mondo granata

Furia, cavallo del West

Redazione Toro News
di Mauro Saglietti

Eccoci qua.Sono seduto come sempre sotto la pensilina di questa stazione, in attesa che lo splendido Diretto Toro passi. Devo averlo già detto, non mi ricordo quando.Non so da quanto tempo io sia qui, insieme a molte altre persone, comunque niente paura!Sembra che il treno abbia accumulato altro ritardo, ma arriverà. Tranquilli. Questa volta c’è stato lo sciopero dei ferrovieri, l’altra volta avevano portato via il rame dai binari, la volta prima c’era stato uno scambio guasto e quella prima ancora si era rotto il locomotore.Ma passa, sicuro. Anzi, dovrebbe essere già qui.Questione di minuti oramai.Certo.- Tu da quanto sei qui? – chiedo ad un giovane compagno di attesa, la faccia feroce da lunedì mattina.- Io non lo so... – dice rassegnato – Sono arrivato tanto tempo fa…Il suo amico, più giovane di qualche anno scuote la testa. Probabilmente è qui da sempre e tutto quello che ha conosciuto nella vita è stata questa pensilina.Qualche binario più in là c’è un trenino fermo. E’ un po’ che lo vedo.E’ curioso, ha la locomotiva vapore ed i vagoni sono tutti in legno.L’altoparlante lo dà in partenza.C’è scritto “Destinazione 23 maggio”. 23 maggio… mi ricorda qualcosa…Mi avvicino incuriosito insieme ai due ragazzi di poco prima e chiedo al capotreno quale sia la destinazione del convoglio.- E’ un treno turistico, mezz’ora, un giro veloce poi torna qui… Siamo in partenza… - Sì, ma dove va?Il capotreno sorride senza rispondere, come se dovessi saperlo.E’ buffo. Ha molti capelli grigi, non è molto alto e parla con smaccato accento inglese. Mi ricorda qualcuno.Bah! Sono stufo di stare su quella pensilina ed aspettare. Ho la netta sensazione che questo treno potrebbe portarmi in un luogo dove sono già stato e che forse la destinazione potrebbe non essere piacevole, ma ho voglia di vedere qualcosa di diverso.- Riesce almeno ad andare avanti questo trenino? – gli domando.- Come “andare avanti”? – mi risponde in quello strano italiano - Questo treno è una furia!- Vi va un giretto? – chiedo ai due nuovi amici.- E se il Toro passa proprio ora? – chiedono timorosiLi guardo con espressione disincantata.In carrozza. Si sale.

 

Sembra proprio un trenino del West, quello sul quale immaginavamo di giocare quando eravamo piccoli.Le panche sono in legno e curiosamente in ognuno dei piccoli scompartimenti c’è un video di quelli al plasma, appeso alla parete. Tutto molto strano, come la destinazione di questo treno. 23 maggio… un bel periodo dell’anno, ma… suona sinistro.Qualcosa dal fondo della mente lancia un campanello d’allarme. Dalla nebbia emerge un lontano ricordo che ha a che fare con delle analisi del sangue. Puntura, iniezioni. Ne avevo una paura incredibile, ma… cosa c’entra?Chi vince lo scudetto quest’anno, Papà?E’ un’altra frase che rimbalza nella memoria.Come dimenticarla? Avevo pronunciato queste parole il giorno prima della vittoria dello scudetto…- Vinciamo noi! Questa volta vinciamo noi! – aveva risposto.Tuttavia non sono sicuro di averle dette solo allora…Via, si parte, il trenino si muove. La nostra stazione, quella alla quale ci siamo ormai abituati, scappa via dai finestrini.

 

Pochi metri. Siamo già in galleria.Si accende il video nello scompartimento.Le immagini sono in bianco e nero. Un film?No… c’è una maglia con uno scudetto sopra. In primo piano.L’inquadratura allarga. Riconosco i giocatori, la posa per la foto prima di una partita.Che bello lo scudetto sulle maglie che devono essere granata, col torello sul bianco del tricolore!Sullo sfondo scorrono giocatori con divise non riconoscibili. Che razza di squadra è? Sono tutti biondi… Improvvisamente si accende la luce della memoria!- Sono i giocatori del Malmoe! – dico ai miei due compagni di viaggio – Queste sono le immagini di Torino-Malmoe, la prima gara della Coppa dei Campioni, nel 1976, all’inizio di quella stagione…Scorrono i fotogrammi. Il gol di Mozzini, il pareggio di Johnsonn a due minuti dalla fine, il miracolo di Graziani al ’91. Le immagini cambiano veloci, sempre in bianco e nero. Sono riprese dal basso. Il gol di Patrizio Sala a Malmoe, il loro pareggio su rigore, la nostra qualificazione.Il treno sobbalza, c’è solo la luce del video, che mozza il fiato. - Questi filmati sono del 1976-1977… il campionato dopo lo scudetto…. – spiego, pensando che i miei due compagni di viaggio non dovevano essere neanche nati all’epoca.Il nostro 3-1 in casa contro la Doria, con l’infortunio a Claudio Sala, la gobba che vince 3-2 all’olimpico contro la Lazio.La prima domenica con lo scudetto sul petto.L’ultima serata del nonno a casa… l’ultima sera prima dell’inizio della scuola.Le immagini si sfocano nei miei occhi.

