatterono sventrati tra le gambe dei cavalli, precipitarono a terra.PUM... PUM… PUM… i giovani guerrieri Piedistorti e Paul Tritagobbi si libravano, coordinandosi in colpi spettacolari, chi calciando col destro, chi col sinistro, chi con entrambi i piedi, chi di testa, abbattendo uno dopo l’altro i guerrieri Truzzajo, la cui onda d’attaccò si arrestò in una frenata di morte.Decine, centinaia di palloni, preparati durante la settimana dalle squaw superstiti, venivano portati, piazzati o lanciati in prima linea da una catena umana organizzata a meraviglia.- Forza! Anche coi calci da fermo! Forza Ragazzi!- urlò Paul e lesse la determinazione negli occhi di Cuore Rosso Scuro, il guerriero più promettente. Nel suo sguardo riconobbe il suo stesso entusiasmo non ancora macchiato di cinismo, quale era stato molti anni prima.I Truzzajo tentarono di disporsi in assetto di difesa lasciando spazio agli arcieri, ma i loro avamposti furono investiti e trafitti dalla potenza dei missili sferici calciati dagli undici guerrieri.- Ohu?! – Ohu? Ohu! – urlavano disperati, circondati, smembrati e bersagliati dal fuoco incrociato dei Piedistorti, disposti a semicerchio.Cadevano, cercavano la fuga, venivano travolti e calpestati dai loro stessi cavalli, mentre dall’altopiano stava cominciando ad alzarsi una polvere color sangue, che affievoliva i raggi del sole.Era la fine della nefasta  e sanguinaria tribù dei Truzzajo.Qualcuno riuscì a scappare giù per la montagna e si disperse in lontane vallate, lasciando soltanto la loro fuga come testimone del terrore durato tanti, troppi anni.- Fermi… basta così! – urlò Paul Tritagobbi, quando la polvere divenne così fitta da oscurare il sole.- Dovremmo fermarci in ogni caso, viso pallido Paul… - gli rispose da lontano Cuore Rosso Scuro – Abbiamo finito le munizioni… non ci sono più proiettili di pelle…La polvere cominciò a posarsi e a lasciare intravedere il campo di battaglia cosparso di cadaveri nemici. L’urlo di vittoria e di vendetta dei Piedistorti partì lentamente e poi si levò nel cielo fino a diventare un grido talmente potente che in tanti poterono udirlo fino a Gobbstone. Ma Paul non urlò, mentre la polvere si posava.Qualcosa non tornava… non era sicuro di…Ricominciò a distinguere i profili degli alberi, lo strato di Truzzajo morti e uno strano albero, piazzato proprio nel centro del campo di battaglia. Un albero dalle braccia protese, che prima della battaglia non c’era.Comprese troppo tardi che non si trattava di un albero.Si voltò verso Cuore Rosso scuro ed il suo grido perforò come al rallenty la staticità del momento.- NOOOOOO – urlò Paul disperato, mentre il ragazzo si voltava verso di lui senza capire.Tutto fu un attimo.Le braccia dell’albero si tesero in direzione di cuore Rosso Scuro nello stesso istante nel quale la polvere schiarì gli occhi dei presenti e le ombre diventarono contorni definiti. E l’albero si rivelò il Grande Capo Truzzajo Catrame-tra-i-capelli.Paul portò le mani alla fondina, ma era troppo tardi. In quella frazione di secondo poté distintamente scorgere le dita del capo nemico, ultimo superstite, che si flettevano sulla corda dell’arco per lasciar partire la sua freccia, con un ghigno demoniaco di rabbia e rancore.In un istante veloce quanto un sibilo, il rancore di quel volto diventò sguardo ironico, fisso, inconsapevole, rassegnato.Catrame tra i capelli abbassò goffamente l’arco e lasciò partire lo stesso la sua freccia, che si schiantò nel suolo a non più di tre metri da lui.Lasciò cadere l’arco in modo innaturale, e tentò di dire qualcosa, muovendo le labbra con fatica, ottenendo soltanto un lontano gorgoglio.Una freccia gli aveva trapassato il collo da parte a parte.Fece per voltarsi e riuscì a percorrere solo un paio di metri, prima di sprofondare negli abissi della morte.Paul si voltò sorpreso alla sua destra.Il Grande Capo Toro Scalcinato reggeva ancora l’arco teso.- Grande, Capo… - disse PaulL’indiano gli rispose dopo qualche secondo, senza mai staccare gli occhi dal campo di battaglia e dal nemico che aveva decimato per lunghi anni la sua tribù.- Avevo solo una freccia, viso pallido… Da tempo aspettavo il momento in cui avrei potuto usarla…Continuò a guardare la distesa di cadaveri e la polvere rosso sangue che ancora si levava impazzita in isolati turbini.Posò il suo arco a terra, poi si sedette stancamente su di un masso.Paul lo raggiunse e si sedette lentamente accanto a lui.I giovani Piedistorti, in lontananza, facevano festa.Rimasero così senza parlare a lungo, ognuno col suo carico di ricordi feriti persi in un passato troppo distante perché potesse tornare.- Non sempre le cose sono quelle che sembrano, viso pallido – disse stancamente Toro Scalcinato – anche una vittoria può essere una grande sconfitta per il prezzo che è stato necessario pagare per ottenerla. Alle volte, amico mio, credo che i pascoli del cielo siano troppo piccoli per contenerci tutti…

