mondo granata

Elettroshock

Redazione Toro News
di Mauro Saglietti

Fischia, maledetto… Fischiaaaaa! - Dio mio, non ce la faccio. Muoio qui.- Guarda ‘sto… via la pallaaaa! Viaaaaa!Gente che pregava, altri che non guardavano. Persone che nominavano l’Immenso.Poi, alla fine, qualcosa capitava.

 

Forse penserete che adesso ci si perda in qualche racconto intriso di rimpianto per il passato.E invece no.13 anni e oltre.Tredici anni dalla primavera del 1995, dall’ultimo fischio finale che ci fece impazzire.C’erano le lire, Gigi d’Alessio non aveva ancora smarronato, la cultura non era stata messa sotto le scarpe, ci erano ancora stati risparmiati i Jalisse, Britney Spears e Hannah Montana, non esistevano Verissimo e Amici… Nelle fiction non sentivi parlare solo in romanesco, in giro non c’erano telecamere pronte a multarti per fare cassa anche se ti soffiavi il naso con la mano sbagliata, i cellulari erano i primi Motorola, enormi, con l’antenna da estrarre e lo sportellino che si apriva-si chiudeva-si rompeva, e si poteva addirittura attraversare Venaria senza impiegare mezza giornata!Lo so, sembra incredibile, ma era così.Un tempo enorme.Tredici anni e oltre, l’ultimo derby.Vale a dire che tutti, e dico tutti, i bambini non sanno cosa sia quella sensazione.Non la conoscono e forse ne hanno soltanto lontanamente sentito parlare.E chi ha sedici – diciassette anni, allora? Cosa può ricordare? Qualche piccolo fortunato era allo stadio? Si ricorda qualcosa?Possiamo risalire fino ai ventenni. Forse qualcuno di loro conserva, in parte nebuloso, questo lontano ricordo d’infanzia.Vent’anni. Generazioni che non hanno mai visto vincere un derby.Ragazzi che non sanno cosa significhi vivere quel momento sublime, quando l’arbitro fischia la fine.Persone che sono state costrette a vivere dei nostri ricordi, senza poterne possedere di propri.Cifre che fanno venire i brividi.

 

Com’era?Che cosa capitava quando si vinceva un derby? Vorrei spiegarvelo ragazzi, mi vengono in mente tanti episodi, reti che si gonfiano, caroselli all’uscita dello stadio… ma sarebbero solo parole.

 

Ormai diventa sempre più difficile svicolare, neanche fossimo slalomisti, da parole granata che non portino con sé una buona fetta di retorica.Capita così con i concetti ai quali ci siamo aggrappati in lungo e in largo, che ci hanno fornito benzina per andare avanti in qualche modo, ma che si sono progressivamente svuotati del loro impatto di energia, a furia di invocarli.Lo ripeto ancora una volta. C’è bisogno di nuove imprese, di nuovi ricordi, ma da subito.

 

Eppure in questi giorni leggo da più parti che, poveretti come siamo, non possiamo certo pensare alla vittoria, e molti firmerebbero per un pari.Ci risiamo.Magari di nuovo tutti sotto la Curva a festeggiare, neanche avessimo compiuto chissà quale impresa, come alla fine del derby di ritorno dell’anno passato.Bene, ci siamo portati avanti col lavoro. Siamo già a metà strada in direzione della sconfitta, sull’autostrada della rassegnazione.Ma… provare a vincere no? Paura? Non ne abbiamo ancora passate abbastanza?Potremmo anche essere scarsi e scarponi, ma nessuno ci toglie mai la mentalità da poveri cristi.

 

Per molti di noi tutti gli anni è la stessa storia.Ci guardiamo negli occhi e leggiamo la stessa furia, figlia di una voglia di rivalsa lunga tredici anni.Già… noi lo sappiamo. Ma la squadra?Saumel che ne sa di queste cose? Dzemaili ne ha mai sentito parlare?Qualcuno ne ha parlato ad Abate?Chi lo spiega a Calderoni? Bianchi ne ha idea? Barone l’ha intuito, dopo tre anni?

