mondo granata

Do ut des? No, grazie!

Redazione Toro News
di Silvia Lachello

Buongiorno Toro... è sotto gli occhi di tutti: non sappiamo vincere. Quindi non sappiamo neppure perdere. Pareggiare in extremis sì, qualche volta.Non sto parlando specificamente della squadra. E neppure della tifoseria. No, no... parlo di tutt'e due.In fondo ha ragione il Mister quando dice che la vittoria perfetta è quella che si conclude sull'uno a zero... quelle triplette di inizio campionato hanno fatto dare per scontato che dovesse andare sempre così, hanno reso scontato il rendimento della squadra, hanno fatto risorgere prepotente la spocchia (hey, ma non eravamo noi quelli privi di arroganza?) generata dalle aspettative disattese. Tanto in campo quanto sugli spalti.Eppure sono convinta che possiamo fare la differenza: tanto loro quanto noi.Mettendoci cura ed attenzione, senza credere che siamo la squadra che DEVE sempre vincere, senza pensare che gli avversari vengano qui per fare bottino pieno. E' già successo? Succederà ancora: funziona così.Succederà anche che cambiando atteggiamento mentale la smettiamo di mettere su un piedistallo qualcuno (noi, loro) per riempirlo di letame la settimana dopo (noi, loro).Una più giusta via di mezzo è auspicabile per evitare di rodersi troppo il fegato (noi, loro) e conservare il necessario equilibrio (noi, loro).Bisogna saper vincere (noi, loro)...una prima vittoria sarebbe provare a risparmiare le parole del prima e del dopo e lasciar fare ad ognuno il suo mestiere: noi tifando, loro giocando. Senza pressioni da nessuna parte. Loro evitino di puntare troppo in alto... pue noi però.Pensando al prossimo passo da compiere si finisce per incespicare perché non si è prestata abbastanza attenzione al passo che si sta facendo.Possiamo fare la differenza, facciamola.E stiamo tranquilli... se no diventiamo persecutori come dei banali stalker (che, fra l'altro, sono anche pericolosi).Dai, andrà tutto bene... un passo per volta, senza perdere la concentrazione, senza spostare la medesima su altro che non siano i novanta minuti prossimi da giocare. Non su quelli che si giocheranno fra tre, quattro, cinque mesi. Qui e ora. Andrà tutto bene. P.S. Ciao Gigi... oggi sono quarantadue anni...