mondo granata

Farfalle e uragani

Redazione Toro News
di Silvia Lachello Sabato, 30 agosto 2008Caro Diario,domani inizia il campionato.Un altro. Uffffff... sono già stanca.La bandiera è già nello zainetto, le sciarpe rimarranno a casa fino all'inverno.Sai quando inizia...

di Silvia Lachello

 

Sabato, 30 agosto 2008

Caro Diario,domani inizia il campionato.Un altro. Uffffff... sono già stanca.La bandiera è già nello zainetto, le sciarpe rimarranno a casa fino all'inverno.Sai quando inizia l'inverno? Nel giorno del derby. Sempre. E' così che funziona.Bene, devo preparare le valigie: porto i bambini in campagna, domani torno a Torino per la partita.Oddio, sono passati già quattro minuti da quando ho controllato se gli abbonamenti sono ancora nel portafoglio... ci saranno ancora?Controllo: sono lì. E me li bacio.Sì, ho scritto abbonamenti, ho usato il plurale. Lo sai: tengo io anche l'abbonamento della Stefi.Tu, Caro Diario, la Stefi, il Toro ed io: che quartetto...

Domenica, 31 agosto 2008Mattina

Caro Diario,è quasi mezzogiorno. Sono in ansia prepartita da circa tre mesi e mezzo. Ecco: è arrivata la Stefi, si va a Torino!La bandiera? E' nello zainetto, è sempre lì. Oddioddioddio, gli abbonamenti! Sono sempre lì.Vado. A dopo.

Sera

Caro Diario,oggi ho incontrato tanti amici che... ma questa è un'altra storia: te la racconterò poi.Soprattutto oggi abbiamo vinto.Abbiamo vinto tre a zero.Pronuncio quelle due erre come si deve: tRe a zeRo.Erre. Una consonante. Il prof di fonetica la chiamava vibrante alveolare. Una successione rapidissima di silenzio e di rumore prodotta dalla vibrazione della lingua sul palato.Erre. L'altra consonante di ToRo.Tre a zero. Tre a zero. Tre a zero.Sai, il rigore... ho avuto paura. Ma ho avuto più paura dopo il secondo gol. Ho avuto paura di me. Perché non ne avrei avuto mai abbastanza. Avevo sete di palle insaccate dalla parte giusta del cielo.La Stefi era quasi paralizzata dalla tensione del momento. Ma le brillavano gli occhi. E mi è nata spontanea sulle labbra la frase “Sta nascendo”.“Ne sei sicura?”, ha detto la Stefi. Lei sa che quello è un segnale, che stiamo per...“Certo che sì”. Certo che sì ed il terzo gol esplode dentro la rete, sulle gradinate (io, io, io faccio sempre finta che i seggiolini non ci siano, mi rifiuto di riconoscerne l'esistenza), fra le braccia proiettate verso il cielo, nel mio grido fermato solo dalla tosse (dannate sigarette).Siamo in testa alla classifica.Per due settimane. Aaaaaaaaaaah.E poi... e poi lo sai: l'uscita dallo stadio, un abbraccio ad un amico, il ritorno a casa, la solita afonia, il senso di spossatezza, l'incredulità (io non sono mica più abituata a vincere così).L'ho stretta a lungo fra le mani, la mia bandiera, sai?E' come un prolungamento dell'anima.C'è chi ha il terzo occhio ed ha doti di preveggenza.E c'è chi ha la seconda anima e la fa danzare, saltare in aria, sventolare e quando sventola la seconda anima fa così: FLAP.FLAFLAP.FLAFLAFLAFLAP.TRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR.Il terzo occhio, invece, sta zitto.Ed io lo so perché non resto a casa...

