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mondo granata
Oggi, per vostra fortuna, questa rubrica lascia spazio ad una voce nuova e molto più giovane di quella che solitamente occupa questo luogo ogni sabato. Buona lettura!
di Paola Panero Ciao a tutti! Sono nata alle 7,25 p.m. di venerdì 18 novembre e mi chiamo Paola. O meglio mamma e papà hanno deciso di chiamarmi così. Perché hanno scelto questo nome? Se lo chiederete alla mamma vi dirà che lei ama i nomi brevi, classici e sufficientemente fuori moda. E aggiungerà anche che la nonna paterna di mio papà si chiamava così e altre cose simili. Tutte vere, peraltro. Ma provate un po' a fare la stessa domanda a quel fuori di testa barbuto di mio papà. Anche lui vi dirà le stesse cose....nomi brevi....classici....bla....bla....bla....ma poi lo vedrete anche arrossire un po'. Perché? Ve lo spiego io che un pochino in questi giorni, e soprattutto nei mesi in cui sono stata nella pancia di mamma, ho imparato a conoscerlo. Ve lo spiego io perché glie l'ho sentito dire diverse volte, ma sempre un po' di nascosto. Ma non vedo perché dovrei nasconderlo proprio a voi che leggete qui. Ebbene: lui mi ha chiamata Paola perché il nome Paolo gli è sempre piaciuto fin da bambino. E sapete perché? Perché, mi ha detto lui, Paolo era il nome di un grandissimo campione che, quando papà era piccolo, cioè tantissimissimi anni fa, faceva tremare le reti di tutte le squadre avversarie e soprattutto quelle di una squadra a strisce che il papà proprio non può vedere (quante volte in questi mesi l'ho sentito gridare a proposito di quella brutta squadra un sacco di parolacce che io non posso ripetere). Vi dicevo che Paolo era il nome di questo Campione e, anche se io non lo conosco ancora, sono sicura che se papà ha scelto di darmi il suo nome doveva davvero essere, oltre che un campione, anche una grandissima persona. E spero tanto di poterlo vedere da vicino, quando sarò più grande (per ora l'ho visto sulla foto che papà tiene sempre in tasca e che aveva anche quando sono nata io). Spero anche di potergli dire che io mi chiamo Paola esattamente come lui (quasi esattamente, ma non è colpa mia se sono una femminuccia e non posso chiamarmi Paolo) e che sono anche orgogliosa del fatto che le iniziali del mio nome e cognome siano proprio uguali alle sue! Chissà se da grande anch'io farò paura a quelli a strisce? Chissà se le odierò come le odiava lui e come le odia papà (l'odio non è un bel sentimento, però in questo caso....)? Chissà.....per ora me ne sto qui....faccio finta di non sapere niente e di non capire niente....ma in realtà ho già imparato diverse cose del mondo.
Per esempio ho capito che mi piace il latte della mamma, mi piace dormire, mi piace stare in braccio di mamma e papà, mi piace la voce di papà quando mi canta le canzoni anche quelle più strane, mi piace andare in giro sulla mia bella carrozzina rossa. Invece non mi piace quando ho mal di pancia, quando mi cambiano i pannolini e quando mi fanno il bagnetto. Poi ho capito che il colore preferito di mio papà è il granata, visto che a casa nostra ci sono un sacco di cose che hanno quel colore e me ne ha già messe addosso un bel po'. Papà ha un braccialetto granata, quando fa freddo porta quasi sempre una sciarpa granata e persino la nostra macchina è granata. Un'altra cosa che ho capito benissimo, già da diversi mesi, è che papà di sabato (e a volte anche di venerdì o di lunedì) diventa un altro. Se rimane a casa si infila una maglietta granata (e ridagli!) e