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Farli crescere granata

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di Silvia Lachello Lunedì 5 maggio 2008Caro Diario,e meno male che ieri abbiamo vinto...Vorrei raccontarti di come si fa a farli crescere granata.I bimbi.Prima ti racconto come sono diventata granata io.Ma prima dev'esserti ben chiaro...
Redazione Toro News

di Silvia Lachello

 

Lunedì 5 maggio 2008

Caro Diario,e meno male che ieri abbiamo vinto...Vorrei raccontarti di come si fa a farli crescere granata.I bimbi.Prima ti racconto come sono diventata granata io.Ma prima dev'esserti ben chiaro che di nient'altro si diventa come si diventa del Toro. Me lo ha insegnato un caro amico.Io sono nata in una famiglia granata. Ho respirato il Toro fin da subito. Non ricordo bene com'è iniziato il tutto. Ma forse non ha mai avuto inizio: si era del Toro, punto.E finché si stava in famiglia era un conto... a scuola era tutto un altro paio di maniche.Già... lì era pieno di gobbi. Ci deridevano, a volte dicevano cose molto crudeli su Superga... begli insegnamenti ricevevano in casa...A noi ci veniva insegnato il rispetto per gli Angeli, a loro il disprezzo per le Ali Spezzate.Ogni tanto qualcuno di noi piangeva per la rabbia, ogni tanto qualcuno di noi reagiva con parolacce, botte... ce la facevano, ogni tanto ce la facevano ad omologarci ai loro tipici atteggiamenti.Però sapevamo che stava per succedere qualche cosa di bello.Lo capivamo dai risultati, lo capivamo dai sorrisi dei nostri genitori e dei nostri nonni, lo capivamo dall'aria diversa che tirava al Fila.Era come se sotto terra si fosse attivata una vibrazione lenta ma costante che saliva inarrestabile.Come un solletico all'anima.Come la stretta alla gola di quando ti viene voglia di piangere per la felicità.Come la voglia di urlare al mondo un vaffanculo che viene da lontano.Come la consapevolezza di poter abbassare la guardia una volta tanto.Come la certezza che, sì, questa volta sarebbe toccato a noi.Una vibrazione lenta ma costante.Noi bambini si era galvanizzati, difficili da contenere... eppure... eppure già manifestavamo la consapevolezza di diversità e tralasciavamo, non sempre, possibili sfacciataggini.La consapevolezza. Già: che parola grossa. Eppure ne eravamo intrisi.E non solo consapevolezza... anche identità. Fratellanza. Onestà. Anticonformismo. Dignità. Orgoglio. Umiltà. Onore. Fierezza. Memoria. Passione. Ribellione. Rispetto. Coraggio. Ed altro ancora, altro ancora... che tutto insieme è un'IDEA.

Nulla è più forte e pericoloso di un'IDEA. Si sa che esiste ma non la si può toccare QUINDI non la si può distruggere. Se la si nutre continuamente, con tenacia, diventa ancora più forte, più grande, più pericolosa. L'unico modo per portarla sul piano della non esistenza è distruggerne gli IDEATORI.E noi siamo piuttosto coriacei: è la nostra natura.Comunque allora era più facile, forse: c'era aria di Rinascita, odore di rovesciamento di un infausto destino, una vibrazione, quella vibrazione di cui ti dicevo prima.

Ora è tutto diverso.L'unico infausto destino da volgere in positivo è una lunga sequenza di non successi.Gli insuccessi son altra roba, non ci riguardano. A noi sono riservati i non successi. Nel senso che ciò che sarebbe naturale accadere, appunto, non accade.La metafora di tutto ciò? Il sedici dicembre dello scorso anno: Toro-Roma 0-0.Il sedici dicembre è una data che ha il suo perché nella storia mondiale: alcuni si sono ribellati in quel giorno (il Boston Tea Party del 1773), alcuni ci sono nati (Arthur C. Clarke nel 1917), altri ci festeggiano il giorno della Costituzione (il Nepal).Noi no. Ti dico i tre elementi non successi del nostro sedici dicembre dello scorso anno: Rosina e Di Michele. E il terzo? Tertium (il gol) non datur. E santa polenta...

