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Ferruccio Novo, presidente del Grande Torino
Ci sono storie che più di altre meritano di essere raccontate. Come quella di Ferruccio Novo che, oltre a essere stato un brillante imprenditore della prima metà del '900 italiano, è stato tra i fautori di una delle squadre di calcio più leggendarie e più forti di tutti i tempi: il Grande Torino.
Ferruccio nasce il 22 marzo 1897, esattamente 123 anni fa, da una famiglia della borghesia piemontese. Dal padre Antonio eredita l'azienda di famiglia: la fabbrica di accessori in cuoio per l'industria "Le cinghie Antonio Novo – Torino". Un'impresa che Novo, dopo aver completato gli studi, farà fiorire economicamente prima di dedicarsi alla sua più grande passione: il calcio. O, come veniva chiamato nella prima metà del '900, il foot ball. Nel suo destino c'è una sola squadra: quel Torino che, sotto la sua guida, diventerà finalmente "Grande".
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La passione di Ferruccio per i colori granata nasce da ragazzino quando, all'età di 16 anni, gioca per un paio d'anni nelle giovanili del Torino come terzino. "Ero una schiappa" confessava sorridendo Novo agli amici più cari, ricordando la sua esperienza da calciatore. Il Toro però era nel suo destino: negli anni '30 divenne dapprima consigliere del club, quindi vicepresidente e infine presidente nel 1939. La prima scelta di Novo fu quella di circondarsi di collaboratori e consiglieri competenti, tra cui svolse un ruolo chiave l'allora CT della Nazionale Italiana di Calcio Vittorio Pozzo. Fu proprio Pozzo, infatti, a consigliare nel 1942 a Ferruccio l'acquisto di due giovani centrocampisti del Venezia: Valentino Mazzola ed Ezio Loik. Su di loro, e non solo, Novo riuscì in pochi anni a costruire una squadra straordinaria che conquistò cinque scudetti consecutivi dal 1942-43 al 1948-49; con la sola interruzione del biennio 1943-1945 (a causa dei fasti della seconda guerra mondiale).
Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Virgilio Maroso, Giuseppe Grezar, Mario Rigamonti, Ezio Loik, Eusebio Castigliano, Romeo Menti, Franco Ossola, Valentino Mazzola e Guglielmo Gabetto: questo l'undici imbattibile costruito da Ferruccio Novo e portato a pieno compimento nel 1945. Una squadra che batterà qualsiasi record arrivando, nel 1947, a comporre i dieci undicesimi della formazione della Nazionale Italiana di Calcio (LA STORIA): un record irraggiungibile, che difficilmente sarà possibile eguagliare in futuro.
L'opera d'arte di Novo si spense sulla collina di Superga, alle 17:03 del 4 maggio 1949 in quello che ancora oggi è ricordato come uno dei peggiori drammi della storia dello sport. Con il "Grande Torino" se ne va anche un pezzo del suo presidente. Si dice che Novo - profondamente segnato dalla tragedia - confessò negli anni a venire di essere amareggiato nei confronti della sorte, che gli aveva impedito di condividere lo stesso destino di quegli uomini che aveva amato come figli. Nel 1953, dopo aver tentato invano di ricostruire un Torino altrettanto bello e vincente, Novo abbandona la presidenza del Torino, diventandone presidente onorario. Muore l'8 aprile 1974 raggiungendo, a distanza di 25 anni, i suoi figli del Grande Torino nell'Olimpo della storia del calcio.
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