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Ormai si taglia su tutto, perché non sul Fila? Ma in fondo almeno oggi sappiamo che quegli otto milioni formalmente ancora mai accreditati sul conto che sarà quello per la ricostruzione, anche se sono già a bilancio, basteranno a ricostruire l’impianto, ché così dovrà essere ed è stato ribadito non più tardi di ieri nell’ultimo Cda della Fondazione.
Francamente a noi, come alla maggior parte dei tifosi, importa nulla delle cariche formali, molto di più invece della praticità e sin dall’inizio si è ben compreso chi lavori per il bene del Fila e chi viva di conserva. In ogni caso oggi finalmente ci sono delle tempistiche di massima e non semplicemente a braccio. C’è quel 15 maggio per il progetto definitivo e per raccogliere i soldi, c’è un bando per assegnare i lavori che ne sarà conseguenza, c’è qualcosa su cui si potrà lavorare.
Ci sarebbe, aggiungiamo noi, anche la possibilità che ci creda qualcuno al di fuori delle istituzioni e dei tifosi. Perché il Filadelfia, quale che sia il pensiero dei sofisti, ha fatto a modo suo la cultura del nostro Paese soprattutto in un periodo delicato come quello del Dopoguerra. Ecco perché fa piacere rilevare, ad esempio (ne facciamo uno che è lì’ultimo in ordine di tempo, ma mille ce ne sarebbero) che la Fondazione CRT insieme alla Regione e ad altri abbia finanziato l’iniziativa ‘Movie on the Road’, mappa di Torino alternativa con una ventina di luoghi di Torino che sono diventati set a cielo aperto per pellicole famose. Già, perché quelle rovine destinate a rinascere (e protagoniste a modo loro di film e fiction per la tv) non meriterebbero che le fondazioni cittadine (magari anche la Compagnia di Sanpaolo) per una volta pensassero anche a questa fetta di sport?
Pubblico e privato insieme, ci crede Domenico Beccaria che è pronto a scatenarsi alla ricerca di fondi. Pubblico e privato a che pro? Lo capiremo meglio con il progetto definitivo, soprattutto alla luce di quello che materialmente andrà a riempire quell’area. Qualche taglio all’impianto mantenendone lo spirito originario sarebbe accetto da tutti; farlo diventare un monumento al marketing, in senso esteso, molto meno anche se l’unica via è quella dell’autosostentamento.
Aspettiamo il 5 aprile, magari con idee ancora più chiare. Ma per ora aspettiamo, consci del fatto che finalmente ci sono persone di volontà e idee che se ne stanno occupando. Anche se la palla volenti o nolenti è sempre nei piedi della politica.
Federico Danesi
(foto M.Dreosti)
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