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Dziękuję bardzo Lech

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di Guido De Luca
Redazione Toro News

Poznań (pron.: [ˈpɔznaɲ], in tedesco: Posen, in latino Posnania) è una città (574.124 abitanti) della Polonia occidentale, situata sul fiume Warta e capoluogo della regione amministrativa della Grande Polonia. È centro industriale, commerciale e di ricerca ed è uno dei principali poli culturali polacchi, con la presenza di un’ antica e rinomata università. Inoltre, Poznań è un importante punto di transito sulla strada tra Berlino e Varsavia.

Così spiega l’enciclopedia on-line Wikipedia nelle righe iniziali di presentazione della città polacca di Poznan. Le mete turistiche della Polonia sono solitamente Cracovia al sud, Danzica al nord sul Mar Baltico o la capitale Varsavia, tutte città ricche di fascino, ciascuna con la loro storia e dagli stili architettonici comuni, ma con caratteristiche diverse tra loro. Quando ero piccolino, negli anni ’80, ero attratto da un’altra città dal nome impronunciabile: Łódź; e ne conoscevo l’esistenza per via della squadra del Widzew, più che per le tragiche vicende legate all’occupazione dei nazisti del 1939. Il Widzew entrò a far parte delle mie squadre preferite una sera del 5 novembre 1980 quando affrontò ed eliminò la Juventus ai rigori nei sedicesimi di finale di Coppa UEFA. In quella squadra giocava Zibigniew Boniek, uno dei più forti attaccanti dell’Europa orientale dell’epoca, che realizzò il penalty decisivo in un attonito stadio comunale. Due anni dopo quella gara, Gianni Agnelli scelse proprio il polacco Zibi per l’attacco juventino, nonostante il gesto dell’ombrello che il buon Boniek aveva mostrato ai tifosi bianconeri alla realizzazione del rigore decisivo. Con il dito sulla cartina nell’intento di cercare questa piccola cittadina nel cuore della Polonia, mi ripromettevo, ancora bambino, che prima o poi avrei dovuto visitarla, ignaro che il destino mi avrebbe riservato una sorpresa diversa: la città di Poznan. Ebbene sì, quando dieci anni fa conobbi Karen, la mia compagna di vita, scoprii che sua madre era nativa di Poznan, un città dell’ovest polacco di cui ignoravo l’esistenza. In un gelido inverno di sette anni fa, raggiunsi la città d’origine della famiglia materna di Karen al termine di un estenuante e lunghissimo viaggio in pullman con mia suocera al seguito, che si prodigava in spiegazioni di come fosse abitudine dei polacchi preferire il pullman ai più comodi viaggi in aereo. All’arrivo a casa della nonna Janina, ora bisnonna dei mie figli, colsi immediatamente un calore e un’accoglienza inaspettata, che strideva con il gelido clima natalizio della città. Da allora, sono sempre stato trattato come un re, coccolato dalle zie e riempito di leccornìe secondo la migliore tradizione della cucina polacca. Affascinato anche dalla bellezza del centro storico della città di Poznan, l’ho eletta come mia città d’adozione con un altro piccolo sogno nel cassetto: che prima o poi ci fosse l’occasione di visitare lo stadio del Lech per un incontro europeo del nostro amato Torino contro la squadra locale, sicuro dell’ospitalità dei miei parenti acquisiti. Le vicissitudini dei nostri colori fanno sì attualmente che questo rimanga meramente un sogno, ma non avevo previsto che potesse concretizzarsi in forma diversa. Ed è quello che è accaduto ieri: l’eliminazione della Juventus dalla coppa Uefa, a trent’anni di distanza dalla prima volta, ad opera nuovamente di una squadra polacca, precisamente dal Lech di Poznan. Inutile specificare che da tempo sono provvisto del berrettino d’ordinanza riportante lo stemma del Lech, che sfoggio sempre quando, alle 8.00 del mattino, sfido il freddo glaciale godendomi ben coperto una mezz’oretta di jogging durante le vacanze natalizie che ormai da diversi anni trascorro a Poznan. Lo stesso freddo che a me non toglierà la voglia di correre di nuovo felice in mezzo alla neve del parco più importante della città tra nemmeno un mese e che ieri sera, invece, è stato indicato come la causa principale della disfatta juventina in un’ostile terra del nord.

Dziękuję bardzo Lech….e dziękuję bardzo Artjoms Rudnevs.