mondo granata

Franco

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di Silvia Lachello Buongiorno Toro... erano gli Anni Settanta, qualche volta andavamo allo stadio a piedi, più spesso con la Cinquecento: sembravamo quattro sardine in scatola, papà, mamma, fratello, io. Le sciarpe erano spesse,...
Redazione Toro News

di Silvia Lachello

 

Buongiorno Toro... erano gli Anni Settanta, qualche volta andavamo allo stadio a piedi, più spesso con la Cinquecento: sembravamo quattro sardine in scatola, papà, mamma, fratello, io. Le sciarpe erano spesse, lavorate ai ferri da qualche nonna volenterosa, a volte si comprava il biglietto all’ultimo momento, senza dover tirare fuori i referti degli esami medici degli ultimi tre anni insieme con la raccomandazione dell’Onorevole Sontuttodunpezzo e le referenze di Buon Vicino scritte su carta da formaggio dalla portinaia Gina.Andavamo allo stadio e, sotto la Torre Maratona, si incontravano le solite facce. Strette di mano fra gli adulti, pizzicotti sulle guance a noi piccoli e poi via verso le gradinate.Magari non si andava tutti nello stesso settore, ma dopo si ritornava lì, sotto la Torre, e poi... e poi era di nuovo lunedì, ma la domenica... fra quegli adulti ce n’era uno che mi faceva un po’ paura.Si chiamava Franco, era altissimo e aveva un vocione baritonale che... uh, mamma mia, sì: mi faceva proprio tremare le gambe.Franco, però, era dolce, si capiva che sapeva come comportarsi con i bambini: ne aveva due anche lui, ma quella voce... e vabbe’: quando si è bambini, ci si muove come animaletti selvatici (fortunati coloro che continuano a farlo anche da grandi... io sono fortunata, per esempio).Crescendo ho imparato a capire che in quella voce profonda si nascondeva un semplice e grande mondo d’affetto.Che fosse un mondo di Toro mi era chiaro da tanto, da quando Franco mi faceva paura.Quel gruppo di adulti che insegnava a noi, a noi bambini, ad andare allo stadio, quel gruppo... era bello.Erano... gioiosi. Erano lì ad aspettare qualcosa e quel qualcosa era arrivato: lo Scudetto (sì, lo so, che noia... portate pazienza: anche io sto invecchiando e divento sempre più ripetitiva).Se chiudo gli occhi li rivedo tutti: mamma, papà, Teresio, Franco e tutti gli altri... e li vedo com’erano allora.No, non giovani: gioiosi.A te, Franco, che hai chiuso per sempre gli occhi qualche giorno fa, dedico il mio pensiero e il mio ringraziamento.