 

L’anno passato, in queste stesse righe, si ipotizzava di una fantomatica chiavetta USB, che potesse mettere a conoscenza i giocatori della nostra storia di comunità e di tifosi.Le cose non sono cambiate di molto.Gli anni sono passati da dodici a tredici, la rabbia è aumentata.

 

Forse una chiavetta USB, piena di dati e di numeri non è stata abbastanza.Mi piacerebbe rinchiudere i giocatori in una stanza, provarci ancora una volta.Sì, proprio loro, per quanto scarsi siano, il nostro unico tramite che possa ancora tentare di sublimare i nostri desideri.E poi applicare degli elettrodi alle loro teste.Potessi, li metterei in comunicazione con le nostre menti.E poi via, una scarica dietro l’altra per comunicare quello che le parole non possono più dire.No, niente Superga, niente Meroni per una volta, pur nella loro importanza.A malincuore niente di questo.Niente ricordi, niente immagini, nessun ragionamento.Solo scariche di sensazioni, terribili sensazioni.Sensazioni che ti fanno mancare il fiato, che ti gettano addosso in una volta sola quello che noi abbiamo passato in questi tredici anni.Forse anche qualcuno di noi ne avrebbe bisogno.

 

ZOT! E via con una scarica. ZOT! E vai con un’altra.ZOT! Loro che facevano i caroselli, mentre il Toro falliva.ZOT! Magallanes è un misto tra Best, Meroni e Gento.ZOT! Doardo che non ne prende una neanche per sbaglio, quella sera contro Vialli.ZOT! Il pensiero latente e strisciante che dice che il Toro deve sparire piano piano.ZOT! Noi, già scarsi, in 8 contro 11, anzi, contro 12 perché quella volta c’era De Santis.ZOT! La loro finta compassione.

 

ZOT! Non basta ancora? Ancora tremore nelle ginocchia? Allora un’altra.ZOT! E’ la sensazione che ti dà essere preso per i fondelli, all’ingresso di una scuola, dal gruppo di compagni di classe tamarretti.ZOT! – Guardalo qui… è arrivato il granata perdente! Avete preso il pallottoliere ieri? – all’ingresso di un ufficio.ZOT! Le tue mani che si chiudono in un pugno e quasi le unghie trafiggono la pelle per la rabbia.ZOT! La forza che ci devi mettere per non esplodere.ZOT! Il respiro che ti manca.

 

Un tempo avevamo dei catalizzatori per comunicare e trasmettere la nostra forza. Vuoi che fossero la Maratona, il Fila o i tempi diversi.Da tempo non c’è comunicazione tra la nostra mente rabbiosa e l’arto paralizzato che vediamo in campo.

 

ZOT! Le corna di Maresca, il fuggitivoZOT! il ricordo di chi se ne è andato in questi cavoli di tredici anni chiedendo tra gli ultimi respiri “Co ha l’ha fait el Tor?”ZOT! E mettiamoci dentro anche il gol preso all’ultimo minuto l’anno passato.Non basta ancora? ZOT! ZOT! ZOT!- A Torino non c’è il bacino di utenza per due squadre – detto in perfetto stile mafioso.- Nella nostra azienda non tolleriamo trasmissioni sportive unilaterali.Oppure la rabbia che ti avvolge quando vedi il Toro nel simbolo della gobba.

ZOT! I loro patetici tentativi di scrivere striscioni in piemontese, sempre con qualche inevitabile errore, per tentare di appartenere ad una città che sono riusciti solo ad invadere, senza mai conquistarne l’essenza.

