Agosto 1993. Il Toro sale alla ribalta delle cronache mondiali sportive perché affronta il Milan nella finale a partita unica della Supercoppa Italiana. L’evento in sé, solitamente, non ha mai rivestito una forte importanza mediatica, ma per la prima ed unica volta nella storia della competizione il confronto si svolge negli Stati Uniti. Il motivo è puramente pubblicitario: da lì a poco, gli States saranno sede dei campionati del Mondo di Calcio del 1994 e non c’è di meglio che ospitare una partita di soccer italiano per far conoscere lo sport più apprezzato sul pianeta ad una popolazione che vive di basket, baseball e football americano. Il Toro va di scena a Washington con il tricolore della Coppa Italia appena vinta sul petto e affronta con coraggio, ma senza fortuna, i campioni rossoneri. La squadra granata nel calciomercato estivo perde altri tasselli importanti, si indebolisce; la crisi finanziaria della proprietà della sede di Corso Vittorio porta alla cessione di giocatori pregiati, ma in cambio ne giungono altri molto interessanti. Parte Vincenzino Scifo, torna in Brasile Casagrande, mentre Aguilera è travolto da problemi giudiziari e scappa in Uruguay. L’attacco si affida a Pennellone Silenzi e per un uruguagio che parte ne arriva un altro. Dal Cagliari, dopo tre anni di prestazioni sontuose, giunge Enzo Francescoli. Soprannominato El Flaco per il suo fisico molto asciutto, fa coppia a centrocampo con Osio, prodotto del vivaio granata che torna all’ovile dopo aver fatto le sue fortune in carriera con il Parma. Francescoli è uno dei giocatori sudamericani più forti in assoluto. Nato e cresciuto calcisticamente a Montevideo, si afferma in Argentina con la maglia del River Plate. Segna e incanta, poi decide di provare il calcio europeo e sbarca in Francia. Veste i colori del Matra Racing di Parigi e dell’Olympique Marsiglia. Conosce il calcio italiano alla soglia dei trent’anni con il Cagliari, infine la breve esperienza di un anno sotto la guida di Emiliano Mondonico. Gioca da mezzapunta, segna tre reti e contribuisce al raggiungimento di traguardi comunque prestigiosi. Il Toro è impegnato su tre fronti. Oltre al campionato, c’è da onorare la Coppa Italia appena vinta e l’avvincente corsa in Coppa delle Coppe. Il cammino in quest’ultima competizione si ferma nello stadio di Higbury contro l’Arsenal. Questa partita è diventata famosa non perché ci giocasse il Toro, ma perché sembra sia stata l’ultima apparizione in pubblico del leader di Al Qaida Bin Laden. Da rilevare anche un’altra curiosità della stagione calcistica del 1993/94: accanto a calciatori di blasone come il portiere Giovanni Galli, il croato Jarni e ad altri di provata esperienza come la coppia difensiva composta da Tarzan Annoni e Angelo Gregucci, muove i primi passi nel calcio professionistico Marco Sesia. La carriera di questo ragazzo rappresenta un po’ il sogno di tanti giocatori del mondo dilettantistico. Gioca in serie D nella squadra torinese del Nizza Millefonti. E’ abituato a calcare campi in terra, meno quelli in erba. Gioca benino, non è nemmeno giovanissimo, ma leggende giornalistiche narrano che il tecnico Emiliano Mondonico decise di arruolarlo tra le fila granata dopo insistite pressioni del suo meccanico di fiducia, appassionato osservatore del calcio minore cittadino. Gioca a centrocampo e a fine stagione Sesia colleziona nove presenze con la gratificazione di partire titolare nell’ultima di campionato allo stadio Olimpico contro la Roma. Il Torino si classifica all’ottavo posto e perde la possibilità di giocare in Coppa Uefa l’anno seguente, ma la società del presidente Goveani, prossima alla bancarotta, ha insegnato con il caso di Sesia come si possa fare di necessità virtù.
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