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mondo granata
Alessandria Ovest, martedì scorso, ore 11.55.Finalmente, eccolo. Quasi mezzora da Felizzano a qui. Certo che Riccardo Cecchetti e Schumacher sono due cose diverse. Poi finalmente arriva.
“Ciao Ricky. No Ricky, niente sigaretta. Non c’è tempo Ricky. Dobbiamo volare. E’ tardissimo”.
Così siamo lanciati sull’autostrada nel tempo di un’inversione.
“Fracchia, vai, che sono pieno di punti. Ne avrò 20 o 22. Se ti fanno la foto, te li regalo io”.
Sono le 11.56, sempre ad Alessandria Ovest, e l’appuntamento con il mister è a Bergamo per le 13. L’ultima cose che vogliamo è farci aspettare. Non esiste proprio. A cose come queste si arriva in anticipo, il tempo anche per la sigaretta di preparazione.
Fracchia si, che sembra Schumacher, anche se piove davvero forte.Finalmente, dopo quella che mi sembra un'eternità, intravediamo la tangenziale di Milano: dio sa come, libera. Così fra di noi adesso è tutto un “dai che ce la facciamo”. Ricky, seduto dietro, ha ancora in mano la sigaretta che avrebbe voluto fumare. Soffriamo ancora un po', ma alla fine succede: siamo a Dalmine, alle 13 meno qualcosa. A questo punto è vero, forse ce l’abbiamo fatta.
Ma poteva essere tutto così facile? Voglio dire, metti tre granata assieme nella stessa macchina: può non capitare qualcosa in zona Cesarini? Appena usciti, infatti, troviamo un ingorgo che ci fa perdere venti minuti placati oro. A quel punto devo chiamare per scongiurare la brutta figura.“Mister, ci scusi tanto mister, siamo a tre chilometri mister, stiamo arrivando.”Lui mi risponde tranquillo, dice di non preoccuparmi, di girare a sinistra appena passato l’unico semaforo di Verdello. “Il campo? In mezzo alle giostre? Perfetto. Grazie mister”. Centotrent’anni in tre e siamo in silenzio, emozionati come dei bocia. Mentre tentiamo il parcheggio, lui, l’uomo che alzò la sedia la notte che sapete, scende da una Mercedes bianca con il sorriso cortese e la mano pronta verso di noi. Che siamo già in piedi in riga, si potrebbe dire sull’attenti se l’espressione sapesse di gioia e non disciplina. “Piacere, Emiliano” (“Ah va’?” penso tra me). Che ne dite se andiamo a parlare con le gambe sotto al tavolo? Seguitemi, la trattoria è a due minuti”Ora. Del mio mestiere ci sono cose che pesano sempre di più, tipo quella di essere quasi sempre alla canna del gas. Però arrivano i momenti come questi e, finalmente, tutto torna. Voglio dire, è martedì, il tempo è nero, la giostra sta girando forte per tutti ma noi siamo a pranzo con il Mondo. Per la precisione, al Ristorante alla Griglia “I quattro gatti”. Appena scesi dalla macchina, Fracchia fa il suo esordio in serie B conquistando tutti alla prima battuta:“Mister, speruma ca’ sia nen al cuntrari: quatt’ gatt ala griglia!”Così ci sciogliamo un po’ tutti e qualche secondo dopo siamo a tavola con il mister, il suo team manager e persino qualche ragazzo dell’Albinoleffe, timido e gentile. Comincia l’intervista, che segue il ritmo imposto dal tragitto dei vassoi. Si parla mangiando, ci scambiamo concetti e prosciutti con una familiarità che ci mette davvero di buon umore. Mi ero preparato una decina di domande, non di più, con l’idea di andare anche un po’ dietro all’istinto. Ho finito per usare solo le prime due, poi la conversazione è andata in direzioni più interessanti di quanto osassi sperare. Parla volentieri, e posso dirvi che il Toro dal cuore gli sale in un attimo agli occhi. Mi risponde attento ad evitare ogni retorica, cosa mai facile, tanto più se l’oggetto della conversazione è una figura forte come quella di Gigi Meroni. Perché è questa la ragione del nostro viaggio: raccogliere alcuni suoi pensieri dedicati alla farfalla e farli diventare prefazione per il libro che stiamo pubblicando io e Riccardo (una graphic novel proprio su Gigi).Insomma, sono state due ore bellissime. Alla fine, il Mondo ci ha offerto il pranzo e accompagnato fino all’autostrada (non facilissima da raggiungere), salutandoci con il braccio fuori dal finestrino e le quattro frecce accese. Insomma, siamo stati trattati benissimo e siamo venuti via felici. Ecco, tutto qua, ci tenevo a raccontervelo.
Alla fine, è bello sapere che certe persone, a cui abbiamo dedicato tante emozioni, se le meritavano tutte. Un abbraccio, Marco
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