- Calciomercato
- Prima Squadra
- Giovanili
- TN Radio
- Interviste
- Mondo Granata
- Italia Granata
- Campionato
- Altre News
- Forum
- Redazione TORONEWS
mondo granata
Marzo 1990. Un po' di numeri. Domenica scorsa abbiamo perso inaspettatamente a Barletta: è stata la terza battuta d'arresto di questa stagione, dopo quella di dicembre a Messina e quella più recente a Pescara. Secondo me, la sconfitta contro i ragazzi allenati da Mariolino Corso è stata probabilmente la più umiliante della nostra storia, vista l'assoluta modestia dell'avversario. Una disfatta che farà epoca e di cui ci ricorderemo ancora tra venti o trent'anni.E' dall'inizio della stagione che stentiamo in trasferta: finora, lontano da Torino, abbiamo vinto una sola volta, ad Ancona circa un mese fa, grazie ad un gol di Ezio Rossi. Per il resto, abbiamo raccolto otto pareggi e, come detto, tre sconfitte.Per fortuna sul nostro terreno le cose cambiano completamente. Abbiamo vinto ben 11 delle 13 gare finora disputate e soltanto il Parma di Scala e la Triestina di Lombardo hanno saputo strappare un punto sul nostro campo. Il ruolino di marcia è ancora più impressionante se si dà un'occhiata alla differenza reti. Se in trasferta abbiamo segnato solamente 5 gol (subendone 9), in casa le cose si trasformano radicalmente. Le reti realizzate sono finora 37 contro le 5 subite. Molti spiegano questa differenza incredibile di rendimento con la scarsa personalità che la nostra squadra dimostra in trasferta. Alcuni danno la colpa al Mister. Certo è che, se fuori casa il Toro di quest'anno è una squadra “normale”, in casa mette veramente paura a tutti.Per me la spiegazione sta soprattutto nel fatto che noi non siamo un pubblico normale. Non siamo tifosi da serie B. Ci siamo abbonati in massa, quest'anno. Io stesso ho acquistato la tessera per la prima volta in vita mia. Ogni domenica al Comunale ci sono oltre trentamila persone. Col Cagliari eravamo addirittura in 42.000. Tutti compatti a sostenere i ragazzi. Tutti uniti a tifare anche nei (finora pochi) momenti di difficoltà. Perché noi siamo il Toro. E il Toro in B non ci deve proprio stare. Penso che se, alla fine, verremo in serie A come tutti speriamo sarà anche merito nostro.Per questo, malgrado la brutta sconfitta di domenica scorsa, io mi sto preparando ancora una volta ad andare allo stadio. La solita vecchia sciarpa è pronta. Oggi a Torino arriva il Cosenza di Marulla e Padovano e dovremo dimostrare ancora una volta di che pasta siamo fatti.Lo faremo noi tifosi sugli spalti. Lo faranno i ragazzi in campo.
Domenica 4 marzo 1990. La partita.
Cravero. Mussi. Ancora Mussi. Anche il Cosenza si è dovuto arrendere. La Legge del Comunale si è imposta nuovamente. Ancora una volta abbiamo saputo trascinare i nostri ragazzi ad una vittoria senza discussioni. Ora ci aspettano due pericolose trasferte a Padova ed a Parma. Ma poi torneremo a giocare qui. E qui vinceremo. Perché questa è la nostra fossa. E quasi nessuno riesce ad uscirne se non con una pesante sconfitta sul groppone!
Marzo 2010. Ancora numeri (e non solo...).
Le cose erano iniziate molto bene anche quest'anno. Vittoria netta per 3 a 0 sull'Empoli alla seconda giornata. Altra vittoria, sia pure risicata e sudata, sull'Albinoleffe alla quarta. Tra la gente sembrava essere ritornato l'entusiasmo. Sembrava davvero che la Legge del Comunale, dopo anni di brutte figure, fosse tornata a farsi sentire. Poi è venuta la sconfitta col Padova e sono cominciati i guai. Abbiamo dovuto attendere altre tre partite per tornare alla vittoria interna contro la Reggina. Da lì in poi è iniziato un lungo digiuno durato quasi tre mesi e conclusosi con la vittoria sul Grosseto, in una partita in cui peraltro molta parte del pubblico non era presente.In casa abbiamo totalizzato 16 punti sui 38 complessivi. Soltanto la Salernitana è riuscita a fare peggio con 14 punti interni. Il Vicenza è l'unica squadra che in casa ha vinto meno del Toro (3 partite contro le nostre 4) ma ha perso solo due volte tra le mura amiche. Anche nella imbarazzante classifica delle squadre che hanno subito il maggior numero di sconfitte in casa siamo secondi dietro alla Salernitana che ne ha perse ben 7. Noi ci collochiamo a quota 5 in compagnia del Frosinone, dell'Albinoleffe, del Gallipoli, del Piacenza , della Triestina e del Padova.In trasferta le cose cambiano completamente, visto che abbiamo realizzato ben 22 punti frutto di 6 vittorie, 4 pareggi e altrettante sconfitte. Siamo gli unici, insieme al Sassuolo, ad aver vinto sei partite fuori casa. Mentre, se si osservano le sconfitte esterne, siamo a quota quattro al pari del Lecce (oh yes!) e del Grosseto. Meglio di noi hanno fatto il Sassuolo che ne ha perse solo 2 ed il Cesena che ne ha perse 3. Molto peggio hanno invece fatto il Brescia (6 sconfitte) e soprattutto l'Empoli (9 sconfitte). Nella classifica dei punti fatti in trasferta, siamo la seconda migliore squadra dietro il Sassuolo (22 a 23). Di molto staccate tutte le altre squadre che ci stanno davanti: il Lecce (17), il Cesena ed il Frosinone (16), il Grosseto (15), il Brescia (13), per non parlare dell'Ancona (10) e dell'Empoli (7). Si può dire quindi che, se avessimo mantenuto in