 

Altre immagini, due volte Graziani, poi Garritano: il Toro travolge fuori casa il Bologna alla seconda giornata. Ma all’ultimo minuto c’è un intervento durissimo di Rampanti su Pecci. Frattura. Piedone rimarrà fuori tre mesi a causa di quell’intervento a metà campo.Immagini della gobba, che vince 1-0 sul Genoa, grazie a Boninsegna.E il 10 ottobre 1976. Margherita di Riccardo Cocciante è in testa alla classifica dei 45 giri più venduti, davanti a Non si può morire dentro di Gianni Bella, ma in classifica ci sono anche Europa di Santana e Music di Robert Miles.Toro e gobbi sono già in testa alla classifica.

 

Un'immagine al rallentatore, è diventata famosa. E’ il raddoppio di Pulici, contro la Roma alla terza giornata, il 2-0 nel finale dopo il vantaggio per opera di Butti. Bettega segna per la gobba a Foggia.Toro 6 punti, gli altri pure 6.Le immagini si spostano su un giocatore in lacrime, la domenica seguente. E’ Galdiolo della Fiorentina, che l’ha combinata grossa e ha permesso a Graziani di siglare il gol vittoria del Toro.I gobbi? Non hanno problemi col Catanzaro, segnano addirittura Gentile e Cuccureddu, mentre sugli spalti volano colpi di spranga.Noi 8 punti, gli alieni non mollano e sono a otto pure loro.Improvvisamente però la frenata del treno mi riporta alla realtà.Siamo fuori dalla galleria e stiamo arrivando in una stazione.Un mucchio di gente scende dal treno, hanno tutti sciarpe e bandiere granata, che succede?Guardiamo il nome della stazione… Dusseldorf

 

Avevamo giocato la gara di andata dei sedicesimi di Coppa Campioni due settimane prima. Contro la squadra più forte che ci fosse, il Borussia Monchengladbach o come cavolo si pronunciava.Una partita da Toro, in un Comunale dove non cadeva uno spillo. Senza Pecci, con Pulici in panchina e con Sala out dopo poco.Una gara generosa, persa sfortunatamente 1-2.Le speranze granata si trasferiscono a Dusseldorf, lo stadio del Borussia di Monchenvattelapesca è troppo piccolo.Una sera vissuta chi lassù, chi alla radio.Siamo in dieci, hanno espulso Caporale!Siamo in nove, hanno espulso Zaccarelli!Siamo in 8, hanno espulso Castellini! Graziani in porta! 11 contro 8, la radio urla “Parata di Graziani col ginocchio!”. Poi Simonsen a botta sicura, ancora Graziani…Delcourt, arbitro belga. Se in quegli anni ha avuto mal di pancia, è stato anche a causa mia.Dusseldorf è sullo sfondo, il treno è ripartito.Lo scompartimento è di nuovo buio ed il video si è riacceso.

 

Immagini della moviola, la voce di Carlo Sassi…- Ecco, vedete, il fallo di Gasparini ha inizio appena dentro l’area…”.Quinta giornata, il Toro ha battuto l’Inter a cinque minuti dalla fine, con un rigore di Pupi.Quel pomeriggio sono stato dal nonno, in ospedale. Il Milan batteva la gobba 2-0 e lui era contento. Poi però hanno rimontato e vinto, Bettega ha pure segnato di tacco.Toro 10, Gobbi 10, le immagini vanno avanti.Un gol di Pulici in maglia bianca, a Perugia.Si profila un’altra vittoria e un altro pari merito, anche perché i gobbi stanno vincendo col Verona. Ma…Le immagini nello scompartimento non fanno sconti, Walter Novellino pareggia di testa per il Perugia.Gobbi 12, Toro 11, l’equilibrio si è spezzato.Mi sembra di rivedere il gobbo saltellante, quel dannato compagno di classe, che il giorno dopo mi vede e mi sfotte.- Che hai da ridere, tu che sei gobbo? Non hai già abbastanza disgrazie? – Ma lui non capisce e mi stupirei se lo facesse.Non c’è tempo per ricordare, di fronte al tourbillon di gol del video.Segna Graziani contro il Napoli in casa, pareggia Orlandini, ma due minuti dopo Zaccarelli fissa il 2-1. Le immagini di Cesena-gobbi lasciano presagire un pareggio, ma Boninsegna guasta tutto a dieci minuti dalla fine.E’ il 28 novembre 1976. Linda dei Pooh è balzata al comando dei 45 giri, seguita da The best Disco in town dei Ritchie Family.Gli altri hanno 14 punti, noi 13.

 

Stacco per un attimo gli occhi dal video, mentre torna la luce nel treno e inquadro casualmente un piccolo oggetto appoggiato sul sedile di fronte, proprio sotto il monitor. Spalanco gli occhi, non riesco a capire.- Cosa fa la vecchia radiolina qui? – mi chiedo - Chissà dove era finita? Non la vedo da anni. Aveva tutti i contatti ossidati… - dico ai miei compagni di viaggio silenziosi. Faccio click più per nostalgia che per convinzione, in fondo non vedo quella radio da quasi 30 anni. Sembra incredibile, c’è un leggero fruscio e poi. Le parole prendono forma. Una voce che conosco molto bene, che arriva dal profondo dell’anima.- …dallo studio Roberto Bortoluzzi. Andiamo con i parziali dei primi tempi, linea a Torino.- Al Comunale di Torino, juventus 0 – Torino 1, linea a Milano…Accendevo sempre la radiolina all’inizio del secondo tempo, mai prima.Le luci nello scompartimento del treno si affievoliscono, mentre la radiolina continua a parlare.