poi, lui che di solito ama abbastanza chiacchierare e non sta mai fermo, si mette sul divano e se ne sta lì in silenzio totale per un paio d'ore. Quasi totale in verità, perché ogni tanto sento che rompe il silenzio e si mette ad urlare frasi che io per adesso non capisco tanto. Ve ne dico solo alcune, a voi che magari le comprendete: Vai Rollyyyyyy! Forza Angelooooo! Grande Misterrrrr! Alè Giulioooo! No Nandooooo! E tanti altri nomi che non conosco ancora bene. Poi a volte urla goooallllll, mentre a volte urla merdaaaaa (scusate, so che una bimba non dovrebbe dire certe cose, ma lui dice proprio così). Devo dire che fino a maggio urlava quasi sempre merdaaaaa e poche volte gooooallllll. Mentre ultimamente il quantitativo delle volte in cui urla gooooalllll è decisamente aumentato, ed è diminuito quello delle volte in cui urla merdaaaaa. E mi sembra anche che ultimamente mio papà sia diventato più tranquillo di sabato, mentre la mamma è più spesso nervosa, ma non sono ancora riuscita a capire perché. Una volta ogni due settimane, invece, papà sparisce per un po'. Sento che saluta la mamma e le dice: “Beh...io vado....speruma bin....” e poi non lo sento più per ore. Me ne sono accorta anche sabato scorso, quando ero uscita da poche ore dalla pancia di mamma. Nel primo pomeriggio, ho visto che papà, che fino ad allora era sempre rimasto abbastanza calmo salvo nell'istante in cui sono uscita e gli sono venute le lacrime agli occhi (ma questa cosa non ditela a nessuno), si agitava sempre di più e guardava nervosamente l'ora. Poi, ad un certo punto, ha preso, se n'è andato e non si è fatto più vedere per un po'. Quando è tornato non sembrava felicissimo.
Lui pensa di no, tutti pensano che noi neonati non capiamo nulla, ma io so benissimo dov'era andato. Lo conosco come le mie tasche, ormai Era andato casa a vedere il Toro in televisione. E so anche che, visto che quando è tornato lui non era allegro, il Toro non deve aver giocato gran che bene. Poi so anche che, quando va via qualche ora, lui va in un posto che si chiama stadio, dove ci sono tante persone che stanno insieme e tifano per il Toro. Ci sono andata anch'io qualche volta, sapete? La prima volta ero in pancia da pochi giorni e papà e mamma neanche sapevano che io fossi già lì, tanto ero piccola. Ho capito che il Toro giocava col Livorno ed ho capito anche che le cose non erano andate gran che bene in quell'occasione. La seconda volta è stata la peggiore. A fine maggio. Eravamo stati a seguire le corse ciclistiche (mamma mia questi che mi portano sempre in giro! A luglio mi hanno portata persino al Tour de France!) e mi ricordo che papà aveva fatto di tutto pur di andare a vedere l'ultima partita di campionato. Capivo che era agitatissimo. Lo sentivo da come parlava di quella partita con gli amici. C'era un gran rumore là fuori quel giorno, così forte che avrei voluto andarmene. Anche perché sapevo benissimo che le cose sarebbero andate male, come in effetti accadde. Quante parolacce, quanti insulti quel giorno. Anche papà era fuori di sé: penso di non averlo mai sentito così arrabbiato, e spero che non succeda mai più di vederlo così.La terza volta è stata un paio di mesi fa. Sentivo che mamma aveva fatto una grande fatica a portarmi dentro lo stadio. Ma c'era riuscita, anche se pioveva. Papà era molto felice quella sera perché sentivo che - parlando col suo amico Mauro che è il papà di Anita, un'altra bimba con un padre matto come il mio – diceva che il Toro aveva fatto un'ottima partita.
