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mondo granata
di Silvia Lachello
Giovedì 24 giugno 2010, sera
Caro Diario,
oggi si festeggia San Giovanni: patrono di Torino, Genova, Firenze e di qualche altra decina di comuni italiani fra cui Ussassai, di cui non so nulla, ma ha un nome delizioso.San Giovanni uguale a: fuochi sul Po, inizio dell'Estate, pieno del calciomercato, D'Ambrosio è nostro.Mi piace la parola 'NOSTRO': esclude personalismi, individualismi, egocentrismi, solipsismi.A proposito di personalismi: Lippi cucù il mondiale non c'è più.Ciao, caro Diario: vado a far riti su per le colline.
Venerdì 25 giugno 2010
Caro Diario,
la domanda che la Stefi mi pone più frequentemente è: “Ma come fai? Come fai a farti venire le idee?”“E che ne so, io?”, le dico sempre... e anche quando mi sento l'acqua alla gola, quando non ho la minima idea di che cosa raccontare, di che cosa scrivere, di dove andare a parare... boh, l'idea arriva.E' un po' come mettersi seduti su un masso in montagna.Si procede per gradi: prima si vede il profilo delle cime, poi si notano eventuali nevi residue, le tracce di ghiaccio, gli alberi (più o meno folti), il colore della roccia.Si prende tempo, nessuna fretta, vietato essere precipitosi, si sconsiglia di precipitare (sic): si osserva e si vedono quanti più particolari possibili. Anche se si osserva sempre la stessa sequenza di cime.Con il Toro si fa così.
Che noia quelli che dicono "E' sempre la stessa storia..." riguardo a qualunque cosa, guai a quelli che dicono "E' sempre la stessa storia..." riguardo al Toro.Basterebbe osservare la facce intorno a sé allo stadio: su ognuna di esse si legge una storia, una storia già scritta ed anche una storia ancora da scrivere.D'altra parte il Toro è una storia ancora tutta da scrivere, no?E chi non è d'accordo con me, peste lo colga.Come? Questa non è una frase Granaticamente corretta? Pazienza…
E dai che continuo col divagare... cosa facile fuori dal campionato: questo è il momento delle speculazioni e non parlo solo di denaro. Mi esprimerò, come sempre, solo a giochi chiusi…
Ti dicevo della Stefi e della sua rituale domanda... non gliel'ho mai detto, o forse sì, boh... no, credo di non averle mai detto che, a volte, mi sono strappata le parole dalla pelle, dal cuore e dallo stomaco pur di scrivere qualcosa.E rimanevo lì a sanguinare più di quanto non stessi già sanguinando.
Ogni sconfitta del Toro era sale versato su ferite vive. Per NOI tutti, me compresa.Ogni sconfitta del Toro era un nuovo brontolio del vulcano. Che è dentro di NOI tutti, me compresa.Ogni sconfitta del Toro era la terra che mi mancava da sotto i piedi perché non sapevo che cosa avrei risposto ad alcune domande. Di NOI tutti, me compresa.Una domanda su tutte: "E ora?".Ero io che volevo chiedere "E ora?".Io.Imparerò a chiederlo. Fa parte dei miei buoni propositi per il campionato venturo.
Sabato 26 giugno 2010
Caro Diario,
viva le differenze, sì: viva le differenze... però, a volte, che due maroni le differenze... perché il Granata non riesce ad essere semplicemente Granata? Perché cercare sfumature a tutti i costi? Perché? Non verrò mai a patti con questa cosa…
Domenica 27 giugno 2010
Caro Diario,
oggi una zingara mi ha letto la mano.In realtà mi ha letto negli occhi ma fa lo stesso: tatto e vista hanno più punti in comune di quello che normalmente si pensa.Mi ha letto negli occhi, ti dicevo, e mi ha snocciolato un po' di me.Mi ha raccontato che ho una grande passione e che sono nata nella terra sbagliata ma che è giusto che io sia qui perché, altrimenti, non avrei potuto incontrare e vivere la mia grande passione.Ho pensato che volesse dire che io sono del Toro, dovevo nascere in Scozia ma meno male che sono nata qui così ho potuto essere Granata...Poi mi ha raccontato che riesco ad essere felice in un popolo di infelici.“Questa mi ha spiata nelle giornate in cui uscire dallo stadio era come entrare in una camera mortuaria…”, ho pensato... ed è andata avanti.Mi ha raccontato che sorrido tanto per nascondere nodi interiori che sarebbe bene lasciar andare, ma che in realtà ho sempre due lacrime appese agli occhi, però sono pochi i fortunati che le vedono.“Fortunati? Stai scherzando?”Ha proseguito dicendo che “Sì, sono fortunati perché possono entrare dentro di te e vederti per come sei...”Ho abbassato per un attimo lo sguardo per cercare la domanda giusta da farle ma quando ho rialzato la testa non c'era più.Ohibò.Vabbe'... anche io sono piuttosto abile nello sparire, ma non così velocemente... devo applicarmi, sicuramente devo applicarmi di più.