 

- Nonno, nonno! – urlo per i corridoi dell’ospedale, vanamente inseguito dalla nonna. Stavamo già andando via quando ho acceso la radio, ma il nonno ci teneva tanto a sapere…- Nonno! Il Torino vince! 1-0! Ha segnato Graziani!Lui sorride molto debole, la nonna me ne dice di tutti i colori per essermi messo a correre e ad urlare all’interno di un ospedale, ma noto che molti malati chiedono e vogliono a sapere.Il ritorno a casa, la cronaca del secondo tempo. La radiolina gracida, ho le mani fredde, piccolo anticipo di quello che sarà la mia vita alla domenica pomeriggio.Enrico Ameri irrompe nei miei pensieri:- Attenzione! Raddoppio del Torino!!! Pulici!!! L’attaccante granata ha prima scavalcato Zoff con un pallonetto e poi ha depositato…E’ una sinfonia mai sentita fino ad allora. E’ la logica conseguenza delle cose, nel mio mondo di bimbo. Quello è il mondo giusto e non ce ne può essere un altro. Il Toro vince, la juve perde.Tempo due secondi e squilla il telefono – Siamo i più forti! – strilla mio padre.Vorrei tanto dirlo al nonno, ma non si può telefonare in ospedale.Pazienza, lo verrà a sapere in qualche modo. Speriamo gli faccia bene, negli ultimi giorni parla sempre più raramente.Toro 15, gobbi 14, siamo finalmente davanti a loro.

 

TU-TU fischia il trenino che corre per il mondo di allora.Campagne senza troppi capannoni, inquinamento pesante, tram verdi che al mattino presto spezzano il gelo delle rotaie, Giovani coi capelli lunghi o cotonati, sirene che corrono.Le immagini del video al plasma mostrano il Toro in maglia bianca.C’è un corner, gol. Un altro corner, un altro gol. Ne facciamo quattro al Catanzaro fuori casa. I gobbi invece, dopo lo shock del derby, fanno 0-0 in casa con i fratelli viola.Siamo alla nona giornata e abbiamo due punti di vantaggio.

Fissare le immagini mi affatica gli occhi.Guardo fuori oltre il finestrino buio, mentre la campagna scorre.Quasi vedo il volto del nonno che si riflette e confonde nel mio.Sono contento che avesse deciso di andare via col Toro avanti di due punti.Non è più successo da allora.Non c’è stato tempo per dirsi “ciao” in quei giorni.Lo faccio ora e mi sembra che lui sorrida.

 

La domenica seguente giochiamo sotto la pioggia contro il fanalino Cesena, la partita del rientro di Pecci.  Segna Graziani, ma il Toro gioca malino, rischia, il Cesena con De Ponti prende un palo. La gente mugugna. A due minuti dalla fine Pulici va in Paradiso a girare di testa.- Sei l’unico! Sei l’unico! – urla mio padre.Incredibile follia.I gobbi vincono a Bologna con gol di Causio. Sempre due punti di vantaggio per noi, 19 a 17.

 

Il treno corre e fuori si intravedono degli alberi addobbati.Il Natale aveva portato la semplicità di un’infanzia felice. Il flipper con le biglie di ferro, Big Jim con la tenda e il 45 giri di Johnny Bassotto di Lino Toffolo.Oh, in quel periodo per i bambini c’è solo l’imbarazzo della scelta: Sei forte papà di Gianni Morandi è primissima in classifica, seguita a ruota dallo stesso Lino Toffolo. Due ragazzi nel sole dei Collage è timidamente terza.Ma che dire ancora altri capisaldi di allora, quali O Babaluba di Daniela Goggi, sorella di Loretta?

A Zigo-zago c’era un mago con la faccia blu,sul grande lago navigava con la sua tribù…il sette di luglio la sveglia sul collo, suonava le 23Ha fatto un intruglio con un osso di pollo nel macinino da caffé…

Parole scolpite nella memoria collettiva, che restituivano un senso di consapevolezza inesplorato.Ma chi erano i Led Zeppelin o i Genesis al confronto?Mah… il treno corre, lasciamolo andare verso l’anno nuovo. 

 

E’ Capodanno e il treno continua a correre, si è messo a fare freddo, rabbrividiamo nello scompartimento.Vediamo la neve cadere fuori, che in un attimo riempie il paesaggio.Ora il treno corre sicuro in città, ma fuori le tante macchine arrancano sotto la spessa coltre, ci sono le 500, parecchie 600, molte 126, qualche 850, le Dyane, le Giulia, le Mehari e tanti Maggiolini i miei preferiti.Le sirene suonano, sono anni difficili.Immagini senza gol, il 2 gennaio facciamo 0-0 a Verona, gli altri battono il Perugia su autorete, e i due punti diventano uno solo, 20 a 19.Poi squilla il telefono.Ci guardiamo stupiti. Non può esistere un telefono in un treno.Eppure eccolo lì, un vecchio telefono a ruota proprio sotto il finestrino, che squilla insistentemente.Che fare? Rispondo titubante.- Sono papà, volevo dirti che Sala ha pareggiato…Sala ha pareggiato? Che significa? Non sapevo neanche che il Toro stesse perdendo.Si fa buio nello scompartimento, mentre il video riparte e io resto così, come uno scemo con la cornetta in mano.

