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mondo granata
di Paolo PupilloBuongiorno Toro...Oggi ve ne conto una che non ha molto a che vedere col calcio, né col Toro. O forse sì? Forse è solo una storiella melensa e retorica (eppure realmente avvenuta), ma contiene una grande verità che si sta tristemente materializzando davanti ai nostri occhi oggi...C'era una volta un ragazzo dal carattere arcigno che a metà degli anni '70, epoca d'oro del granatismo, viene a lavorare nella nostra città e nel giro di poco tempo raduna con intraprendenza un pugno di operai e si mette in proprio. Il paròn da li beli braghi bianchi? Nient'affatto, perché la gavetta lo ha temprato ulteriormente e per i suoi uomini ha la stessa cura che avrebbe per se stesso e la sua famiglia. Procaccia lavoro continuamente, così da non lasciarli mai a casa e dà una mano assumendo soprattutto chi ha DAVVERO bisogno di un lavoro.La vita a volte sa essere ingrata con i suoi elementi migliori: lo costringe a pignorare i macchinari due volte per poter continuare a lavorare (belle le aziende che pagano a 180 giorni ma che i soldi per i giocatori li hanno sempre, capito cosa intendo?) e dare sussistenza a 80 famiglie, compresa la sua. Quando le pene sono alle spalle ed è in piena espansione, forse è il troppo stress a portarselo via alcune estati fa e a consegnare l'azienda al figlio. Ma l'erede non è all'altezza di cotanto padre e i lupi che lo affiancano se lo mangiano, da brava pecorella come lui si è fatto. Vent'anni di sacrifici, lotte e PASSIONE se ne vanno in pochi mesi. Vien da pensare che il padre non abbia insegnato bene, ma in realtà è stato il figlio a non avere capito i suoi insegnamenti...Il nostro protagonista non ha realizzato in tempo che chi veniva dopo di lui era inadatto, ma chi riesce a capirlo deve AGIRE IMMEDIATAMENTE. E chi gli sta intorno gli deve dare una mano CON OGNI MEZZO POSSIBILE. Forza Toro!
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