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mondo granata
21 luglio 2009. Caro Diario, prima o poi mi deciderò a tentare un esperimento: circumnavigare lo stadio prima della partita con una benda sugli occhi.Ne parlavo con la Stefi l'altro giorno: è come una sorta di Via Crucis gioiosa, ogni luogo ha un suo suono, perfino un suo orario.Noi, la Stefi ed io, seguiamo un copione ben preciso quando andiamo allo stadio. Non si tratta di scaramanzia (repetita blablabla: io non sono scaramantica ed anche se la fossi non lo direi mai perché...) bensì di piccole manie derivanti dalla rigidità che l'età porta con sé.Lei viene a prendermi a casa e sicuramente il cancello elettrico si apre non appena ella si presenta lì davanti. A volte penso che sarebbe più comodo ed utile avere sempre la Stefi con me piuttosto che dover cercare la chiave per aprire il cancello... sai che comodità quando piove...Il cancello elettrico si apre sempre, è una specie di magia, ed eccola lì: il Vecchio Caprone.Il Vecchio Caprone, beninteso, è l'auto della Stefi. Io la chiamo così, forse la Stefi non lo sa... salgo sul Vecchio Caprone ed inseriamo il pilota automatico.In un attimo siamo dalle parti del Fila, lo circumnavighiamo, lo salutiamo, invochiamo la protezione degli Invincibili, poi procediamo.Una sosta per comprare le sigarette e poi la ricerca del parcheggio.Ricerca che, di fatto, non esiste dal momento che la Stefi trova parcheggio ovunque ella desideri.Non solo è la mia Amica, la mia Compagna di stadio... è anche la Maga dei Cancelli Elettrici e dei Parcheggi. Da non crederci. Ciò che lei desidera, in questo senso, accade.Le ho recentemente sentito dire che vuole applicarsi su scudetti e robe del genere... oh be', avrà un po' di tempo per allenarsi.Anyway... quando da Corso Agnelli svoltiamo in Via Filadelfia dopo una ventina di passi sentiamo il solito grido: “Forza Toro, porca [omissis... uh, che collezione di omissis...]”. E' un urlo quasi ferino pur tuttavia divertente. Inevitabile, direi.Poi le solite giaculatorie ai tornelli e quel suono in sottofondo.No, non c'è ancora la musica.Solo il vociare che cresce. Come un'onda sottile. Come un'arietta sferzante. Come un sorriso che nasce. Come un singhiozzo dell'anima. Come ritrovare la vista dopo una momentanea cecità. Come quando passa la febbre e torna l'appetito.E poi saliamo i gradini a due a due e il vociare diventa più nitido e fa da sottofondo al saluto agli amici. Ci sediamo, adesso ci sediamo perché poi staremo in piedi per tutto il tempo. Anzi: per tutti i tempi. Due tempi.Bene.Potrei fare quel percorso ad occhi chiusi.Occhi chiusi.Ecco: quante volte ci accade invece di non vedere ciò o chi ci sta intorno nonostante abbiamo gli occhi aperti? Tante, più di quante ne possiamo contare... forse accade quando diamo per scontato che nulla ci possa più sorprendere, quando pensiamo che la vita non ci possa riservare altro che la solita routine senza emozioni.Forse se imparassimo a chiudere gli occhi per prestare più attenzione a quello che accade intorno, forse... forse non ti ho raccontato una cosa. Te la racconto adesso.Sai, l'altro giorno la Stefi era in coda alla cassa di un supermercato. Quello è uno dei momenti più difficili da gestire “logisticamente”, un po' come quando ci si trova in ascensore con un estraneo. Non si sa in che direzione guardare, non si sa che posa assumere... e mentre il pensiero vagava le sono caduti gli occhi sul collo di un anziano signore più in là.Una striscia granata. La scritta TORO. Mumble mumble... un laccetto portachiavi granata con la scritta TORO. Al collo di uno sconosciuto. In coda alla cassa di un supermercato.All'improvviso la Stefi ha avuto la chiara percezione del suo ruolo in quel contesto, ha sentito di essere a casa, ha capito che poteva provare anche lei l'ebbrezza di un “Forza Toro! – Sempre forza Toro!”