 

Aveva di nuovo nevicato in settimana, prima di quel Toro Lazio, una partita strana.Subito sotto per un gol di Martini in contropiede, Sala ci mette una pezza. Ma Garlaschelli colpisce ancora su assist di D’amico. 1-2 in casa alla fine del primo tempo. Nella ripresa però il Toro si scatena: Salvadori e Zaccarelli, 3-2, sembra fatta.Invece ancora Garlaschelli pareggia nuovamente per la Lazio e si mangia un gol proprio allo scadere. 3-3, un punto perso in casa, sempre un sapore sgradevole.I gobbi vincono a Napoli per 2-0. Siamo di nuovo alla pari, a quota 21.Scorrono di nuovo le immagini. Sono le parate di Albertosi, che a San Siro ci blocca sullo 0-0, terzo pareggio di fila, mentre i nostri rivali non hanno problemi in casa con l’Inter. E ora sono davanti loro di un punto, 23 a 22, in tre domeniche ci siamo giocati il vantaggio di due punti.Ma una domenica tira l’altra e quella dopo le cose si ribaltano: Zaccarelli piega il Foggia, la gobba, con tanto di clamorosa autorete, ne prende tre a Roma.Noi 24, essi 23, di nuovo davanti a una giornata dal termine del girone di andata.Poi il video si spegne.

Il treno rallentaSiamo di nuovo in una stazione sotterranea.Nessuno sulle pensiline. Ad aspettarci, di fianco ai finestrini, soltanto un televisore spento.Non facciamo in tempo a chiederci a cosa serva, che il video si accende.Ci sono le immagini di una partita. Maglie rossoblu contro maglie bianche, calzettoni granata.Ma c’è qualcosa di strano. Fino a quel momento le immagini parlavano di un mondo in bianco e nero. Quelle no.

 

Al Toro sarebbe bastata una vittoria per essere campione d’inverno.Ultima giornata del girone di andata, noi a Marassi contro il Genoa, i gobbi in casa con la Doria.Nessun problema per loro, facile 3-0.Noi invece andiamo sotto nel primo tempo. Durante una loro azione offensiva tutti vanno addosso al temutissimo Pruzzo, ma si dimenticano di Arcoleo, che sigla l’1-0.Nella ripresa Pupi pareggia, spedendo in rete una palla vagante, dopo un contrasto aereo di Graziani.In seguito a quello scontro, il nostro centravanti ci rimette la zucca e non si va oltre il pari.Le immagini vanno in onda alla sera, la prima partita trasmessa a colori dalla televisione nazionale. Nel 1977 l’Italia, con anni di ritardo, aveva finalmente scelto tra il PAL e il SECAM ed il colore aveva fatto la sua comparsa sui monoscopi, colorando quel Genoa-Toro 1-1, 6 febbraio 1977.Noi 25 punti, loro 25. Pari merito al giro di boa, con solo cinque punti a testa lasciati per strada.Il treno riparte, sta cominciando a tornare indietro.

 

Il treno esce da una galleria. Dai finestrini si intravedono cactus, canyons, scenari che hanno a che vedere con il West.Ma… è tutto strano, i paesaggi sono in bianco nero!Poi rallenta, mi aspetto di vedere una stazione in legno stile vecchio West, invece entriamo di nuovo in galleria.Ci fermiamo di fianco ad un appartamento. Vediamo l’interno.L’orologio contro una delle pareti indica che sono le 19.25.Un bambino è seduto di fronte alla luce azzurrina del piccolo televisore, la voce dell’annunciatrice e un piccolo gracchio.- Va ora in onda la prima puntata del telefilm “Furia”.

 

“Furia” esplose il 21 gennaio del 1977, nella fascia serale che precedeva il telegiornale delle ora 20, quella di maggior ascolto. Era un vecchio telefilm americano, girato tra il 1955 e il 1960, in rigoroso bianco e nero. Parlava delle vicende del Broken Wheel Ranch di Jim Newton e del nipote Joey. E poi ovviamente di lui, dell’intelligentissimo stallone nero Furia, che si lanciava all’inseguimento dei malvagi e risolveva con astuzia situazioni ingarbugliate. Un vecchio prodotto, a basso costo, scarto USA, che la Rai propose un po’ timidamente.Fu un successo completamente inaspettato.Forse eravamo ingenui e non ce ne fregava nulla delle produzioni alla moda, forse il nostro senso era quello di guardare alle storie e di trascorrere “mezz’ora” di serenità tutti insieme.Tutti parlavamo di Furia a scuola, tutti avevamo visto la prima puntata, tutti volevamo vedere la seconda puntata, per risentire la sigla finale cantata da Mal.

Furia cavallo del West,che va più forte di un jet, quando fa il pieno di fieno, se no non sta in pièViva la furia del West, cintura di Karate,per sgominare la banda più in gamba che c’è.

