di Fabiola Luciani
mondo granata
Fuori gli attributi!!
Il tempo ammortizza la rabbia e concilia la meditazione e alla fine, come in tutti i film western arriva sempre il momento della resa dei conti e anche se siamo solo alla fine di Ottobre questo momento è arrivato pure per il Torino F.C.L’estate ci ha illuso purtroppo, ma la realtà ora si manifesta impietosa proprio alla vigilia del derby.
Il Toro non è il Titanic e non sprofonderà per aver urtato l'iceberg dei quattro mori. Anzi, nella mia pazzia, ringrazio che questa ennesima sconfitta sia avvenuta con un tonfo tanto sonoro: era l'unico modo per denunciare con chiarezza l'allarmante situazione della squadra. Un pareggio risicato a tempo scaduto avrebbe dilazionato ancora una decisione imprescindibile.
Il gioco del Toro non esiste, non è mai esistito, neppure quando si è vinto contro il Lecce.
Gli alibi sono finiti e la striscia delle ultime gare è una prova concreta che inchioderebbe il più abile fra gli illusionisti. Troppi mediocri che si credono fuoriclasse, ma sono sembrati tali solo grazie al costante impegno e applicazione delle direttive. Di grinta neanche a parlarne. Penso, anzi ne sono convinta, che un testicolo di Muzzi farebbe pari con quelli di tutta la rosa ed uno sguardo inviperito di un Policano relegato in panchina durante il derby, farebbe venire la dissenteria al mister e al resto della truppa.
Non parlo della società perché se non sono critica riguardo agli acquisti, lo sono invece sulla gestione in generale e sull'incapacità di affrontare qualsiasi situazione fuori norma, tipo questa.In questo melodramma tipicamente granata, ho trovato insulso, provocatorio e del tutto gratuito anche l'ennesimo arbitraggio; perché se è stato annullato il goal al giovane Rubin, allo stesso modo mi chiedo perché il terzo ed il quarto dell'Inter non li hanno annullati con i giocatori in evidente fuorigioco nella traiettoria del portiere? E le valutazioni in linea difformemente valutate? Complotto? No, due pesi e due misure e soprattutto una presa per i fondelli in un momento in cui siamo poco in vena di scherzare, mentre la società si nasconde dietro al silenzio stampa invece di denunciare le continue estorsioni subite.
La meditazione porta alla considerazione che domenica scorsa non c’è stato un crollo, non si è caduti in una buca, ma è stato invece chiaro il limite o più precisamente il muro contro il quale si è sbattuto. Non è stato affatto il peggior Toro di questa stagione, ma è stato semplicemente quel che il Toro può essere in questo campionato. GDB parla di “sfortuna e di episodi”. Spero che non ci creda davvero: non è per gli episodi che si perdono due contrasti su tre e si sbaglia un passaggio su due. Non è per gli episodi che si subisce l’avversario molto più “tosto”, anche se di nome fa Cagliari e non Real. L'affettuosa difesa d'ufficio dello sfacelo è pericolosa e fuorviante: domenica contro il Cagliari non giocava il Toro ma la proiezione dei suoi fantasmi, le paure latenti, la presunzione, l'inadeguatezza, la sfiducia di un gruppo senza guida e senza orgoglio.
Mi è insopportabile ascoltare la vecchia litania della sfortuna dopo averla sentita e risentita tutte le partite e specialmente quando vedo gli altri giocare discrete partite e noi brancolare nel deserto dei Tartari, solo che stavolta i Tartari ci sono davvero, e ci menano.
E' inaccettabile la gratuita ironia con cui si dileggiano i "palati fini", come se pretendere un elementare organizzazione di gioco fosse una smania da isterici snob. Abbiamo visto partite da vomito, e in nome del disperato teorema "l'importante è muovere la classifica", tutto veniva filtrato da specchi deformanti.
Mi hanno sempre infastidito i cultori del "io l'avevo detto", ma nemmeno si possono ingoiare le accuse di sciacallaggio quando le cose vanno male: già quest’estate, nel tripudio generale, qualcuno si era esposto segnalando che le vittorie effimere nascondevano le carenze di una squadra che non ha mai saputo fare più di tre passaggi consecutivi; ciascuno l'ha fatto con il suo stile e con quel pizzico di esperienza utile a sgretolare la facile equazione "se si fa risultato va tutto bene".
Che fare adesso? Trovare un allenatore con delle idee e con un carisma che sblocchi la paralisi progressiva che ha contagiato titolari e riserve?
Individuare qualcuno che inventi uno schema elementare di pronta realizzazione, un “pret a porter” per "campioni" esautorati, una pozione omeopatica senza fronzoli e vecchi merletti, perché se la corsa perpetua non si può improvvisare, è invece possibile esaltare le qualità esistenti?
Non so. Alla vigilia del derby direi di pazientare ancora un po’, senza cercare per forza di cose “un” colpevole. Bisogna che tutti si prendano le proprie responsabilità, senza scindersi in bande, ciascuna con il “suo” innocente. Bisogna avere molta calma, perché non è questione di giorni o di settimane. Bisogna soprattutto mantenere l’affetto, e per questo non c’è bisogno di spiegare il perché.
E allora, ancora una volta, nonostante tutto, noi sabato sera ci saremo perché essere del Toro è sempre più una categoria dell'esistenza e ci fa sentire dalla parte giusta.
Quella che difende i deboli, gli umiliati, i vilipesi, gli sfruttati, i derisi della Storia, ma non certamente i codardi ed i quaquaraquà; perché la parte che lotta, vive e combatte e, che ci fa sentire che se siamo tipi da Toro è come una missione per noi.
E se al derby saremo in tanti ad urlare vuol dire che siamo sempre pronti a lottare, a resistere, a combattere, a gioire, a conquistare il nostro spazio e soprattutto che siamo felici di appartenere a questa maglia storica, per la quale maciniamo chilometri, superiamo ostacoli, abbattiamo ingiustizie arbitrali, lottiamo contro il Palazzo del potere calcistico.
E tutto ciò ci rende più fieri e degni.
E tutto ciò ci rende più saldi, più forti e più tenaci di Robin Hood che lotta contro un laido usurpatore di un trono legittimo e una manica di sgherri a lui asserviti come fu il famoso NCA, Nottingham Classe Arbitrale.
Quest'unica e irrepetibile realtà che si chiama Toro, con il suo cuore pulsante che è la Curva Maratona, dà continuamente "sostanza e continuità" a un'idea, a un pensiero, a un discorso unico.
Ci aspettiamo quindi, che tutto ciò venga recepito da chi di dovere.
E allora sabato sera fuori gli attributi, fuori la rabbia urlata al mondo intero per poter tornare finalmente a sorridere sull'autobus e sul metrò, al bar, a scuola ed in ufficio.Tutto il resto, è giuve.
Forza Toro al di là del tempo e dello spazio.
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