Sabato 18 aprile 2009. Caro Diario, questo potrebbe essere un normale sabato di relax ed invece sarà un sabato di ritorni e di... te lo dico dopo.Mi hanno detto che in città c'è una partita ma non mi riguarda.So che fra il pubblico ci sarà un bel ragazzo di quasi ventisei anni che ebbi l'onore di tenere in braccio quando era un frugolino.E mentre lui sarà lì, io sarò con la sua mamma.Bella roba, dirai... e che cosa c'è di così eccezionale in tutto ciò?E' un po' complicato da spiegare ma ci provo.C'erano una volta due ragazzine. Erano due teste matte ed andava bene così.Andavano insieme a vedere le partite del Toro quando il Toro era il Toro.Il Toro, eh? Non gli Imprevisti del Monopoli e men che meno le Probabilità del medesimo gioco... ma tanto sai com'è: anche se è spennacchiato e orrendo non si può fare a meno di amarlo.Sto divagando.Le due ragazzine. Crebbero, si persero e si ritrovarono: gioia e letizia nei cuori.Manca ancora un pezzo. Si ritrovarono e non si videro.No, non si videro: si vedranno.Questa sera.Mentre il bel ragazzo di cui sopra (figlio di una delle due) sarà allo stadio a tifare contro l'altra squadra della città più bella del mondo.Mentre i figli dell'altra staranno a casa con il loro papà milanista (ma di lui parleremo poi).E' un po' come andare allo stadio: i colori son sempre gli stessi, lo stato d'animo una sorta di treccia a quattro capi (speranza, memorie, parole, tensione), la salivazione ridotta.Vado.Domenica 19 aprile 2009Caro Diario,buongiorno. Buongiorno! E' un buon giorno. Mi piacerebbe si concludesse altrettanto bene. Mi piacerebbe tanto. Tanto! Oh, come mi piacerebbe!No, sicuramente andrà malissimo, perché noi siamo sfigati, siamo destinati a soffrire, non ce ne va bene una che fosse una e bla bla bla (quante volte abbiamo sentito dire o detto queste cose? E bastaaaaaaa!!!).Vedi, ci sono giorni storti e sono come le spezie: aggiungono sapore. Per quanto mi riguarda mi annoierei ad essere sempre e costantemente allegra e felice.Ci sono giorni in cui piove dentro ed anche fuori: meno male. Servono, eccome se servono... i giorni di pioggia ridimensionano, concedono spazio alla riflessione, all'analisi, all'introspezione.I giorni di pioggia sono quelli che ti fanno sentire come Mozzini dopo l'autogol di quel pomeriggio là: nudo in mezzo alla folla.E preparano ad essere Pupi che si tuffa con lo sguardo dritto verso il fondo della porta per meglio accompagnare il Destino, per dire un semplice sì che è silenzio che si trasforma in boato ed i cieli tremano.Tremano. Già. Come la terra oggi pomeriggio. Ho sentito un boato. E Paolo, con cui stavo chattando, ha scritto sullo schermo: “Terremotino”. Ohibò.Anche i cuori tremano. Come ieri sera.A dirla tutta... ieri sera? Niente di che.Due amiche che passano una serata insieme dopo più di vent'anni... una cosa piccola.Si abbracciano ed entrano insieme al Fila e si raccontano com'erano prima ancora di conoscersi, volersi bene, separarsi, ritrovarsi. Robetta.Una pizza e una birra, parole, i racconti sugli anni dell'assenza. Quisquilie.Se tu potessi parlare mi diresti che non sembro molto entusiasta.Sbaglieresti.Il fatto è che non mi piacciono le grandi celebrazioni, le grandi parole, le leccate. A me piace la semplicità. Perché è immensa.C'è sempre qualcosa di cui parlare con semplicità.Così come c'è sempre qualcosa di cui parlare se l'argomento è il Toro.Perché il Toro è semplice.Talvolta è grottesco, talvolta glorioso.Soprattutto è il Toro.Tutto ciò che è semplice diventa storia, maestro di vita, luce nella notte buia (anche questa finirà, tutte le notti hanno un termine).E mentre ieri sera si parlava di vite esplose e momenti di gloria (ognuno di NOI, dentro di sé, ha la sua piccola grande storia che si può facilmente ricondurre agli ultimi cento e tre anni della sponda giusta del Po) il passato ritornava a galla ed il futuro dava garanzia di presenza.Perché il grande torto che molti si autoinfliggono è quello di snobbare o contestare o disprezzare il presente rimanendo sempre attaccati ad un passato che è stato glorioso e che non può, per la sua natura di passato, tornare.Ti dirò: a volte penso che NOI dovremmo fare un passo indietro. Fare un passo indietro ed abbandonare lo snobismo intellettuale da nobile decaduto che ammorba, rendendola irrespirabile, l'aria attorno al Toro.Penso che il NOSTRO coltivare la memoria sia splendido ed imprescindibile e raro e prezioso.Ma credo che sarebbe tanto più importante (per NOI, solo e sempre per NOI) imparare che il Toro per tornare Grande deve prima essere Piccolo.Dobbiamo impararlo NOI.Non parlo di prestazioni sportive, non qui e non adesso.Parlo del Toro che c'è dentro ognuno di NOI.Smettere di PRETENDERE di ritornare Grandi.Grandi lo si diventa con fatica. Tanta. E dopo tanto tempo. Tanto.Tutto lì.Sto divagando... ma forse no. Non importa.Lunedì 20 aprile 2009Caro Diario,cinque a uno.Mille a zero.Nessuna rabbia, nessuna tristezza, nessuna amarezza.Alcuni dicono che i NOSTRI valori sono stati buttati via da troppo tempo, altri dicono che è colpa di Tizio, Caio, Sempronio, altri ancora parlano e non dicono nulla: deliziosa metafora, quest'ultima, di ciò che vediamo in campo.Quasi dimenticavo: ci sono anche quelli che dicono che il Torino non può tornare ad essere il Toro se i ragazzotti in campo non si sentono granata dentro.Quante parole. Quante parole faccio anche io. Però ci piace farle: it's only rock'n'roll but I like it.Perché la realtà è che ci piace tanto. Comunque vada. E comunque sia.Ma molliamola un po' con il pretendere, cerchiamo di vivere più rillassati.E non dimentichiamo che come si diventa del Toro non si diventa di nessun'altra cosa.Gavumse la nata.Riappropriamoci per primi NOI dei NOSTRI valori.Il resto verrà da sé.Poi ti devo raccontare come a volte parlare del Toro sia come contare i buchi di Blackburn nel Lancashire: erano quattromila ed ora si sa quanti buchi servono per riempire la Albert Hall (*). Dell'inutilità delle cose. E' tanto più bello, semplice e gratificante vivere la vita e non lasciarsi vivere da essa... dai, forza Toro, forza Toro questa sera più che mai (NOI si tifa esponenzialmente e nulla può mettere la parola fine a tutto ciò).(*) A Day in the Life, The Beatles, 1967:I read the news today oh boyFour thousand holes in Blackburn, LancashireAnd though the holes were rather smallThey had to count them all Now they know how many holesit takes to fill the Albert Hall. Ho letto sui giornali di oggiDi quattromila buchi a Blackburn, LancashireE sebbene i buchi fossero piuttosto piccoliLi han dovuti contare tuttiAdesso sanno quanti buchiServono per riempire la Albert Hall. (Un GRAZIE di cuore ai quattro di Liddypool che sono sempre fonte di ispirazione. Non ho scritto Liverpool? Volevo proprio scrivere Liddypool. Sapete com'è: si scrive Torino ma si dice TORO.)
mondo granata