Il treno riparte sulle note della sigla finale.Alla Ricordi avevano stampato poche copie del disco. Ne dovettero stampare d’urgenza 350000 solo nel primo mese, tanto strepitoso fu il successo.Cerco di spiegare ai miei compagni di scompartimento, che guardano e non capiscono.Ma non è facile. Come puoi spiegare a chi non c’era come anche solo una canzoncina-filastrocca possa essere uno dei primi pensieri che ti saltano alla mente, quando pensi al 1977.Già, come puoi?Non esistevano videoregistratori, vhs o dvd. Esistevano solo due canali in tv.Mentre vedevamo le immagini per la prima volta, sapevamo già che non le avremmo più riviste.E forse così le gustavamo fino in fondo.Il treno va e un po’ mi spiace lasciare indietro Joey e Furia.Di fronte a quel monitor ho trascorso momenti tra i più sereni della mia infanzia.

 

Il treno ora scorre a Torino, lungo Corso Moncalieri, anche se lì non c‘è nessuna ferrovia.Si ferma e tanti bambini vestiti da Arlecchino, Zorro o Damina, corrono verso Piazza Vittorio, dove ci sono le giostre.- Mamma, mi porti in Piazza Vittorio?- No! – risposta classica. A questo punto tornare alla riga precedente e ripetere l’operazione 18 volte.Alla fine mia madre mi portò. Affacciandomi al finestrino mi sembra di risentire il profumo dello zucchero filato, di ripercorrere gli interni insidiosi del vecchio battello stile Mississipi, di aver paura nel castello delle streghe.Sul video scorrono i gol di Graziani a Genova. Quando tornai a casa, quel 13 febbraio, feci solo in tempo a sentire che il Toro stava vincendo 3-2 con la Doria, tripletta di Ciccio, prima che l’arbitro fischiasse la fine. Noi 27, gli innominabili, vittoriosi sulla Lazio, pure.

 

Sequenze che scorrono sempre più veloci. Graziani stende il Bologna 1-0, mentre il Genoa pareggia coi gobbi dopo aver rischiato di vincere. Torniamo in testa, noi 29, essi 28.I miei due silenziosi compagni di avventura sembrano catturati da questo coinvolgente derby, quand’ecco che a Roma arriva il gol di Musiello a condannarci all’unica sconfitta della stagione, contro i giallorossi. Pure Castellini si proietta in attacco, a fine gara, ma non c’è nulla da fare.La rete di Bettega permette ai gobbi di balzare in testa, 30 a 29.Le immagini cambiano.Non ci sono più calciatori ma cantanti dalla folta capigliatura.Sorrido.

 

Il Festival di Sanremo si disputa dal 3 al 5 marzo.E’ una gara serrata che coinvolge l’Italia, ma Emilio Fede, direttore del Tg1, sospende il collegamento poco prima delle premiazioni, per mandare in onda il Telegiornale, con grande ira di chi aveva seguito la trasmissione fino a quel momento.Toccherà a Giorgio Bubba annunciare, a fine TG la vittoria degli Homo Sapiens con Bella da Morire, davanti ai Collage con Tu mi rubi l’anima.E in classifica? Ah, in classifica c’è sempre Furia, ovviamente, anche lì a farla da padrone.Mi sto perdendo nei pensieri, mentre il video mostra un gol di Mozzini.

 

Il Toro regola nella ripresa la Fiorentina. 2-0 con Mozzini e Pupi, tutto facile per i gobbi a Catanzaro, 31 noi, 32 loro.Le immagini passano a San Siro. Traversone di Sala dopo sei minuti. La sorte e soprattutto l’interista Bini con una zuccata nella propria porta ci danno una mano e fissano lo 0-1. Le immagini dal Comunale invece mostrano un autogol di Scirea dopo tre minuti contro il Milan. I gobbi sono in difficoltà ma Gentile cade come punto da tarantola. Rigore inesistente. 1-1 e subito dopo altro gol dei gobbi. 34 a 33 tra le polemiche.Il ritmo si fa incalzante mentre siamo diretti sempre più velocemente verso il 23 maggio…23 maggio, ora ricordo bene! La data fissata per le analisi del sangue. Ne avevo una paura incredibile e la data si avvicinava…Piove a Torino, piove sempre col Perugia, segna subito Pulici, poi c’è il pareggio di Ciccotelli e il definitivo gol di Salvadori. La gobba si ferma a Verona. Siamo pari a quota 35.Le azioni proiettate sul video mostrano la pioggia di Napoli, la domenica dopo. Ci fermiamo di nuovo, 0-0, mentre “essi” vincono a fatica col Cesena, 37 a 36.Poi improvvisamente il treno rallenta.

 

Riconosco questo passaggio. E’ la ferrovia che corre lungo Corso Venezia, all’altezza del ponte di Via Breglio.Questo è un viaggio fantasma, quel ponte non esiste più. E’ stato sacrificato, assieme a buona parte del Parco Sempione sull’altare della Spina tre, uccidendo un polmone verde di Torino.Ma questo è un altro discorso.Dai finestrini intravedo i tanti vecchietti nella bocciofila sotto il ponte.Molti hanno la radiolina accesa, a turno vanno ad informarsi da chi sta ascoltando.Mi vedo bambino sul ponte, mentre guardo giù, stranamente preoccupato.Il Toro non sta vincendo.E ‘ una preoccupazione che ancora non conosco.

