Alle ore 16,53, mio padre, granata esausto ma indistruttibile, colto da una giustificata dissenteria dopo lo spavento nel finale del primo tempo di oggi contro il Lecce, si apparta in bagno per scaricare la tensione ma già che c'è, ne approfitta per aggiornare le sue ennesime tabelle-Uefa. La mamma, scuotendo il capo e sospettando un patetico tranello, gli passa sotto la porta le sue personali previsioni: Toro in Europa se vince anche a Reggio Calabria. Il resto della famiglia comprende la situazione da "Casa Vianello" e ammicca, tornando ciascuno alle proprie faccende. Mio nonno ha 81 anni ( ma ne dimostra 80 ), allentando per un attimo la morsa dell'Alzheimer, ripensa cupo a quando un certo signor Lippi a Marassi, parlottando di nascosto con l’arbitro, fece annullare un limpidissimo goal di Agroppi appena assegnato al Toro, fregandoci così il meritato scudetto a favore dei soliti noti, e si consola osservando che il nostro prossimo avversario, al confronto, è una squadretta di debuttanti.
mondo granata
E’ sbocciato un fiore
La nonna, colta da un anelito di fiducia, ricama un insolito numero alternando i rocchetti di filo, uno granata per lo sfondo e uno bianco per il numero; l'ago procede silente e non tradirà l'effetto sorpresa, anche perché tutti ignorano la nonna e i suoi mestieri.
Mio cugino, barricato in camera sua, iconizza sul monitor il De Bello Gallico, ma quel "veni, vidi, vici" gli attizza il futuro e scrive in latino un memorabile post per il forum, per celebrare la grande partita del Toro.
La badante ucraina, capito l'antifona, fingeva di essere granata ... ma lo era davvero, e per non restare indietro si affloscia sul vocabolarietto pret-a-porter tentando di tradurre frasi incomprensibili che potrebbero però affrancarla ... "aprite le porte ... il Toro va".
Affacciata al balcone del tinello io invece osservo il mondo e lo coloro.
Sono una ragazza sognatrice e mentre contabilizzo l'umore dispongo in fila per due le mie sensazioni.
Le cose che mi piacciono:
... la serenità di GDB, impermeabile ai risultati, fiducioso se perde e misurato se vince ... serafico quando pareggia.
... il tempo che si ferma quando Bianchi salta, e resta sospeso a scrutare il cosmo per decidere dove far cadere il pianeta palla; ma siccome nel frattempo la terra gira, atterrando rischia il fuori gioco.
... il groviglio di pensieri che assalgono Rosina quando prende palla e la sua rapidità nel cogliere il più complicato, ma anche il più affascinante. Oggi poi ha deriso i sospetti di egoismo regalando ad Amoruso, poi di conseguenza a Zanetti, un souvenir di Lecce.
... il viaggio fiducioso che Diana compie quando punta all'altra area, come se sulla schiena avesse la chiavetta di una molla e nella testa un radar, e per questo l'incrocio con la palla diventa un appuntamento.
... il moto perpetuo di Saumel, appreso dai vecchi filmati di Cassius Clay sul ring, con l'avversario esausto che aspetta il gong per rifiatare.
… il dinamismo, i perfetti anticipi e la sicurezza di Pratali prima e del giovane Ogbonna poi.
... il sole ficcante che disegna l'ombra di Sereni sulla riga, così che quando lui esce la porta non resta incustodita.
... il perfido istinto di Amoruso, che quando pensa troppo alla giocata la sbaglia, ma quando anticipa il pensiero diventa implacabile. Oggi davvero maestoso.
... il coraggio di reagire prima che sia tardi, alle folate offensive dei salentini nella fine del primo tempo. E la partita di Coppa con il Brescia è la metafora di chi ci credeva morti.
Le cose che non mi piacciono:
... i 10 minuti finali del primo tempo del Toro quando è in doppio vantaggio, latente voragine che ingoia punti, tombino ingordo che trangugiò l'ignavia del WAN e dell’innominabile Zac.
... i conti che non mi tornano. Parafrasando JFK verrebbe da dire di “non pensare a quello che la tua squadra può fare per te, ma a quello che puoi fare tu per la tua squadra”. Concludendo con quello che direbbe un altro democratico in voga ora in Italia, diciamo che “si può vincere, si può perdere, ma anche pareggiare”. Ma senza il pubblico non si va da nessuna parte ...
... un talento come Rubin non convocato per la partita contro il Brescia, che poi sarebbe come tenere un ghepardo affamato nella cuccia di Boby.
... i cognomi che finiscono per "oni", ma visto il ribaltone al governo, meglio citare solo Gervasoni, ma oggi solamente per il non rispetto del regolamento con i cartellini rossi.
... la catena che imprigiona la punta di Guidonia nelle sue presunte galere al Toro, dove i secondini ballano la tarantella e i giudici si fingono affaccendati. Sperando di vedere qualche analogia con “Le mie prigioni”, dove Silvio Pellico riuscì comunque a distinguere gli umori di quelle prigioni, cercando la serenità dentro di sé e che con rinnovata forza d’animo e una fede ancora più forte, gli fece apprezzare ancora di più il significato della vita e delle persone, per le quali non provò mai più disprezzo o risentimento.
... il fragile equilibrio che regge la convivenza fra i Granata, come se dir grazie a Cairo fosse una bestemmia e denigrarlo elevasse il rango del Granatismo. Dzemaili è del Toro … e non finisce qui!
... la sufficienza con cui non si deve liquidare la Reggina, come se l'eredità delle partite con il Parma, Cagliari ed il Genoa dello scorso campionato fossero sepolte nella fossa comune dell'oblio.
... l'inutilità delle tabelle che mio padre sta compilando in bagno, segno di paura, bisogno di conferme, pedaggio obbligatorio della diffidenza organizzata.
Alle ore 17,24, si spalanca la porta del bagno e appare un Granata doc, in mutande ma felice.
Ha trovato la formula magica e i conti ora gli tornano.
Sale sul divano e urla a tutto il condominio: "se le vinciamo tutte vinciamo lo scudetto".
Il nonno, che sul goal annullato ad Agroppi si era appisolato, incalza: "cribbio, non si può tenere un Rubin così in tribuna".
Il cellulare dello zio vibra in silenzio e appare il messaggio di un amico: "ci vediamo tutti Martedì alla ripresa degli allenamenti del Toro alla Sisport".
Fuori, l'universo riordina le sue carabattole fingendo di interessarsi agli eventi umani, ma non ci crede nessuno.
Solo io, dalla mia postazione sul mondo, afferro un presagio che sa di rivalsa e sorrido a quel fiore sbocciato da poco ... che prima non c'era. Forza Toro al di là del tempo e dello spazio.
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