mondo granata

Fila: è la volta buona?

Redazione Toro News
Questo articolo doveva, voleva intitolarsi in un altro modo.Innanzitutto trasformando quel ridicolo, irritante, onnipresente punto interrogativo in un determinato esclamativo, premio sacrosanto per le assidue speranze che dal luglio 1997, quando...

Questo articolo doveva, voleva intitolarsi in un altro modo.Innanzitutto trasformando quel ridicolo, irritante, onnipresente punto interrogativo in un determinato esclamativo, premio sacrosanto per le assidue speranze che dal luglio 1997, quando si tentò di abbattere la Leggenda, non hanno mai smesso di palpitare nel cuore di ogni tifoso granata.Ma dopo tante parole, dopo tante promesse puntualmente smentite dai fatti, non ce la siamo sentita di dispensare punti esclamativi alla fiducia già troppe volte tradita degli innamorati del Toro.Così ci troviamo di nuovo a fare i conti con condizionali, formule dubitative, incertezze. Ma anche con tre paroline traballanti fra indugio ed emozione: la volta buona.CASA DEL POPOLO GRANATA - Già, la volta buona. Ma per cosa? Esiste il rischio che, dopo tutti questi anni, lo Stadio Filadelfia, colonna portante del mito granata, abbia perso almeno in parte di significato?A giudicare dalla sensibilità con cui il popolo del Toro continua ancora a seguire la vicenda e dalla nota capacità granata di trasmettere anche ai più giovani il valore della memoria, verrebbe da rispondere di no. Ma, se vogliamo essere onesti, nel patinato calcio di oggi non sembra esserci più molto spazio per valori che esulano dallo show ed entrano nella vita.Ecco perché è fondamentale che il Fila rinasca al più presto: perché senza di esso il Toro non è una squadra molto diversa da tutte le altre, e rischia di essere risucchiato in quel calcio privo di ogni vibrazione umana con cui la sua storia e le sue tradizioni non hanno niente a che fare.SIMBOLO DI RINASCITA – Spesso si sono sentiti rimproverare i giocatori arrivati a vestire la maglia granata di non capirne il significato, l’essenza. Insomma di non essere “da Toro”.Difficile dare torto a queste accuse; altrettanto difficile, però, è pretendere che un calciatore professionista proveniente da un altro Paese e da una qualunque altra realtà possa intendere in poco tempo ciò che la maglia del Toro rappresenta.Il Toro che entrava nella carne, il Toro del tremendismo che trasformava un ventenne Paolo Pulici in Puliciclone in gran parte non esiste più. O, meglio, continua a esistere nei tifosi, ma è stato ampiamente smantellato di quelle caratteristiche che rendevano palese a tutti di trovarsi in una realtà diversa, altra, speciale. Il simbolo di questo smantellamento è proprio il Fila; e, di conseguenza, il Fila deve essere il simbolo della rinascita.ARIA DI TORO – Per diventare giocatori “da Toro”, bisogna respirare aria di Toro. E allenarsi sul campo che fu di Valentino Mazzola è cosa ben diversa che allenarsi alla Sisport.La rinascita del Filadelfia potrebbe così significare anche il recupero di un punto di incontro fra tifosi e squadra, un luogo ideale per ricreare quella sinergia che già in passato ha portato grandi soddisfazioni in casa granata.IL MILIONCINO – Dopo aver a lungo - decisamente troppo a lungo - glissato e dribblato accuratamente le spinose domande a riguardo, il presidente del Torino Urbano Cairo ha finalmente deciso di muovere per la ricostruzione del Fila, garantendo subito un milione di euro più le spese di gestione e manutenzione dell’impianto in futuro.Sembra il minimo da parte di chi pochi anni fa proprio da ciò che resta del Fila lanciava proclami cui è seguito troppo rumoroso silenzio. Anzi, forse è ancora troppo poco, come sostiene Luigi Chiabrera, presidente della Fondazione Stadio Filadelfia: in passato, Cairo aveva infatti promesso di investire almeno due milioni in più per la ricostruzione dello stadio.

 

Fulvio Vallana (Twitter @FulvioVallana)