Riesco ad essere felice in un popolo di infelici.Forse voleva dire che riesco a pensare con la mia testa in una moltitudine che si fa trainare da idee altrui e, senza elaborarle né sottoporle a successive e/o periodiche analisi, le amplifica fino dare loro una risonanza tanto simile a quella delle vuvuzelas. Che fastidio...O forse voleva dire semplicemente che riesco ad essere felice, che quelle due lacrime appese sono solo un memento.Non è difficile essere felici, sai? Poi ti spiego qual è il mio segreto, se di segreto si può parlare.
Essere infelici, invece, è facile, facilissimo.Basta essere lamentosi, fottersene degli altri, ritenere di essere il pianeta Sole in un universo in cui gli altri sono solo satelliti, manco pianeti, sottolineare continuamente continuamente continuamente le proprie miserie, tapparsi le orecchie quando qualcun altro prova a prendere la parola.Questa è una delle vie per l'infelicità: sempre (auto)costretti nella melma della miseria della propria esistenza, gli individui che la percorrono null'altro possono respirare se non la propria aria stantia. Se solo lasciassero aprire uno spiraglio, se solo provassero ad ascoltare altre realtà che non siano la propria... conoscerebbero cose nuove e forse, dico FORSE, scoprirebbero che la felicità esiste, che la felicità consiste in primis nell'altrove.
Bene, ho scritto un pippone incomprensibile ma mica tanto. Io lo capisco (e per forza: l'ho scritto io) e anche qualcun altro lo capirà.
Io riesco ad essere felice in un popolo di infelici.Sai una cosa? E’ vero. E’ vero anche quando me ne dimentico.
Lunedì 28 giugno 2010
Caro Diario,
da piccola credevo che quando una persona moriva gli uscisse una farfalla dalla bocca: era l’anima che volava via.Forse è questo il motivo per cui sentire parlare di Meroni in qualità di Farfalla Granata aggiunge tristezza al dolore.Ma non è di Gigi che voglio parlare, non oggi… il fatto è che, da qualche giorno, mi accade frequentemente di vedere farfalle.Sì, lo so: è estate ed è normale che l’aria si popoli di nuove creature e di nuovi odori (sui mezzi pubblici, poi…).Quel che è peculiare è che, tenendo i palmi delle mani rivolti verso l’alto, per tre volte mi sia accaduto che una farfalla vi si sia posata.Con questo che cosa voglio dire?Niente.Però è una cosa bella.Sì: io riesco ad essere felice in un popolo di infelici.
Martedì 29 giugno 2010
Caro Diario,
ieri sera Giulia si è messa davanti alla foto di Rolly e gli ha detto: “Tu non te ne devi andare, hai capito?”E’ il suo idolo. Più delle Winx, il che è tutto dire.Lei non sa perché.Neppure io so perché.Cioè… lo so, ma non avevo idea che anche quella nanerottola fosse così intrisa di Granata.Mi ha fatto tenerezza, mi ha fatto la stessa tenerezza che mi fa il pensiero di me vestita di Toro.Un po’ mi ha scombussolata, ma te ne parlerò un’altra volta… oggi ho bisogno di raccogliere i pensieri intorno al Toro con maggiore attenzione e quindi poso la penna e stacco per un po’…
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