casa un rendimento anche solo uguale a quello esterno, avremmo totalizzato 44 punti e ci troveremmo ora al quarto posto al pari del Cesena ed a soli quattro punti dalla vetta. Sarebbe bastato non buttare dalla finestra partite già vinte come quella col Lecce e quella col Mantova, oppure affrontare con maggiore cattiveria e concentrazione quelle col Crotone o con la Salernitana per trovarsi in una posizione di classifica ben diversa da quella attuale in cui peraltro nulla è ancora perduto.Le ragioni di questa differenza di rendimento sono a mio avviso molteplici. La prima è di natura tattica: è più facile per una squadra come la nostra giocare sulle ripartenze piuttosto che avere l'obbligo di “fare la partita”: oltretutto, se veniamo attaccati, abbiamo la possibilità di sfruttare la velocità negli spazi di Gasba e Leon che, in casa, trovano maggiori difficoltà contro le difese schierate. La seconda è, per così dire, di approccio mentale. Le squadre che salgono a Torino vanno in campo consapevoli del fatto di non avere nulla da perdere. Per citare il nostro amico Chiambretti, per loro vale la regola del “comunque vada sarà un successo”: se le cose dovessero andare male pazienza, visto che si ritiene sia quasi normale perdere a Torino (anche se abbiamo visto che non è proprio così...); se dovessero andare bene, invece, si parlerebbe di loro e della loro impresa per una settimana intera. Tutti abbiamo ancora sotto gli occhi, al di là dei nostri errori clamorosi, l'entusiasmo e l'assoluta serenità con cui a Torino hanno tenuto il campo il Crotone o la Salernitana.Ma queste ragioni non bastano a spiegare il nostro andamento lento nelle gare interne (che trova peraltro riscontro nelle tre stagioni che precedono quella attuale). C'è un motivo più profondo e, ahimé, molto più duro da ammettere per chi, come noi, vive di pane e Toro. Abbiamo visto che, in un passato più o meno recente, la Maratona è stata spesso l'uomo in più. La forza che permetteva ai ragazzi in campo di dare più di quello che avevano dentro. Di vincere partite che si pensavano perse in partenza. Di realizzare rimonte clamorose. Da qualche tempo, purtroppo, non è più così. Salvo rare eccezioni (quel famoso Toro-Mantova al Delle Alpi...) siamo diventati l'ombra di noi stessi. Passiamo più tempo a prendercela con questo o quel giocatore, questo o quel Mister, questo o quel Presidente, che a fare quello che dovremmo fare sempre: tifare Toro e basta! Siamo divisi. E proprio sulle nostre divisioni fanno leva i nemici del Toro (che sono ovunque, anche dove meno te lo aspetti) per rovinarlo e portarlo sempre più in basso. Siamo stati per lunghi anni l'uomo in più, ma ora ci siamo trasformati in uomo in meno. In un handicap bello e buono, come dicono chiaramente i numeri che raramente mentono. Nulla mi toglie dalla testa che se contro il Lecce parte del pubblico non avesse passato la partita a contestare, saremmo usciti vincitori. E non dimentichiamo che, se avessimo vinto quella partita, avremmo agganciato la vetta della classifica e forse sarebbe iniziato per noi un altro campionato. Stesso discorso per quanto riguarda la, pur penosa, partita col Mantova.Non possiamo neanche dimenticare che la vittoria interna più brillante, il Toro l'ha ottenuta contro il Grosseto, quando allo stadio c'erano poche migliaia di tifosi pronti a sostenere senza se e senza ma.Abbiamo fatto scappare tanti giocatori in passato perché qualcuno o qualcosa ci aveva convinti che non erano da Toro e quindi andavano cacciati. Abbiamo fatto fuggire presidenti che ci avevano riportati in alto dopo anni di difficoltà. Pensiamoci bene quando ci lanciamo in contestazioni sterili verso questo o verso quello. Pensiamo bene se stiamo facendo l'interesse del Toro o dei suoi nemici. Diciamo spesso che il Toro siamo noi. Può darsi! Ma se il livello del Toro è quello delle partite interne di quest'anno perché non proviamo a chiederci per quale motivo, se noi siamo il Toro, la nostra squadra fa così pena? Facile riempirsi la bocca con simili affermazioni e poi prendersela con tutto e tutti. Il Toro siamo noi? Vogliamo tutti bene al Toro? Benissimo. Credo che sia giunto il momento di dimostrarlo. Ora. Oggi. Fino al termine di questo campionato. Perché non deve e non può esistere che, alla fine della stagione, si dica che il Toro non è salito in A perché il suo rendimento interno è stato inferiore a quello ottenuto in trasferta. Ora meditiamo. Se vogliamo, andiamo tutti allo stadio a tifare. Altrimenti possiamo decidere di farci una bella gita da qualche parte o di starcene a casa al caldo davanti al televisore, col sedere sul divano, i piedi sulla sedia ed una bella bibita in mano. In fondo il Toro in trasferta ha dimostrato di saperci fare anche senza molti di noi.Per quanto mi riguarda, ho già al collo la mia vecchia sciarpa (la stessa di vent'anni fa) e sono pronto ad esserci per fare la mia parte. Spero di cuore che saremo in tanti. Tutti uniti a sostenere i nostri ragazzi senza se e senza ma. Perché si possa nuovamente dire che noi siamo l'uomo in più. Perché si possa davvero tornare ad urlare con fierezza, e senza timore di essere smentiti dai fatti, che il Toro siamo noi!
© RIPRODUZIONE RISERVATA