 

Quella sera, i Piedistorti fecero festa e celebrarono la vittoria contro i Truzzajo con un enorme banchetto in onore di Paul Tritagobbi, celebrato e acclamato quasi come una divinità in terra.Il giorno che seguì la battaglia, un cavallo fu visto lentamente avvicinarsi alle propaggini dell’altopiano. Era la giovane Moonray, nel suo abito bianco ricamato.Paul la vide arrivare all’ultimo istante e non ebbe il tempo di sorprendersi.La ragazzina scese da cavallo, gli corse incontro e lo abbracciò fortissimo senza dire una parola, poggiandogli la testa contro il petto.Lui la guardò sorpreso, sotto il peso degli sguardi della tribù indiana.- Oh, Straniero! Sono così felice, felice, felice! Adesso vado perché non voglio farti arrabbiare. Ma tornerò domani a portarti della frutta. Ciao straniero! A presto!Nulla poteva strappare il suo sorriso. Rimonto come una gazzella a cavallo e galoppò via verso Gobbstone.- Non tornare! – gridò Paul Tritagobbi. Ma lei era già troppo distante e non sentì nulla.- Ancora una volta Paul si accorse che Toro Scalcinato lo osservava da lontano, senza parlare.

 

Moonray tornò anche il giorno dopo. E quello dopo ancora. E così per tutti i giorni che Paul trascorse all’accampamento dei Piedistorti, che si stavano preparando a tornare, dopo anni di esilio, nelle loro terre, prima occupate dai Truzzajo.Un giorno, mentre la ragazzina stava riempiendo la sua borraccia poco distante, al ruscello dell’altopiano, Paul si ritrovò alle spalle il Grande Capo Toro Scalcinato.- Quella giovane donna ha il cuore di fuoco, fratello viso pallido. Mentre tu – sospirò – hai nel cuore soltanto confusione e vendetta…- Non ho spazio per la parola amore, nella mia anima… Non più – rispose tristemente Paul - Ho un lavoro da compiere prima di andare via, Grande Capo… - disse affilando un bastone di legno con il suo coltello - senza voltarsi a guardare l’indiano - Perché sprecare il tuo tempo terreno con l’odio? – osservò con pacatezza Toro Scalcinato – Un giorno ritroverai nei pascoli celesti tua moglie e la tua bambina. A cosa serve la vendetta? Tu, fratello viso pallido… potresti avere un tesoro da trovare invece di…- La donna di Cuori? Il tesoro di Treasure Rock? Quella è solo una leggenda per i vecchi di Gobbstone. Anche se il mio vecchio me ne parlava ogni tanto…Questa volta fu l’indiano a sedersi accanto a lui, con fare paterno.La corona di monti color ruggine, incendiata dal pomeriggio inoltrato era uno spettacolo che infuocava il cuore e invitava al ricordo.- Io e tuo padre parlavamo spesso insieme, quando tu eri piccolo e giocavi con i nostri bambini all’accampamento. Era una persona fatta a modo suo e tu eri tutto ciò che avevi. Lui conosceva il segreto del tesoro di Treasure Rock, figliolo viso pallido – aggiunse senza mai alzare il tono della sua voce - Lui sapeva dove si trovava. Forse non sapeva esattamente di cosa si trattasse, ma intuiva che doveva essere qualcosa di realmente prezioso e voleva conservarlo per te. Diceva sempre, riferendosi a te, “Lo porterò dove finiscono i giochi”. Poi rideva e cambiava discorso. Il Grande Capo guardò lontano. - Non ha avuto il tempo di portarti in quel luogo, fratello viso pallido…- E un uomo della tua saggezza crede davvero che quel tesoro esista? – chiese sarcastico Paul, sebbene qualcosa cominciasse a tormentargli i ricordi.- Un tempo, molte, molte e molte lune fa, mio nonno, il Grande Guerriero Toro Furioso, mi prese sulle mie ginocchia e mi raccontò una leggenda. Quella di un tesoro talmente grande, sprofondato nelle viscere della montagna per il quale c’erano uomini disposti ad uccidere. La leggenda diceva che un uomo saggio, dopo un lungo viaggio, lo avrebbe scoperto, e ne avrebbe compreso il vero significato… Perché non preghi il tuo Dio, fratello, affinché ti illumini il cammino?Paul Tritagobbi scosse la testa.- Io non sono saggio e non ho Dio, Grande Capo Toro Scalcinato. Né il Dio che si venera a Gobbstone, né il tuo, quello che ci governa dagli alti pascoli. Se esistesse veramente non avrebbe lasciato morire Occhi di Daino e la mia figliola…Toro Scalcinato sospirò- Tu non sei quello che vuoi sembrare, fratello Paul Tritagobbi. Apri il tuo cuore all’amore, se trovi chi ne possiede la chiave, prima che sia troppo tardi…Paul scagliò lontano con rabbia il bastone che aveva affilato come una lancia, e si allontanò dal masso di Toro Scalcinato.Qualcosa aveva fatto suonare un campanello nella sua mente. In quale luogo “finivano tutti i giochi”? Aveva già sentito quella frase, ma chi poteva ricordare con precisione dove e quando? Il tesoro di Treasure Rock… non era solo una leggenda sentita e risentita da bambino?La mente fu presa della confusione. Incrociò lo sguardo di Moonray, che si stava avvicinando, ma il pensiero si confuse col desiderio ardente che provava per Carmen e col senso di colpa per Occhi di Daino e con la sete di vendetta che lo consumava.Quella sera decise di ritornare a Gobbstone, per sistemare le cose.Prima però decise di parlare con Moonray

