mondo granata

Filadelfia: sogno o son desto?

Diego Fornero
Il Filadelfia, senza scadere nella retorica, è ben più di un impianto sportivo: è una necessità, un'esigenza, un sogno minimo garantito per ogni tifoso granata. Parlare di date di costruzione, di abbandono e di abbattimento ci farebbe scadere...

Il Filadelfia, senza scadere nella retorica, è ben più di un impianto sportivo: è una necessità, un'esigenza, un sogno minimo garantito per ogni tifoso granata. Parlare di date di costruzione, di abbandono e di abbattimento ci farebbe scadere in una storiografia insignificante, visto che tanti, seppur mai troppi, hanno già scritto a riguardo: parleremo questa volta, banalmente, di emozioni, quelle che, in un modo o nell'altro, vedere un rendering di ciò che, un giorno, potrebbe essere il tempio del Torino, ha suscitato dentro di noi.Il Fila divide le generazioni, spacca la tifoseria almeno in tre, se non in quattro: chi l'ha vissuto vedendoci giocare e vincere gli Invincibili, chi l'ha vissuto come fucina di campioni sotto la guida di nomi come Ellena o Vatta, chi l'ha visto abbattere o ne ha sentito tanto parlare, sempre con una prospettiva rivolta tristemente al passato; e chi, infine, pochi, forse pochissimi, ha conosciuto il Toro oggi e, tutto sommato, di quel passato potrebbe anche farne a meno.Io appartengo alla terza generazione, quella di chi il Fila, di fatto, l'ha visto prima abbandonato e poi abbattuto, e ne conserva un ricordo solo 'de relato', dai racconti, fra il sognante e l'incazzato, di chi appartiene alle generazioni precedenti.Ebbene, forse la mia generazione è quella che, più di ogni altra, può aver provato emozioni forti ieri alla scoperta dei progetti, ancora lontanissimi da quelli definitivi, svelati agli occhi della stampa: ci sarà molto da ridire e da storcere il naso ma, ai miei occhi ormai saturi e stanchi di quei ruderi vergognosi che, nonostante l'impegno dei volontari, testimoniano la vergogna dell'abbandono, quel rendering, quel progetto, è già qualcosa su cui sognare.Seguire quotidianamente il settore giovanile granata, come avviene da qualche mese su queste pagine, comporta una responsabilità morale enorme nei confronti di quello che potrebbe essere, altrove, in qualche altra città e per qualche altra piazza, un semplice impianto sportivo: il Fila è il simbolo del passato, è vero, ma lo è soprattutto del futuro, e discostarsi, senza esagerare, dalla tradizione potrebbe, paradossalmente, avere un valore ancora maggiore per i granata che verranno, siano essi atleti, tifosi o osservatori come noi.Per i giovani, ancor più che per i navigati professionisti della prima squadra i quali, per quanto ci si possa romanticamente sforzare di negare, non potranno mai più vivere quelle emozioni del Toro del passato (per il semplice fatto che sono cambiati sia il calcio, sia, soprattutto, il mondo che lo circonda), il Fila potrebbe essere una pietra miliare, un punto di partenza calcato con inchiostro indelebile per le carriere di chiunque, anche di chi, per qualsiasi motivo, potrebbe trovarsi a cambiare immediatamente maglia e magari non tornare mai più. Non dimentichiamoci che il Fila non ha sfornato 'tifosi granata' a ripetizione: ha, più semplicemente, marchiato a fuoco una generazione di ragazzi che, per quanto poi allontanatisi da quelle quattro mura, non hanno mai potuto veramente dimenticare da dove provengono.La generazione dei Quagliarella, dei Balzaretti e, forse, persino degli Ogbonna, non ha avuto un Fila, ha avuto soltanto un impianto sportivo nel quale allenarsi: nessuno avrebbe potuto chiedere loro di essere tifoso (come l'attuale, seppur per poco, difensore granata si sforza di ripetere ad ogni occasione), ma avremmo potuto perlomeno pretendere quell'indelebile marchio di fabbrica. Ecco perché colmare la lacuna, oggi, pare allo stesso tempo un sogno ed una necessità. Vorrei arrivare a sostenere, addirittura, un atto dovuto.La Società e le Istituzioni ci devono il Fila, ed io, come tutti voi, con quella passione irrazionale ed ingenua tipica di chi ama, non posso fare altro che dire, oggi: 'datemelo così, pur con tutte quelle incongurenze (prima fra tutte la gravissima lacuna, si spera temporanea, dell'assenza del Museo), ma datemelo, e buttateci dentro tutti quei giovani che stanno portando con così tanto onore la maglia granata'. Per tutto il resto c'è tempo, ma ora che ce l'avete fatto pregustare... fate in fretta a trasformare quella che pareva una chimera irraggiungibile in una realtà. Che sia solida, intramontabile, passionale, insomma... più semplicemente, granata.