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Dimmi cosa tifi e ti dirò chi sei

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di Rosa Granata
Redazione Toro News

Alcune sere fa, in una cena tra donne, mi sono ritrovata ad escludere dei ragazzi dalla lista degli aspiranti fidanzati a causa della fede calcistica. Forse non ci avrete mai pensato, ma la squadra del cuore e il livello di affezione ad essa (abbonamento o meno) sono la cartina al tornasole di un sacco di caratteristiche del potenziale uscente. Prendiamo gli interisti: sono cresciuti da perdenti e come oggetto di barzellette di milanisti e juventini; non hanno mai potuto sfilare per le vie della città suonando i clacson e sventolando le bandiere per la vittoria di uno scudetto. Ed ora, che non gli pare vero di vincere, sfogano la loro infanzia repressa sbattendo in faccia triplete ad ogni occasione. Se dovessi paragonarli ad un calciatore sceglierei senza dubbio Marco Materazzi, che ha festeggiato la vittoria di un derby indossando la maschera di Berlusconi.

I rossoneri, invece, sono sempre stati più signori (striscione di Ambrosini dedicato agli interisti dopo la conquista della Champions a parte). La vittoria è sempre stata nel loro DNA,  ma qualche batosta gli ha forgiato il carattere. Ricordo ancora la canzone di Povia storpiata dagli avversari in “Quando il Liverpool fa gol”. Calciatore simbolo: Paolo Maldini.

Ed eccoci agli juventini. Ai tempi di Moggi non li potevo sopportare per la loro arroganza, ma ora che calciopoli ha tramutato la Vecchia Signora in una tardona si sono addolciti. Li identifico in Gigi Buffon: campione del Mondo tornato sulla Terra dopo aver calcato i campi di Albinoleffe e Crotone.

Noi donne, così complicate che non ci capiamo nemmeno noi, siamo troppo esigenti? Forse sì, ma a ragione: ecco l'esempio pratico.

Quest'estate in vacanza una mia amica spingeva per farmi uscire con un abbonato Inter a suo dire perfetto per me. Mi sono fermamente opposta giustificando il rifiuto con la sua tessera del tifoso. Sarà stato pure carino, ma ogni tre per due era uno sfottò per i “bilanisti”. E, cosa peggiore, ha raccontato candidamente di aver indossato la maglia di Materazzi a New York. Mi immaginate sulle mie Manolo Blahnik passeggiare sulla Quinta Avenue accompagnata da uno con la maglia di Materazzi, peraltro non originale? (Vademecum per gli uomini: la maglia da calcio si indossa allo stadio, in palestra e in spiaggia, in ogni altra occasione è bandita).

Care amiche, non ci resta quindi che frequentare i non tifosi? Assolutamente no: non c'è niente di più noioso di chi si indigna per gli ingaggi e la vita dei calciatori (sotto sotto invidiandoli).

Parola di donna che ha cortesemente declinato l'invito a cena per San Valentino con uno “Scusa, ma stasera c'è Novara-Torino”.

P.S.: Aggiornamento dell'ultima ora: l'amica che mi spingeva tra le braccia dell'abbonato Inter si è vista revocare un invito per sabato sera a causa di Inter-Cagliari!