 

La finestra del primo piano del Saloon era illuminata dalla debole luce di una lampada ad olio che tremolava.Paul salì le scale esterne e spinse lentamente la porta di legno col piede.Donna Carmen era seduta sul suo letto.Il suo profilo perfetto era ingigantito nell’ombra contro il muro.Si alzò e si avvicinò a Paul.- Ho atteso tante notti che tu varcassi questa soglia, Paul…Si fece vicina tanto che lui potesse respirarne il profumo.- Sei stato grande contro i Truzzajo… tutti parlano di te in paese. Dicono che troverai il tesoro di Treasure Rock… che hai, Paul, tremi?Carmen gli si avvicinò ancora di un passo, poi si lasciò silenziosamente scivolare il vestito dalle spalle, fino ai piedi, il suo profilo illuminato di profilo dalla tenue luce della lampada ad olio.Paul cercò di non guardarla.- Da quando non guardi una donna come stai guardando me, Paul Tritagobbi? – gli chiese provocandolo. – Allora, sono meglio io o quella ragazzina che ti fa gli occhi dolci?Paul la percorse con lo sguardo.Era bellissima, una delle donne più provocanti e sensuali che avesse mai visto.Fece un passo indietro e la scostò dolcemente con una mano.- Non sono venuto per questo… Non ancora – aggiunse – Sono venuto perché cerco qualcuno che mi indirizzi al luogo “dove finiscono i giochi”.La donna, sostenne il suo sguardo e rise – Facciamo un patto, allora – sorrise come se non le importasse il fatto di essere nuda di fronte a lui – Io domani ti condurrò lì. E tu… domani sera verrai qui… da me. – Gli posò una mano sul petto.Paul si scostò e uscì.Carmen sorrise.Poco lontano, nascosti dietro alcune casse, gli occhi di Moonray brillarono di lacrime trattenute, mentre osservavano Paul allontanarsi a cavallo.

 

Desperado, oh you ain't gettin' no youngerYour pain and your hunger, they're drivin' you homeAnd freedom oh, freedom, well that's just some people talkin'Your prison is walkin' through this world all alone

 - Ecco, è questo il posto – disse Carmen, una volta che furono di fronte a un prato poco distante dall’imbocco della miniera e dalla casa di James il matto, l’uomo che anni prima era diventato il padre di Paul. In mezzo al prato, circondato dai monti, spuntava, isolato ed inquietante un pozzo, circondato da vecchi macchinari, carri abbandonati e altro ciarpame.- Non ti ricordi, vero? Venivamo spesso qui insieme, quando… quando stavamo insieme… prima che tu incontrassi... tua moglie – disse Carmen soppesando le parole - Tuo padre diceva che quello era il luogo dove tu da piccolo buttavi tutti i giocattoli di legno che ti preparava… il luogo dove finiscono i giochi… Ora capisci, vero?Paul ricordò tutto in un istante. Il vecchio pozzo secco, dove il nonno non voleva che andasse da solo.Senza dire una parola si avvicinò alla vecchia imboccatura e guardò giù, senza riuscire a vederne il fondo.Legò il capo di una corda all’intelaiatura in ferro del pozzo e cominciò a calarsi.- Tieni d’occhio la situazione – disse alla donna – Ho paura che potremmo non essere soli…Il pozzo aveva pareti di pietra ed era profondo una quindicina di metri. Una volta sul fondo si fece luce con uno zolfanello.Il pavimento asciutto era ancora cosparso dei resti dei suoi poveri giocattoli, finiti lì in fondo quasi 30 anni prima.- Hai trovato qualcosa? – fece Carmen dall’alto?Paul accese uno zolfanello dopo l’altro, finché non vide una rientranza nella parete di pietre del pozzo. Una larga pietra sembrava smossa. Utilizzò il proprio coltello per vincere la resistenza della pietra, che finalmente si mosse. Paul la estrasse con uno sforzo e puntò la luce dell’ultimo zolfanello all’interno della cavità.Vide un sacco di iuta, che si rivelò pesantissimo.Lo sollevò e ricominciò la salita, chiedendosi quale enorme quantità d’oro fosse nascosta all’interno di quel sacco.Ma quando giunse in superficie, trovò inaspettatamente una voce di uomo ad attenderlo.- Ben arrivato, Paul Tritagobbi!Il sorriso inconfondibile di Lucky Ladrone sembrava occupare tutto la radura. Senza avere il tempo di scendere dall’imboccatura del pozzo, si trovò le armi puntate addosso di Bobby Tirapiedi, Anton Trapiantato Frank Barbigio e dello sceriffo Marcel Sigarazzo.E di Carmen, naturalmente.La donna sorrideva istericamente: - Che hai, Paul? Sembri sorpreso. Temo che siano sopravvenuti dei cambiamenti e dovremo rivedere il nostro patto… A proposito, ti ringrazio per avermi risparmiato una faticaccia ieri sera…! - sorrise crudelmente, uno sguardo assassino le si dipinse negli occhi – Butta quel sacco ora! E la pistola!Paul obbedì con sguardo amaro e cinico. Il sacco atterrò al suolo con un tonfo.- Sei la sua donna, vero? – chiese Paul tristemente, indicando il sorriso di Lucky Ladrone.- Ancora non hai capito, stupido? – la donna si avvicinò a lui e gli puntò la pistola contro il petto – Io... ti odio… ti ho sempre odiato da quando mi hai lasciato tanti anni fa… Voglio che tu sappia una cosa, prima che tu cada in quel pozzo… sono stata io quella notte ad avvisare i Truzzajo che tutti gli uomini erano sulla montagna cosicché loro potessero dare l’assalto… oh, poverino! Ancora stai male per tua moglie e per la piccolina? – La donna rise istericamente – Salutamele quando le vedi...– fece due passi indietro per prendere meglio la mira, mentre gli uomini sghignazzavano.Paul guardò le montagne attorno come se cercasse un aiuto insperato.Forse era giusto così.Poi sentì il colpo partire.L’espressione della donna mutò da feroce, a strano, quindi a stupito nel giro di un paio di secondi, quando il sangue colò sul viso dal foro che si era formato al centro della fronte.Fece due passi in avanti l’espressione stranita fissa su un punto alle spalle di Paul, sempre tenendo la pistola tra le mani.Poi crollò a terra di schianto.Un altro sparo, e questa volta fu la testa di Marcel Sigarazzo ad esplodere goffamente e a lasciare libero il moncone di corpo decapitato di fare, stupito, qualche passo all’indietro.