 

E noi dobbiamo aver ancora paura di loro? Ma paura di che?! Di mia sorella?Di fronte a tutto quello che abbiamo patito come comunità, le loro sconfitte consecutive in campionato sono nulla! Un pulviscolo… Sono due? Perché non le facciamo diventare tre? Non possiamo? Abbiamo paura?Dovrebbero essere loro a temere la nostra furia dopo quanto hanno begato per farci scomparire!La loro vittoria col Real in confronto a tutto questo è un niente, una macchiolina sulla pagina della nostra rabbia!E invece eccoci puntualmente tremebondi a sperare e misericordiare un punto con rassegnazione, recitando la parte dei poverelli che ormai ci trova così a nostro agio.Magari perderemo 50 a 0, ma rassegnati un corno, poverini un accidente! Porco cane!

 

Ci fosse davvero un mezzo per trasportare un centomiliardesimo della nostra energia e della nostra rabbia!Una sola briciola della nostra forza di volontà. Una sola scintilla che tramuti dei brocchi disinteressati in brocchi con la voglia di vincere a qualsiasi costo…!Invece che avere una volontà di ferro e un braccio di cartapesta!

 

Allora, signori, servono altre scariche?ZOT! – Quei quattro che vanno a Superga sono solo dei coglioni!ZOT! – Il senso di repulsione che ti dava avere un presidente juventino messo lì a bella posta.

 

Ancora paura? Ancora tremarella?Ancora quella dannata e sottile sensazione che loro hanno già perso troppi punti e che noi li si debba PER FORZA far risorgere?Quanto occorrerà ancora aspettare per vincere un derby?1 anno? 2 anni? 10, 20, 30? 200?Un giorno calerà qualcuno da un’astronave proveniente da Marte e noi ricorderemo ancora il derby dei due gol di Rizzitelli come l’ultimo vinto?

 

Capitasse veramente… allora vedreste ragazzi, che cosa significa.Quel momento sublime, quando l’arbitro, per quanto venduto, fischia la fine.E allora urli al cielo il tuo grido di furore e di battaglia, abbracci il vicino senza trattenere l’energia che ti scuote davvero come un elettroshock, ti accasci sui seggiolini piangendo, ti rivolgi all’altra curva e finalmente li mandi tutti a stendere, perché loro, quelli che hanno cercato di rubarti la città e ti hanno portato via anni di gioia, hanno perso, hanno finalmente perso!Capitasse veramente, allora lo sapreste e lo vivreste senza bisogno di uno che stia qui a raccontarvi come è stato.I ricordi si vivono, prima di ricordarli.Non si può vivere solo di ricordi non vissuti.

 

Anche queste sono soltanto parole, per quanto disperate.Certo, poi penso a Saumel che non fa altro che passare la palla indietro e mi vengono i brividi.Penso ai nostri 80000 retropassaggi fino ad arrivare al portiere o all’inevitabile lancio lungo del difensore messo in difficoltà da un centrocampo che non costruisce, alla nostra terribile lentezza quando i gobbi ci presseranno, ai nostri cross dalla trequarti, a Sereni fuori…Bè, ho visto di peggio.Cosa dobbiamo aspettare?Ditemelo voi.Quanto tempo? Altri 13 anni?E nel frattempo che facciamo? Continuiamo a ricordare i bei tempi andati?

 

- Dì Vigiu! Et ricorde quandi che l’uma vinciù cuntra i göb?- Parla nen! ‘Ieru tant giu-u…Ipotesi poco plausibile. Non perché si vinca prima, bensì perché non so quanti saremo rimasti a parlare in piemontese tra 20 anni.

 

Ogni partita va per i cavoli suoi, ci sono rigori, espulsioni, fattori di casualità imprevedibile.Se ci proveremo, anche da incoscienti, se un solo volt di queste terribili scariche di sensazioni rabbiose giungerà agli inconsapevoli giocatori, allora forse si potrebbe anche ottenere un qualcosa di positivo.Se invece, in condizioni normali, faremo i poveri cristi, cominceremo a pensare che, ma sì, in fondo per noi poverini anche un pareggio non sarebbe male, allora perderemo puntualmente, come già capitato.Perché gli altri lotteranno fino alla fine per vincere.Col cavolo che basta il pareggio a quelli lì. Mauro Saglietti