Tutta Italia attendeva il derby.- Domani vinciamo noi- No! Domani vinciamo noi- Domani perdete voi- No! Domani perdete voi- Vinceremo noi!!!- Perderete voi!!!

Era lo scambio di minacce reciproche, talvolta muso contro muso, nei bar, nelle piazze, nelle scuole, erano le premesse ostili tra me e il gobbo saltellante.Era il derby che avrebbe deciso lo scudetto.Noi? Noi avremmo vinto sicuramente.Eravamo il Toro più forte dopo Superga.

 

No, non vincemmo quel derby e forse quello che capitò dopo ebbe un suo perché proprio quel giorno.Su quel ponte, guardando in giù, in quell’assolato pomeriggio, sapevo già che le squadre erano in parità.Avevo commesso un’eccezione alla regola perché non ce la facevo più.Invece di ascoltare soltanto il secondo tempo, come di consueto, mi ero sintonizzato su una “Radio libera”. Avevo atteso quel momento come un “3-0 per il Toro! Ancora Pulici!”.“Sempre 1-1... “ aveva invece annunciato la voce agitata.1-1? Come era possibile? Come era possibile che ci avessero fatto un gol?Sì, Pupi aveva segnato, ma solo per rispondere a Causio, che aveva sbloccato il risultato. Per poi tentare di esultare sotto la Maratona, prima di cambiare idea.Pupi, dopo 120 secondi.E poi ero uscito, mi ero fatto portare a fare una passeggiata, ero troppo teso.Avevo rotto il rituale e ora il Toro non stava vincendo.Guardando giù da quel ponte speravo che la radio, al mio ritorno, avrebbe scandito le parole che volevo sentire. Tutte le radioline gracchiavano, l’Italia intera era al Comunale.

 

Quel derby però finì così, 1-1. Un sapore amarognolo ancora sconosciuto.La gobba andò vicino a vincerlo nel finale, con una traversa di Boninsegna, e la nostra difesa tremò.Pupi anni dopo dirà che avremmo dovuto vincerlo, invece di accettare il pari.Negli anni, ripensando ai pochi punti persi in quel campionato, mi sono spesso chiesto “Se”. “Se” un corno, non ci sono “se” quando arrivi a 50 punti.Così come non ci furono botte tra compagni di classe il lunedì.Ma la storia, come il treno è già ripartita e sta andando avanti…Gobbi 38, noi uno di meno, con sette giornate da giocare.

 

Scorrono le immagini a colori.La gobba non vinceva a Firenze da una barca di anni, eravamo tutti speranzosi prima di Torino-Catanzaro, la domenica dopo.Finalmente allo stadio, questa volta non c’era stata pioggia.Invece vinsero 3-1, sbloccando e dilagano nella ripresa, rendendo così annacquato il nostro analogo risultato contro i calabresi.Segnò Pulici su rigore, pareggiò a sorpresa Arbitrio, poi di nuovo Pupi due minuti più darti, quindi gran gol di Claudio Sala.Gobbi 40, noi 39, a sei giornate dalla fine. La corsa del nostro treno continua.

Non c’è pausa tra le varie sequenze. Vedo i due giovani compagni di viaggio rapiti dal forsennato rush finale. Forse non sanno che...Non c’è tempo. Graziani ha già cominciato a segnare.

 

Giochiamo contro il disperato Cesena e nel giro di 18 minuti Graziani segna una tripletta in terra di Romagna, per il 3-0 finale.I gobbi? I gobbi hanno già giocato il giorno prima.Se la stanno passando bene in Coppa UEFA e anticipano al sabato.Hanno già vinto, a dire la verità.- All’arbitro avranno dato la 132! - E’ la voce di mio padre, inferocito dopo che Boninsegna ha trasformato l’ennesimo rigore pro gobbi. Per chi non l’avesse ancora intuito, la 132 era il modello di punta di casa Fiat. Gobbi-Bologna termina 2-1, grazie anche a quel rigore.E’ il 20 aprile, Tu mi rubi l’anima dei Collage è prima, Honky tonk train blues di Keith Emerson è seconda, e i gobbi hanno sempre e un solo punto di vantaggio a sole cinque giornate dalla fine, 42 a 41, ma non c’è tempo di pensarci perché il treno inchioda di brutto.Siamo nell’ennesima stazione di quella che sembra una metropolitana.Scendiamo a vedere cos’è successo.Il capotreno un po’ buffo ci avvisa che la locomotiva si è fermata e non ne vuol sapere di proseguire.- Lo credo bene – dico quasi senza accorgermene – Eh eh…arrestate questa locomotiva ragazzi! Questa non è una locomotiva, bensì Stanislao Moulinsky, in uno dei suoi più riusciti travestimenti!La locomotiva si affloscia e da uno sportellino si affaccia il pericoloso criminale.- Ebbene sì maledetto Carter! Hai vinto anche stavolta.Rido e batto le mani contento come un bimbo, mentre i giovani amici hanno la bocca aperta.- No… non sono pazzo. Torniamo su che vi spiego.