 

Paul non ebbe tempo di riflettere e agì come un animale braccato. Approfittò della sorpresa generale e si gettò sul corpo di Carmen, per recuperare la rivoltella, mentre i proiettili esplosi dagli sgherri di Lucky Ladrone cominciarono a fioccare.Si nascose dietro al pozzo gridando alla ragazzina, in piedi sul carro alle sue spalle, con ancora in mano la pistola fumante di nascondersi.- Stai giù! – disse – Stai giù, maledizione! Buttati giù!La coprì col proprio corpo, mentre fece fuoco, facendo saltare le budella, uno dopo l’altro, a Bobby Tirapiedi, Frank Barbigio e Anton Trapiantato.In breve Lucky Ladrone rimase senza colpi.Paul Tritagobbi uscì dal suo nascondiglio e si preparò a scaricargli addosso i due colpi restanti.Mise il dito sul grilletto, ma una mano lo fermò.- No… - disse Moonray- Ma che fai?Lucky Ladrone approfittò del momento di confusione per scappare, correre via e fuggire lungo la montagna.Paul si liberò della mano di Moonray, lo rincorse e sparò, ma ormai il criminale era troppo distante.- Ma che diavolo! Mi spieghi perché non… - sbraitò Paul- Non andrà lontano… Lo bloccheranno giù all’inizio della valle… Deve avere un processo pubblico per quello che ha fatto a Gobbstone… così sarebbe stato troppo facile per lui… E poi la sua donna è morta... i suoi uomini sono morti… vedrai che non ne sentiremo più parlare...Paul era inviperito con la ragazza.- Non ci lasceranno mai in pace! Nessuno potrà avere pace finché ci sarà lui in giro… Quella è gente che non può vivere senza fare del male! Quell’uomo non aveva bisogno di questo gesto di pietà! Sei una sciocca!- Bel ringraziamento per averti salvato la vita! – disse Moonray- Ringraziamento?  Ti avevo detto di andare di corsa al campo indiano, se avessi visto qualcosa di strano, non di diventare Billy the Kid! Dove hai imparato a sparare così bene? - Io… non ho mai… è la pistola di mio padre… l’ho presa stamattina e mi sono nascosta dove tu mi hai detto. Ma quando ho visto arrivare Luky Ladrone, lo sceriffo e tutti gli altri, ho capito che non avrei fatto in tempo a… oddio, Paul… ho avuto paura per te! Ho legato il cavallo più giù e li ho seguiti di nascosto. – disse tremandoPaul non sapeva se ridere o piangere.- Bè, se non altro hai una buona mira…Si avvicinarono al sacco di iuta contenete il tesoro e lo aprirono.Non c’era nessun tesoro.Soltanto una pesantissima sfera di roccia.- Ma che scherzo è questo…? Questo sarebbe il tesoro di Treasure Rock? - disse Paul- Non lo Forse il Capo Toro Scalcinato potrà dirci di più… Magari è una pietra preziosa..Si avviarono lentamente sullo stesso cavallo.Si lasciarono alle spalle l’odore della polvere da sparo ancora acre e cinque cadaveri.Di fianco al cadavere di quella che era stata la bellissima Donna Carmen, svolazzava, portata dal vento, una carta da gioco raffigurante una Donna di Picche.