... anche se le cose sono andate un po' diversamente, anche se... provo a spiegartelo.La Stefi si è avvicinata all'anziano e gli ha detto con sussurro pieno d'orgoglio “Forza Toro!”.Lui si è guardato intorno, come se fosse appena caduto sulla terra, e l'ha squadrata. Per l'emozione non è riuscito che a pronunciare un “Eh...”.E si sono guardati sorridendo. La fratellanza, soprattutto quella che trovi inaspettatamente, fa sorridere.Poi lui ha azzardato un “Mi scusi, signorina, ma non sono abituato... sa: vivendo lontano da Torino è più difficile...”La Stefi non l'ha lasciato proseguire o meglio: ha completato il pensiero. L'ha completato senza parole. Solo mettendogli una mano su un braccio ed annuendo con il capo.Poi ognuno è andato per la sua strada, ognuno con una sorpresa in più da raccontare agli amici.In fondo sarebbe tutto più semplice se si togliessero barocchismi ed orpelli al tutto.Come spiegarti... ci provo così.Asserzione: Io sono l'unico orgoglioso detentore del tifo granata perché solo io ormai conosco il vero significato di essere del Toro e lo dimostro con il mio continuo andare allo stadio in casa e in trasferta.Passo al setaccio: Io sono un orgoglioso detentore del tifo granata e so essere del Toro e vado allo stadio.Ripasso al setaccio: Io sono del Toro.Che cosa accomuna tutti NOI alla fine della fiera? Essere ed essere del Toro.Che cosa ci permette di riconoscerci in mezzo alla folla, com'è accaduto alla Stefi ed a quell'anziano fratello? Essere ed essere del Toro.Che cosa mi spinge ad andare in giro per il mondo e a farmi fotografare mentre tengo la bandiera granata aperta di fronte a me? Essere ed essere del Toro.Anche perché quando spalanco le braccia per mostrare al mondo quel pezzo rettangolare di stoffa è come se stessi spiegando le mie ali.Le stesse ali che sabato mattina mi hanno fatta dolcemente planare in ricevitoria.“Buongiorno, voglio rinnovare l'abbonamento del Toro.”Il tizio dietro al bancone ha sbuffato.“Problemi?” gli ho chiesto con la voce più da attentoaquelchedicieacomelodici di cui dispongo (è risaputo: basta nulla perché mi salti la mosca al naso... se si tratta del Toro al naso mi saltano caprioli, elefanti e capodogli).“No, è che ho tanta gente in negozio che deve giocare al Superenalotto e poi devo servire quelli che vogliono le sigarette... “... temevo aggiungesse una roba del tipo “Ero... rimasto senza benzina. Avevo una gomma a terra. Non avevo i soldi per prendere il taxi. La tintoria non mi aveva portato il tight. C'era il funerale di mia madre! Era crollata la casa! C'è stato un terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette! Non è stata colpa mia! Lo giuro su Dio!”... ma il tizio sicuramente non si chiamava Jake...Ho ribadito: “Buongiorno, voglio rinnovare l'abbonamento del Toro.”E zitto zitto, chino chino, si è messo lavoro per me, mentre rimanevo ad osservare tra il basito e lo sconvolto la mezza dozzina di zombie che ciacolavano di numeri, sogni, cabala ed altro.Dopo una decina di minuti era fra le mie mani: il mio abbonamento.Ho pagato ed ho ringraziato (gli scherzi dell'emozione).E mi sono sentita così felice di avere la mia garanzia di sofferenza anche per il campionato venturo che... che poi non è detto che sia una garanzia di sofferenza. Non vedo perché non posso sperare in qualcosa di meglio. In fondo anche se il passato è quello che è... che senso ha pensarci in continuazione? Tanto il passato lo porto con me. Io preferisco andare verso il futuro.Essere ed essere del Toro, il resto è fuffa.Poi ti devo raccontare del tizio che ha cercato di convincermi che quello che rovinò l'estate di quattro anni fa a me e a qualche migliaio di altre persone è un bravo “ragazzo” ma non adesso, non adesso... (se no mi viene troppo da ridere...).
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