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Iniziamo dalla fine. E’ l’ultimo minuto di Reggina-Torino. L’attaccante della Sierra Leone Mohammed Kallon s’incunea in area e beffa la difesa granata. Maltagliati, Grandoni e Galante sono inermi di fronte alla velocità del ragazzo di colore che regala i tre punti ai suoi compagni. Si dice che ognuno sia la causa dei suoi mali e in questo campionato il Toro, il suo allenatore e i suoi giocatori lo sono. E’ il 6 gennaio 2000. E’ la prima partita ufficiale del nuovo millennio. Non c’è occasione migliore per voltare pagina. I granata hanno chiuso l’anno con 4 sconfitte consecutive dopo un inizio di torneo promettente. La classifica non è ancora preoccupante, ma servono punti, magari anche tre in una sola partita. I campi del Sud, però, non sono mai stati favorevoli al Torino e il gemellaggio tra le due tifoserie sugli spalti non è garanzia di una partita amichevole sul prato verde. Non a caso, dopo appena 10 minuti, i calabresi si portano in vantaggio. L’autore del gol è sempre Kallon. Con queste premesse il pensiero ricorrente è che “se il buon giorno si vede dal mattino, allora è già notte fonda”. Anno nuovo, secolo nuovo, vita vecchia. Affanni, imprecazioni e mal di stomaco. Per il tifoso sono questi gli effetti di una partita che sembra già segnata. Poi, per una serie di circostanze legate ad infortuni e indisposizioni di altri attaccanti, entra in campo il diciassettenne della primavera Emanuele Calaiò. Da lì a due giorni diventerà maggiorenne. Esordisce in Serie A ad inizio secondo tempo al posto del centrocampista Pecchia. E’ una boccata d’ossigeno. Al primo calcio d’angolo utile, il ragazzo di Palermo trapiantato a Torino tocca il suo primo pallone e con un semplice piatto destro in mezzo all’area di rigore reggina segna il pareggio. E’ una bella favola; il vento è cambiato. Adesso, quando un debuttante segna, appena entrato in campo, si suol dire che il giocatore sia un predestinato, ovvero che avrà davanti a sè una carriera di successo; di sicuro non è andata poi così male a Calaiò, ma Reggina-Torino non è ancora finita. Per non correre rischi che segnasse un’altra rete, magari sulle ali dell’entusiasmo o semplicemente perché tutto forse aveva incominciato a girare per il verso giusto, Emiliano Mondonico lo sostituisce dopo appena venti 24 minuti. Bisogna chiudersi in difesa. Il ragazzo non si deve bruciare. In più, il solito Tricarico si è fatto espellere stupidamente; per fortuna non siamo rimasti in inferiorità numerica, perché dopo un minuto si avvia verso gli spogliatoi anche il reggino Giacchetta. Esce Calaiò, entra Galante. I granata non sono più pericolosi, arretrano il raggio d’azione di una ventina di metri. La Reggina ringrazia e si rianima. Ci prova e all’ultima azione di gioco porta a casa la vittoria.Ora, a distanza di otto anni da questo precedente sono state tante le vicissitudini che hanno scosso il Toro. Probabilmente gli influssi benefici del nuovo millennio sono giunti con un po’ di ritardo; nel frattempo sono cambiati i calciatori, i presidenti, gli allenatori, forse non ancora i tifosi granata che rimangono sempre diffidenti, ma lo spirito con cui ci apprestiamo alla gara di domenica prossima è sicuramente positivo.
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