 

- Una sfera di roccia, Grande Capo Toro Scalcinato! Cosa può significare? – chiese Paul Tritagobbi – Non sembra neanche roccia. Non ho mai visto questo materiale… Credevo avremmo trovato una montagna d’oro…Lui, Moonray e il capo indiano erano seduti al centro del nuovo accampamento dei Piedistorti, quello che un tempo era stato la loro casa.La sfera di roccia era posata sul sacco in mezzo a loro. - Alle volte la roccia può diventare oro, viso pallido, basta che tu ci creda.- Sei troppo enigmatico, Grande Capo, fece Paul alzandosi dopo l’incontro con la tribù dei Piedistorti, probabilmente l’ultimo – Comunque, tanti pericoli per nulla. Il Tesoro alla fine non era un gran ché… - abbozzò un mezzo sorriso a Moonray, che contraccambiò volentieri.- Il tesoro non ha bisogno di essere oro per avere valore… il tesoro è libertà… il tesoro è salvezza – disse accompagnando i suoi ospiti lungo il sentiero che portava alla fine dell’accampamento.- Ma... io non capisco – disse Paul – come dovrò usare questa roccia, allora?Toro scalcinato sorrise – Lo scoprirai, viso pallido – lo scoprirai.I due uomini si abbracciarono.- Sarà giorno di festa quando tornerai a trovarci, fratello viso pallido. Che il Dio dei pascoli o il tuo Dio possa illuminare il tuo cammino…- Io non ho Dio, grande Capo – disse ancora una volta Paul prima di salire a cavallo. Toro Scalcinato attese prima di rispondergli.- Può darsi che prima o poi tu ne abbia bisogno di uno…L’indiano si congedò con sguardo triste da Moonray, che cominciò la discesa. Paul si attardò con l’indiano.Non appena la ragazza fu lontana qualche metro, lo sguardo dell’indiano si fece duro, afferrò Paul per le braccia, lo fissò negli occhi e gli ripeté con durezza le parole che tempo prima gli aveva detto Ali Lontane, l’indovina cieca del paese.- Tu hai occhi per vedere, viso pallido. Sarà necessario un grande sacrificio per arrivare alla felicità, e forse non basterà. Scoprila, amico, credi nella donna di Cuori prima di vederla … prima che lei… muoia…Toro scalcinato gli lasciò le braccia ed alzò una mano in segno di pace. 

 

Il giorno seguente Paul Tritagobbi stava sellando il suo cavallo proprio di fronte al negozio del Fabbro. Il vento rendeva la strada più polverosa del solito, e la città, insolitamente deserta, piena di sinistri scricchiolii e di immagini isolate… un carretto abbandonato al sole, un volto sorridente a una finestra, la porta di una stalla che sbatteva, un cavallo che scalpicciava il terreno.Moonray si affacciò sulla strada col vestito bianco inondato di sole.Aveva pianto e parlò trattenendo i singhiozzi.- Ti prego, Straniero... non te ne andare… - potremmo ricostruire insieme Filaburg… potremmo... ci sono ancora tante cose da fare… insieme…Paul scosse mestamente il capo. - Il mio posto non è qui, Moonray… tu sei una brava ragazza e io… ho troppi anni più di te.- Cosa importano gli anni se si sta bene insieme…? Straniero, pensaci… io conosco la storia della donna di Cuori e…- Chi mi dice che proprio tu sia la donna di cuori? – la interruppe Paul stizzito - Io non ho bisogno di donne… non ho bisogno di nessuno!Sentì troppo tardi il rimorso atroce per aver pronunciato quelle parole crudeli.Moonray, ferita come da una pugnalata, si morse il labbro inferiore… - Perché mi ferisci Straniero…? Io… io ti… - si perse tra le lacrime.Paul tenne la testa bassa, prendendo il cavallo per le briglie.- Vedi… io non sono una persona buona… porto soltanto sofferenza e dolore con me… Non potrebbe mai funzionare…La strada divento opaca e tremolante negli occhi di Moonray. Tutto fu invisibile per qualche istante nel suo sguardo pieno di lacrime, e restarono solo gli scricchiolii sinistri di quel giorno.Più un rumore metallico.Moonray rabbrividi.Si stropicciò gli occhi per vedere oltre le lacrime. Un oggetto metallico, e più in là il volto sorridente alla finestra.Non era alla finestra, era riflesso su di essa.Era un volto nascosto dietro alcune casse.L’oggetto metallico scintillò per un attimo al sole, in direzione di Paul.Nell’attimo di lucidità che ne seguì. La ragazza si lanciò in avanti con un grido disperato, di fronte al suo uomo voltato di spalle, facendogli scudo col suo corpo.Un colpo di pistola lacerò l’aria, secco e crudele, e rimbombò tra le case.Paul Tritagobbi si voltò di scatto con gli occhi spalancati estraendo la rivoltella.Cominciò a sparare all’impazzata verso il punto dal quale era partito lo sparo.Alcuni vetri andarono in frantumi e una figura scura si dileguò oltre alcune casse, fino a darsi alla fuga. Era Lucky Ladrone, Paul aveva riconosciuto il suo sguardo demoniaco.Moonray, davanti a Paul, aveva le mani al petto. Tentò di voltarsi verso di lui, poi si incurvò leggermente con un lieve gemito.Paul non capì.- Moonray, che diavolo… ? Mise una mano sulla spalla della ragazza che gli rivolse uno sguardo triste e compassionevole.Paul abbassò lo sguardo. Le mani della ragazza, comprimevano una macchia color rosso vermiglio che si stava allargando sul bianco candido del vestito.- Paul… - riuscì a dire. Un fiotto di sangue le uscì dall’angolo delle labbra e scivolò lentamente lungo il mento.La ragazza cadde a terra.Tutto il paese udì il grido di dolore e disperazione di Paul, che si gettò sulla ragazza.- Avevi… avevi ragione… - disse Moonray, mentre la bocca le si riempiva di sangue – Non ci lasceranno… mai in pace…- Ti prego, non parlare… - le sussurrò Paul chino su di lei, nella polvere – Perché…? Perché l’hai fatto? Le chiese con gli occhi pieni di lacrime, accarezzandole il viso - Perché diavolo l’hai fatto?Moonray riuscì a parlare con un filo di voce: - Perché… ti amo Straniero. Ti ho sempre amato tanto… - gli occhi della ragazza si appannarono di nulla.Paul emise un gemito, abbassò il capo su di lei e delicatamente la sollevò tra le sue braccia, per trasportarla via.Quel giorno chi sbirciò la scena sulla via principale, impresse la propria mente di un’immagine che non avrebbe mai trovato la forza di raccontare Quella di giovane con in braccio una giovinetta bionda dalle vesti inzuppate di sangue, un uomo che mai nessuno aveva visto piangere prima di allora, le cui lacrime rigavano le guance sporche di polvere.Lungo la strada, dove il corpo di Moonray era caduto, restò una chiazza di sangue, e in mezzo ad essa una carta da gioco che raffigurava una donna di cuori.