Ma allora come si fa?Persuasione occulta. Occulta? Manifesta, altroché: manifesta. Manifestissima.Si comincia con il distribuire in maniera casuale oggetti e/o simboli granata per casa.Poi durante le passeggiate, l'aria aperta ed il movimento fan bene ai bimbi!, si segue un percorso stabilito in precedenza ove sia sicura l'occorrenza di bandiere granata appese ai balconi.“Guarda! Una bandiera del Toro! Come fa il Toro?”.“Oléééééééééééé!”, risponderà il bambino alzando le braccia al cielo ed ogni volta lo farà con cresciuto entusiasmo.Assicuratisi del fatto che sia il bambino stesso ad indicare le bandiere granata stranamente non notate in precedenza, si passerà ad introdurre nel panorama musicale bambinesco qualche coro della Maratona.E, stanne certo, dopo un po' il bambino spontaneamente canterà “Quando saremo in curva Maratonaaaaa, come una bomba il Toro scoppierà...” piuttosto che “Tutti i Pokémon sono straordinari, mitici avversari...”.Poi gli si narrerà degli Invicibili talché al primo pellegrinaggio a Superga o al Fila egli respiri aria di casa.A volte il bambino chiederà che la storia vada in modo diverso, che l'aereo atterri intatto, che gli Invincibili invecchino. E si inventerà la storia che non è mai potuta essere.Quindi gli si racconterà di Gigi e di Giorgio... e di Puliciclone, che spazzava via avversari e paure.Lo sai che Pupi spazza via le paura ancora adesso? Ma questa è un'altra storia...Ah, sì, dimenticavo: li si porta allo stadio. Dove apprenderanno e faranno loro il concetto di “comunque vada”.Visti i tempi che corrono non è detto che vada bene al primo colpo ma, quanto meno, il bambino si renderà conto di far parte di qualche cosa di grande.Per riassumere:- addobbare la casa- guardare le bandiere- cantare i cori- raccontare la storiaNé più e né meno quello che si fa in curva, né più e né meno quello che si faceva intorno al fuoco quando le divinità stavano in alto, punti di luce nel cielo scuro.Tu potresti dirmi che si tratta di lavaggio del cervello... io ti dico di no.E' solo la nostra natura.E' la nostra natura essere riconoscibili fuori e dentro casa, è la nostra natura camminare a testa alta, è la nostra natura raccontare le storie dei nostri avi così com'erano e così come avrebbero potuto essere, è la nostra natura fermarci a sospirare perché le cose non vanno come vorremmo che andassero, è la nostra natura prendere fiato dopo il sospiro di cui prima e riprendere a cantare più forte di prima, è la nostra natura tenere acceso il fuoco dell'IDEA.Senza nulla forzare.Mille volte diremo che allo stadio non ci metteremo più piede, altre mille saremo lì quasi disperati ma sempre sempre sempre meravigliati del palpito granata che sboccia ancora ed ancora ed ancora in mezzo al petto.C'è chi teme che i non successi portino a morire, se non altro a ridurre, il Grande Popolo Granata.Niente di più sbagliato.Mi accade spesso di indossare il granata ed altrettanto spesso mi accade, andando a prendere Davide a scuola, di essere fermata da qualche bambino che mi dice: “Tu sei del Toro? Anche io sono del Toro.”Come per magia se ne aggiunge un altro che grida “Anche io! Anche io!” e poi un altro ed un altro ancora.Questo forte senso di identità. Già così chiaro nelle loro testoline. Nonostante tutto.

E allora sai che cosa ti dico? L'IDEA è viva e vegeta.D'altra parte... abbiam paura noi? Giammai.Avanti così: testa bassa e caricare.E torneremo a far paura.Che cosa ti dicevo prima? Di nient'altro si diventa come si diventa del Toro.E basta.Poi ti devo raccontare di come sia sempre sorprendente trovare tracce di granata ovunque si vada e di come la nostra Casa sia lì ad attenderci ma non adesso, non adesso...