Domenica, 14 settembre 2008Tardo pomeriggio

Caro Diario,non siamo più primi in classifica ma siamo quasi belli.Mi sono goduta queste due settimane di 'altura' con non chalance davanti ai gobbi e con danze improvvisate con i fratelli e le sorelle. In ufficio, per strada, al telefono.Sai, mi hanno detto che ieri su Torino c'è stato una specie di uragano. Capita spesso ultimamente. Io ero in campagna.Scaricando l'auto in cortile la trovo per terra.Consumata, scolorita, sfilacciata, inequivocabile: una bandiera del Toro. E' come la mia. Come la mia seconda anima. E' terribile essere messi a confronto con il sé.Quella bandiera, lì per terra. Sembra urlare un dolore lungo e lontano.Anzi no: è silenziosa ed immobile, morta.Anzi no: è viva, vivissima.Anzi no: chiama, mi guida verso di sé.Guardami, mi dice, guardami. Prendimi fra le mani, restituiscimi al vento...E rimango inebetita a guardarla. Il dolore esplode nel petto e poi la raccolgo.E' calda, ruvida, di vento e di sole, fra le mie mani.Mi nasce fra le labbra, sottovoce per non disturbare, un canto sottile e poi la stringo forte.Penso alle tre bandiere che ho avuto in vita mia: quella comprata a Superga una domenica pomeriggio del '68, quella cucita da mamma pochi giorni prima dello Scudetto, quella che mi accompagna alle partite da quando sono tornata alla vita, alla vita da stadio.Vorrei rubarla, portarla con me, ridarle dignità.Ma poi penso: qualcuno verrà a cercarla.Subito dopo: io sono del Toro, io non rubo.Ed infine: deve volare.La afferro con le mani e, come con gli aquiloni sulle spiagge bretoni, lascio che individui un alito di vento.Dapprima l'aria è immota. Poi un sussulto. Silenzio, soprattutto silenzio. Un altro sussulto. Un altro ancora. FLAP.E' il segno.FLAP.FLAFLAP.FLAFLAFLAFLAP.TRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR.Sventola. Sventola! Si rianima! Chiudo gli occhi e mi sembra di sentire il battito d'ali di altre bandiere FLAFLAPTRRRRRFLAPPARE e poi le voci, quel brusio che esplode in urlo, alto, sempre più alto, sempre più forte, vibrante di colore e di calore.La lascio andare, vola da sola per un breve tratto poi cade nuovamente a terra.Da FLAP a PLAF.Ma sembra che sorrida.Ti spiego come sorride una bandiera: la guardi e tu sorridi, TU, non puoi fare a meno di farlo, senti che le guance leeeeeeentamente si alzano e non puoi contrastarne la salita, gli occhi ti si stringono un po'. Perché tu e quella bandiera siete fatti della stessa sostanza: fibre che si uniscono in fili sottili e tenaci ulteriormente uniti per creare il tessuto.Ordito e trama che danzano su un telaio antico, disastrato, cigolante ma sempre attivo, sempre forte ed orgoglioso.IO sono la bandiera, io.Capisci perché nulla ci può abbattere mai?Si strappa la bandiera? E noi ne intessiamo un'altra.Perché noi non abbiamo paura. A volte abbassiamo le spalle, abbiamo tanti e troppi pesi da sopportare, ma la testa è sempre alta.Su, forza, fai sventolare la tua bandiera con la mia, con la sua, con la loro, con tutte le altre.Un battito d'ala di una farfalla può scatenare un uragano.Un uragano può dare la certezza che le ali di migliaia di farfalle granata sventoleranno comunque e sempre.E nasce la domanda: è più forte l'uragano o il battito d'ala della farfalla?Mi hanno chiesto come sia possibile volare con le spalle appesantite da ricordi, glorie, miserie, lutti, singhiozzi.E' semplice: prendendomi sempre cura di quei fili granata che, opportunamente intrecciati, porto con orgoglio allo stadio e poi a casa.Quando torno a casa dalla partita appoggio la bandiera sul tavolino dell'ingresso e la guardo con un po' di complicità.A volte ci sorridiamo, a volte ci facciamo l'occhiolino, a volte danziamo insieme, a volte ci mandiamo a quel paese dicendo “Basta!”, a volte penso che senza quel pezzo di stoffa granata la vita sarebbe meno colorata.La Bandiera è Uragano, la Bandiera è battito d'ala di farfalla, la Bandiera è inizio, la Bandiera è la voglia che non finisca mai.E poi ti devo raccontare degli amici incontrati due settimane fa ma non adesso, non adesso...