 

The queen of diamonds let you down, she was just an empty fable The queen of hearts you say you never met…Your twisted fate has found you out And it finally turned the tables Stole your dreams and paid you with regret Desperado (Is there gonna be anything left, is there gonna be anything?) You sealed your fate up a long time ago (Ain't it hard when you're all alone in the center ring?) Now there's no time left to borrow (Is there gonna be anything left?) Only stardust (Maybe tomorrow) Maybe tomorrow

 

- Non vuoi qualcosa di caldo, Paul? Sono due giorni che non dormi…Vai a riposarti qualche ora.Paul fece segno di no con la testa al padre di Moonray.Non si era allontanato per un solo istante dal capezzale della giovinetta, lo sguardo fisso, tenendole la mano, cambiando gli stracci bagnati sulla fronte e maledicendosi per la propria vita dannata.Il terzo giorno, quando apparve chiaro che le condizioni di Moonray stavano volgendo al peggio e non sarebbero più potute migliorare, Paul, stravolto, chiamò accanto a sé il vecchio fabbro, sfigurato dal dolore.- Tu… – gli chiese – tu pensi che ci sia una differenza tra il Dio che c’è qui e quello degli indiani sulla montagna…? Quello di Toro Scalcinato?Il vecchio scosse la testa e posò una mano sulla spalla di Paul.- Io… - disse Paul – io non so pregare… vorrei che tu mi insegnassi a farlo…Paul, lo fece, lo fece fino a straziarsi.

Fino a quando uno strano suono, simile a quello di una melodia messicana suonata con la tromba si affacciò sinistra e dolente su Gobbstone.- Paul... – disse debolmente Moonray nel delirio – Paul… senti questa musica…Anche Paul la udì, distinta, come se l’avesse sempre aspettata.- Devi… devi fare attenzione Paul… devi…Paul si alzò, le baciò la fronte e le sussurrò dolci parole, che non aveva mai detto prima.Poi uscì dalla casa.

 

Il sole incombeva a picco su Gobbstone, rendendo quasi bianca e accecante la polvere della strada principale, deserta come se fosse improvvisamente diventata una delle tante città fantasma che comparivano nel West.Ma ognuno sapeva che dietro quelle finestre senza tempo si nascondevano cento occhi, pronti a spiare anche solo per un secondo quello che stava per avvenire lungo quella strada.I vecchi della città conoscevano molto bene la melodia suonata dalla tromba, per averla sentita molte volte poco dopo una rapina alla banca, o quando un pericoloso criminale aveva affrontato la sorte contro il vecchio sceriffo di Gobstone, molti anni prima.E tutti loro avrebbero potuto giurare che quando quella musica fosse finita, l’aria avrebbe portato con sé il suono di uno sparo, forse due. Certo, ognuno avrebbe potuto raccontarvelo.Era la storia del West.

 

Un cavallo nitrì sguaiatamente, mentre la musica proseguiva la triste melodia di morte.I due uomini sbucarono ai lati opposti della strada.Si mossero lentamente, come in un rallenty, avvicinandosi intorno ad un immaginario centro della strada.

