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Ferrini, quando il ricordo va oltre la memoria

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Capitani coraggiosi. Giorgio Ferrini non amava epiteti grandiosi, nella sua grande sempicitià si celava il segreto dell'incredibile importanza sul campo e fuori. Trentacinque anni fa, si spegneva colto da un fulminante aneurisma un...
Redazione Toro News

Capitani coraggiosi. Giorgio Ferrini non amava epiteti grandiosi, nella sua grande sempicitià si celava il segreto dell'incredibile importanza sul campo e fuori. Trentacinque anni fa, si spegneva colto da un fulminante aneurisma un giocatore che ha fatto la storia del Toro, uno di quei calciatori che non si potranno mai dimenticare. Un calciatore vero, capitano in campo e fuori: la fascia se l'è guadagnata grazie anche all'estrema fedeltà nei confronti del colore granata, con addirittura sedici stagioni (una carriera, se si esclude l'unica parentesi, fondamentale tuttavia, con il Varese nel 58/59) giocate all'ombra della Mole. Allora le bandiere esistevano, e il centrocampista triestino di nascita, torinese d'adozione, lo diventò molto presto.

Con il Toro, Ferrini vinse due volte la Coppa Italia (nel 68 e nel 71); con la Nazionale, inoltre, riuscì ad esultare per l'oro (ancora nel 68) agli Europei. Una carriera scintillante, grazie al Toro. Un Toro scintillante, grazie a Ferrini. Nel '75, dopo aver appeso le scarpe al chiodo, diventò subito il vice di Gigi Radice, in una squadra, forse tra le ultime, che finirà negli annali. Era il Toro dello scudetto, e Ferrini (già leader all'interno dello spogliatoio, nonostante il nuovo incarico) potè vedere lo scudetto cucito sulle maglie granata. Fu l'ultima gioia, prima di quel maledetto 8 novembre. Si piange un campione, ma soprattutto un uomo. Di quelli che proprio non si potranno dimenticare mai.