 

Il giovedì sera era un dramma.Nella stragrande maggioranza delle case c’era ancora solo un televisore.E il giovedì sera, purtroppo, c’era una dannata concomitanza di eventi.“Scommettiamo” di Mike Bongiorno sul Primo canale e “Supergulp! – Fumetti in TV” sul Secondo.Le nonne a voler vedere Mike e l’annosa scelta tra “Cavallino” o “Handicap”, i nipotini a battagliare per vedere, possibilmente a colori, le strisce colorate con Alan Ford, i Fantastici Quattro, Tin Tin e l’Uomo Ragno, e soprattutto Nick Carter e Stanislao Moulinsky, genio del crimine e asso dei travestimenti, che riusciva ogni volta a camuffarsi nelle cose più inopinate: locomotiva, armadio, sgabello, autobotte dei pompieri e dirigibile!La telecamera scorreva su quelle strisce di fumetti, creando un economico abbozzo di cartone animato, ma tanto bastava per creare coinvolgimento.Non c’erano videoregistratori, come detto.Ma non c’erano neanche telecomandi, per cambiare canale bisognava alzarsi.Erano serate di lotta, di pianti e di rabbie. Solitamente si raggiungeva un compromesso trasferendosi da vicini che avessero bambini in casa, o che avessero nonni, a seconda di chi era costretto a lasciare l’alloggio.

 

Il treno, forse con un’altra locomotiva, ha ripreso a correre e le immagini sono di nuovo le nostre compagne. Cinque giornate alla fine, noi in casa col Verona, loro fuori casa a Perugia, che l’anno prima fu loro fatale. Il Comunale è stracolmo, ma le cose si mettono subito male.Arriva da Perugia la notizia che la gobba vince. Causio, sempre lui a rompere le scatole.Non facciamo in tempo a lamentarci. Pulici sottomisura batte Superchi: 1-0.Poco dopo il Comunale esplode. Vannini ha pareggiato per gli umbri.Giaguaro Castellini fa i miracoli, Superchi non è da meno. Finisce così.Li abbiamo raggiunti, Toro 43 – gli altri pure. Dietro il vuoto.Quattro giornate alla fine.

 

I gobbi anticipano di nuovo al sabato, col Napoli.Sul video ci sono le immagini del loro vantaggio e del pareggio partenopeo.Un ricordo amaro.Mi sembra quasi che si materializzi sullo schermo in questo piccolo scompartimento.Sono in macchina con mio padre, come ogni sabato. Sappiamo che la partita è ancora in corso e che le squadre sono sull’1-1, il Napoli ha appena pareggiato con Massa. Non abbiamo autoradio ma sappiamo che dovremmo quasi essere agli sgoccioli. Non pensiamo ad altro.D’improvviso delle urla provenienti da un bar. Ci guardiamo senza parlare. Potrebbero essere anche tifosi del Napoli… che magari esultano per un pareggio o per un altro gol.A casa l’amara scoperta. Proprio Furino a quattro minuti dalla fine, lui che non segna mai.Gol contestatissimo, fallo a centrocampo, palla uscita e polemiche vibranti. Ma come sempre convalidato. 2-1 per loro. Calciopoli arriverà solo 29 anni dopo.Bisogna vincere a Roma contro la Lazio, il giorno seguente.La stessa Lazio che all’andata ci ha fatto penare.

 

Immagini di nuovo in bianco e nero nello scompartimento.Un colpo di testa a botta sicura di Zaccarelli, praticamente fatta. Come risposta, un miracolo con i piedi di Felice Pulici, il portiere laziale.No. Non vinciamo a Roma, facciamo 0-0 e Castellini in un paio di occasioni si conferma un grande.Gobbi 45, noi 44, di nuovo un punto sotto, tre giornate alla fine.Confidiamo però tantissimo nella prossima domenica, quella dello scontro incrociato con le milanesi, lo stesso incrocio che l’anno prima ci aveva lanciato al primo posto.L’Inter in casa poi è sempre temibile.Invece, quel giorno gioca inspiegabilmente una partita moscia e al 37’ va sotto grazie ad un gol del panchinaro Gori.Al Comunale c’è il gelo, all’intervallo siamo due punti sotto, perdurando il pareggio interno col Milan, invischiato nella zona retrocessione.I gobbi raddoppiano con Tardelli, Graziani rompe l’incantesimo e fa 1-0, seguito da Pulici in girata: 2-0 anche per noi.Più tardi, nel girone finale di Coppa Italia, la gobba perderà quattro punti su quattro contro l’Inter, che arriverà in finale.Quando si dice “come gira la sorte”… Già.E’ domenica 8 maggio. Amarsi un po’ di Lucio Battisti è in testa alla classifica dei 45 giri, nella quale ci sono anche Solo di Claudio Baglioni, Alla fiera dell'est di Angelo Branduardi e Miele del Giardino dei Semplici.Loro 47, noi 46, solo due giornate alla fine e, in tutti la convinzione che la loro vittoria a Milano abbia segnato il destino del campionato.C’è un’aria strana quella sera.La sera delle favole, quando chiedi alla mamma “Ma poi il mostro muore, vero?”.