 

- Deve… deve ricordare… deve… l’oro…Moonray era scossa da fremiti e brividi negli spasmi del suo delirio.Il padre continuava a inumidirle la fronte per alleviarle la febbre alta, e pregava che il signore potesse alleviare le sofferenze della sua piccola.- Deve ricordare… deve… non è l’oro il tesoro… la salvezza è…- Non ti agitare, ti prego, piccola mia… è la febbre che ti fa delirare…- La musica… la senti… anche la roccia  può essere oro…

La polvere si alzava attorno agli stivali dei due uomini, mentre si avvicinavano.Paul Tritagobbi portava il sacco di iuta a spalla.Avanzava lentamente fissando gli occhi gelidi e azzurri di Lucky Ladrone, mentre la melodia della tromba alternava momenti struggenti e languidi.I due uomini si fermarono a una quarantina di metri l’uno dall’altro.Il vento ora soffiava più forte e spazzava la strada.Gli occhi dei due si socchiusero, come in un immaginario primo piano alternato.Paul gettò la sacca di fronte a sé, che atterrò con un pesante tonfo sulla polvere.Lucky Ladrone non batté ciglio e continuò a tenere gli occhi fissi sul suo nemico, allungando le mani lungo il cinturone, mentre la musica affrontava le tonalità finali più struggenti.Senza mai distogliere lo sguardo la Lucky Ladrone, Paul Tritagobbi si sfilò il cinturone con le pistole e lo gettò di fianco a sé.Gli occhi di Lucky diventarono una fessura sempre più sottile, forse sorpresi dall’armeggiare del suo opponente.Paul, lo sguardo fisso in avanti, si chinò sul sacco e ne estrasse con due mani la sfera di roccia, che posò di fronte a sé, sulla nuda polvere.Lentamente, molto lentamente fece un passo indietro dalla sfera di roccia.La melodia della tromba lentamente svanì sull’ultima nota, sostenuta fino a un lento dissanguarsi.Lucky Ladrone aprì leggermente gli occhi e si aprì in uno dei suoi sorrisi più crudeli.

 

L’ultima nota della musica si stava spegnendo attraverso le finestre della casa di Moonray.- Non è l’oro il tesoro…- balbettò Moonray tra i fremiti - la salvezza è… non è … non è… non è roccia… Anche la roccia può essere oro, se ci credi.L’ultima nota si spense.Per una frazione di secondo infinitesimale l’intero paese trattenne il fiato.- Credici Paul! – gridò la ragazza tra lampi di dolore accecanti.Poi uno sparo squarciò il silenzio.Gli occhi di Moonray si sbarrarono ed i suoi fremiti si arrestarono.

 

I due continuarono a fissarsi.Lucky Ladrone stringeva la pistola fumante, puntata verso il cielo, nella mano destra.Come in un primo piano cinematografico la sua bocca si contrasse in un piccolo sorriso e gli occhi si riempirono di stupore.Si scoprì steso a terra, la mano puntata verso il cielo.Lentamente la pistola gli scivolò tra le mani cadendo a terra sollevando poca polvere.Un rivolo di sangue gli scivolò dall’angolo delle labbra e gli occhi si aprirono sempre di più.Volse il capo a osservare il proprio ventre, trapassato dalla palla di roccia calciata con violenza inaudita da Paul Tritagobbi.Il sole si oscurò. Era una nuvola oppure erano gli stivali di Paul, che lo osservava dall’alto senza espressione?Il bianco della sabbia si confuse col nero della vista ed i due infelici colori insieme non poterono che perdersi nel nero della sua anima dannata.

 

Tutto era sempre più flebile nella mente di Moonray, sommersa da sensazioni distanti ed inafferrabili.Le sembrò di non riuscire a sprofondare in quella sensazione di dolce tranquillità che bramava con la poca volontà che le restava, fino a quando non udì, lontano il rumore della porta che si apriva e si chiudeva.Riconobbe i suoi lenti passi sul pavimento di legno e il cuore le si inondò di gioia.Sorrise all’ombra che si era presentata sulla soglia, anche se non poteva più riconoscerla.Poi, poté finalmente chiudere gli occhi.In pace.

 