Così come era felicissimo una sera di qualche settimana fa in cui arrivò a casa cantando un sacco di canzoni che conosco perché me le ha cantate diverse volte: I granata son quaaaa....oooo oooo oooo sembra impossibileeeee....tutti a casa alèèèèèè (la stessa che cantava lunedì quando uscivamo dall'ospedale)....eccetera eccetera. Era felicissimo ed aveva persino perso la voce. Tra l'altro, a differenza di quanto avviene quando va in quel posto che si chiama stadio e che si trova a Torino e non qui a Genova dove abitiamo noi, era stato fuori casa abbastanza poco tempo. Poi ho capito che il Toro aveva vinto una partita molto importante. Ma stranamente la mamma, che comunque di solito quando il Toro vince è contenta, quella sera era abbastanza arrabbiata. Che la sua squadra avesse perso contro il Toro? Possibile? Mi sa di sì...Va beh. Credo di avervi detto abbastanza cose su di me e sul mio papà ed è quasi venuto il momento di salutarci. Lui pensa che io non lo sappia, ma io so benissimo che tra un po' lui verrà qui, farà due moine alla mamma, due coccole a me, e poi indosserà la sua felpa e la sua sciarpa granata e se ne andrà via per qualche ora. Lui pensa che io non lo sappia, ma io so benissimo che oggi è sabato e come sempre gioca il Toro, che se la vedrà col Livorno proprio come nella prima occasione in cui mi portarono allo stadio. Lui pensa che io non lo sappia, ma io so benissimo che lui ama il Toro quasi quanto ama me, spero non di più: il fatto è che il Toro lo conosce da una vita, invece a me mi conosce solo da alcuni giorni. Ma me ne farò una ragione. E mi sa che se vorrò godermi mio papà quando gioca il Toro, l'unica possibilità che avrò sarà quella di diventare del Toro anch'io e andare allo stadio con lui.
Sapete che vi dico adesso? Visto che quel rompiballe di papà se n'è finalmente andato, chiamo la mamma, mi faccio accendere il computer, le dico di entrare su quel bellissimo giornale che si chiama Toro News, e vado a vedere di cosa parla oggi l'articolo della noiosissima rubrica che il babbo scrive ogni sabato da tre anni a questa parte. Sempre a parlare di un sacco di cose, dimenticandosi di quelle veramente importanti! Pensate che se non fosse stato per la Redazione, che domenica mi ha dedicato un articolo con tanto di foto, lui si era persino dimenticato di parlarvi di me sabato scorso. Dice che non ha avuto tempo, dato che io sono nata di venerdì sera (puntualissima, visto che mi aspettavano per sabato ma io non volevo sovrappormi al Toro). E poi va dicendo in giro di essere capace a scrivere. Mah....Va beh....mi sa che se neppure oggi parlerà di me sarò costretta a farlo io...Un bacino a tutti. Paola.
P.S. Forza Toro sempre, comunque ed ovunque!
Scusate se mi intrometto nel primo articolo firmato da Paola. Sono suo padre Walter. Vorrei dedicare a lei, a tutti i bimbi ed anche ai loro genitori questa poesia che mi fu insegnata dalla mia maestra alle elementari. Rudyard Kipling la dedicò al proprio figlio maschio, ma credo possa andar bene anche per una bimba. D'altra parte, mi sembra chiaro che nell'ultimo verso la parola Uomo si riferisce all'esemplare della specie umana, a prescindere dal sesso. Comunque è una poesia che personalmente ho sempre trovato bellissima. >Buona lettura!
If you can keep your head when all about you. Are losing theirs and blaming it on you. If you can trust yourself when all men doubt you. But make allowance for their doubting too:. If you can wait and not be tired by waiting. Or being lied about, don't deal in lies. Or being hated, don't give way to hating, And yet don't look too good, nor talk too wise. If you can dream—and not make dreams your master. If you can think—and not make thoughts your aim. If you can meet with Triumph and Disaster. And treat those two impostors just the same. If you can bear to hear the truth you've spoken. Twisted by knaves to make a trap for fools. Or watch the things you gave your life to, broken. And stoop and build 'em up with worn-out tools. If you can make one heap of all your winnings. And risk it on one turn of pitch-and-toss. And lose, and start again at your beginnings. And never breathe a word about your loss. If you can force your heart and nerve and sinew. To serve your turn long after they are gone. And so hold on when there is nothing in you. Except the Will which says to them: "Hold on!". If you can talk with crowds and keep your virtue. Or walk with Kings—nor lose the common touch. If neither foes nor loving friends can hurt you. If all men count with you, but none too much. If you can fill the unforgiving minute. With sixty seconds' worth of distance run. Yours is the Earth and everything that's in it. And—which is more—you'll be a Man, my son!
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