Il sole scendeva lontano sul massiccio, facendosi finalmente strada tra le nubi, le strane nubi scure che avevano a lungo minacciato la rara pioggia.Da qualche parte, non distante, doveva comunque aver piovuto, l’aria sembrava satura di sabbia condensata.Erano passati quasi due mesi dai fatti di Gobbstone.La sera stessa della morte di Lucky Ladrone, era stato eletto un nuovo sceriffo ed era stato deciso che la città tornasse a chiamarsi Bullville.Il nome Gobbstone venne cancellato dai cartelli e dalle mappe, a perenne oblio di un periodo grigio e senza speranza.Paul Tritagobbi guardò per un ultima volta il massiccio.Così distante, così vicino. Lassù, da qualche parte c’era il cimitero di Bitter Creek, dove riposavano le persone che aveva amato nella sua vita maledetta.Una voce che conosceva bene risuonò dolcemente mentre stava sellando il suo cavallo.- Così hai deciso di andartene? – disse il vecchio fabbro, uscendo nella strada principale con passo malfermo e sguardo triste.I recenti avvenimenti sembravano aver invecchiato di dieci anni l’artigiano, che si poggiava in maniera evidente sul suo bastone.Paul si volse e gli rivolse un sorriso amaro, pieno di parole.- Paul… - gli si avvicinò ponendogli una mano sulla spalla – Tu per me sei stato e sei come un figlio… e tu lo sai… - il vecchio prese fiato e cercò di scacciare con forza il groppo alla gola – Sappi che qualora tu cambiassi idea… la mia porta sarà sempre aperta. La mia casa sarà sempre la tua casa…I due uomini si abbracciarono..- Addio amico mio…- Addio figliolo, abbi cura di te.Il fabbro ritornò velocemente in casa per nascondere le proprie emozioni. Sam si voltò verso il cavallo, ma una vocina lo sorprese.- Te ne stai andando senza salutarmi, Straniero?Moonray era ferma sulla soglia dell’abitazione.Era la prima volta nella quale i suoi passi riuscivano a sorreggerla fino all’esterno da due mesi a quella parte.Paul la guardò imbarazzato.- Sarei passato a…- Ti ricorderai di me, Straniero? Sai che qui ci sarà un cuore infelice ad aspettarti? I capelli color rame della ragazza, seppur smagrita, erano nuovamente trafitti dal sole. Ma i suoi occhi non potevano nascondere la disperazione.Paul lasciò perdere il cavallo, le prese la testa tra le mani e la strinse al petto.- Mi ha detto tuo padre che vi trasferirete a Filaburg… ci sarà molto da fare laggiù per ricostruire la città…- Non cambiare discorso…! - esclamò Moonray con rabbia scostandosi da lui – C’è bisogno di te, laggiù. C’è un mondo da creare, una casa da costruire, una vita da vivere… insieme. Perché non ci credi? Perché non ti vuoi dare una speranza?- Non c’è posto per me nel tuo mondo – disse Paul abbassando lo sguardo sulla polvere - Vivrei soltanto di ricordi – rispose tristemente Paul, cercando di evitare i suoi occhi gonfi di lacrime – io porto con me soltanto dolore… non potrei renderti felice… - sospirò guardandola - Addio, amica mia… – cercò di accarezzarle il volto, ma lei si scostò.Paul strinse la sella e salì sul cavallo e si avviò lungo la strada senza più voltarsi.Facendo leva sulle sue poche forze Moonray lo inseguì a piedi scalzi nella polvere, lungo la via principale che portava fuori da Bullville. La gente si fermò silenziosa a guardare la scena.- A cosa ti servirà continuare a castigarti credendo che le cose debbano andare per forza male? – urlò - A cosa? Fino a quando continuerai a farti del male, Straniero?Moonray continuò ad inseguirlo fino a quando lui imboccò lentamente la discesa che conduceva a Ovest. Lei salì sul masso che dominava la pianura e gridò la sua disperazione all’uomo che si stava allontanando.- Scappa… scappa! Scappa da te stesso! Vuoi che ti dica la verità? Tu sei talmente impegnato a recitare la tua parte di uomo maledetto, che sei troppo vigliacco per farti amare…Le parole rimbombarono come lame tra i massicci circostanti.- Mi hai sentito? Dici di cercare un posto per te, ma in realtà non lo vuoi! Sei così vigliacco da scappare dalla ragazza che ti ama… E che ami anche tu… - aggiunse piano tra le lacrime.Lo vide allontanarsi sempre di più lungo la strada sotto di lei.Trovò ancora la forza di urlare con tutta la sua forza tra le lacrime.- Avevi una donna che ti amava… avevi trovato la tua regina di cuori!Scappò via correndo per i campi e andò a sedersi su di un masso nel pendio dietro la propria casa. I suoi singhiozzi si persero lungo la polvere del paese.Dopo qualche istante la lontana porta di casa sua si aprì. Il padre fece qualche passo in sua direzione per consolarla.Poi alzò, la testa, si fermò e tornò stranamente in casa sorridendo.Moonray non capì.Non riuscì a capire.Non si accorse di nulla. Se non del profumo di una pelle che conosceva così bene, troppo vicino, per rimanere ancora nascosto.Sentì le sue mani sulle spalle, poi sul suo viso ad asciugarle le lacrime.Si voltò e guardò gli occhi che amava così tanto.Poi finalmente le loro labbra si incontrarono con passione e tenerezza, come avevano sempre desiderato.

 

Le nubi che avevano avvolto la giornata si dissolsero poco alla volta.Forse fu solo la suggestione, ma furono in molti quel giorno a credere di aver visto un arcobaleno perdersi attorno a quella storia, mentre il sole piano piano affondava.

 

Desperado, why don’t you come to your senses?Come down from your fences… open the gate.It may be raining, but there’s a rainbow above you…You better let somebody love you (let somebody love you)…You better let somebody love you… before it’s too… late.

 

C’è spesso un tramonto alla fine delle storie del vecchio West. Ma ai compagni di bevute, attorno al tavolo di un Saloon, un sole che tramonta con un arcobaleno, ricorda sempre la leggenda di Paul Tritagobbi e di come ebbe la meglio su Lucky Ladrone.Sono in tanti a ricordare, e sapete, ogni volta c’è qualcuno che, tra un bicchiere e l’altro, si commuove ascoltando le vicende di Paul e Moonray.Ma è solo un momento, i vecchi e rudi uomini, discostano lo sguardo. - E’ colpa di questi dannati sigari se gli occhi sono rossi… - dicono fingendo di credersi l’un l’altro.Nessuno di loro ve lo confesserebbe mai, Ma ognuno di quegli uomini, fintamente burberi, conserva nascosta nel profondo del proprio cuore come una delle cose più preziose che conosca, la storia dell’amore tra Paul Tritagobbi e la piccola, bella Moonray. Mauro Saglietti