 

Anticipano sempre al sabato, loro.Non ci mettono neanche tanto a segnare, è cosa risaputa che nella loro storia sblocchino spesso il risultato tra il decimo e il quindicesimo minuto, quando le difese avversarie improvvisamente diventano di burro. Sabato 14 maggio ci pensa Bettega dopo undici giri di lancetta, e la Roma è già sotto.Il risultato non cambierà più, nonostante il ritorno dei giallorossi.Il trenino del West rallenta la sua corsa, siamo all’aperto.Non so come, ma sta correndo parallelo a via Genova, a Torino.Dai finestrini vediamo delle auto in coda, quel sabato pomeriggio.Riconosco l’auto rossa di mio padre.Ci sono anch’io seduto di fianco.Stiamo tornando dalla campagna, le altre macchine fanno ritorno dallo stadio.Sulla sinistra c’è una Fiat 850 color verdognolo chiarissimo. Da un finestrino pende una sciarpa a strisce bianconere, di quelle in lana, di una volta.Mio padre dice - Dio quanto mi danno fastidio quei colori. Non posso neanche vederli… mi danno un fastidio… troppo fastidio…Il traffico riparte. E il nostro treno con lui.

I miei compagni di viaggio mi guardano dubbiosi e bisbigliano, forse fanno il calcolo dei punti, forse non conoscono nei dettagli questa storia.Il treno rallenta, il tempo di vedere sugli schermi Sandro Walter Salvioni, giocatore del Foggia, che il giorno dopo si divora un gol gigantesco, poco prima che Graziani, ci regali il gol della speranza.Gli altri 49, noi 48, a solo una giornata dalla fine.Loro in trasferta contro la disperata Sampdoria, noi in casa col Genoa.Il treno ha un sussulto, poi si ferma, in mezzo alla campagna sconosciuta, in mezzo al nulla. Sembra stia aspettando.So che c’è ancora un’ultima stazione. Scatto improvvisamente.- Scendiamo, ragazzi.- Perché? – mi chiedono con sincero stupore.- Scendiamo qui! Scendiamo ora…!- Ma il campionato non è ancora… perché?- Perché … perché… è meglio così.Ce l’ho fatta fin qui, ma ora non riesco dire nulla a questi due giovani ragazzi.Potrei parlar loro di una domenica di maggio con la Maratona fiorita di speranza, dei nostri gol a raffica, di come qualche vigliacco, che trasmetteva da una radio libera, mise in giro la falsa notizia che i gobbi stessero perdendo 2-0 a Genova.Di un gol di Graziani e di come lo stadio si gelò un secondo dopo.Poco prima che la Curva cominciasse a urlare “Campioni – Campioni”.Chi vince lo scudetto quest’anno, Papà?Ora capisco.La stessa domanda dell’anno precedente.Quella volta mio padre rimase in silenzio.Talvolta le storie sono belle anche senza finale, possiamo saltare quella stazione.

 

Il capotreno con molti capelli grigi e dall’inconfondibile accento inglese ci saluta, mentre ci allontaniamo. Aveva ragione, quel treno era proprio una Furia. E nello scompartimento siamo stati anche in tre.Camminiamo a piedi lungo la massicciata, verso la nostra stazione e vediamo il trenino allontanarsi.Verso il 23 maggio.

 

Stavo per compiere 9 anni e da tanto avevo paura di quel lunedì 23 maggio.Avrei dovuto fare le analisi del sangue. Paura paura paura.Credevo fosse per quello.Invece era altro. Tornai a scuola dopo le analisi e il gobbo saltellante non mi lasciò neanche il tempo di entrare in classe, cominciando a sbeffeggiare.Non sono mai stato un violento.Eppure quel giorno lui smise improvvisamente di sfottere ed io presi una nota sul diario.No, non avevo avuto paura per le analisi del sangue, e nemmeno per il gobbo.Forse era per aver intuito di essere arrivato così presto alla fine di un viaggio tanto fantastico quanto breve.

 

Nonostante i 50 punti finali, il Toro non riuscì a rivincere il campionato, nonostante avesse segnato più gol e ne avesse beccati meno degli altri.Credevamo che quel derby infinito sarebbe andato ancora avanti gli anni successivi, ma ci sbagliavamo. Quel lunedì era il primo scalino della nostra discesa.Il nostro squadrone, che aveva soltanto bisogno di qualche ritocco, non fu rinnovato.Non sempre però le cose peggiorano da sole, quando c’è chi ti aiuta a farle andare male.Dopo la vittoria dello scudetto Pianelli perse tutte le commesse a Togliattigrad, tanto per fare un esempio.Non dimentichiamolo mai quando parliamo di Toro.Non dimentichiamo mai chi abbiamo avuto contro per buona parte della nostra storia. Mai.

 

Il successo di Furia fu inatteso persino dalla stessa Rai.Furia, il cavallo, si chiamava Highland Dale.Era nato, pensate un po’, il 4 marzo del 1943. Ebbe una vita lunga e morì nel 1972.Molti di noi bambini giocammo con la sua presenza in quei primi mesi del 1977, e non lo dimenticammo mai.La serie riprese con grande successo anche l’anno seguente con una nuova sigla, sempre cantata da Mal, ma “Furia soldato” non sfiorò neanche minimamente il successo del suo predecessore.

E così Furia, cavallo del West,andò in Marina, una mattina.E gli fu data la divisa dei Marines…“Com’è carino con quell’elmetto… Però mi sembra un poco stretto!Ci devi dire che cosa fece, ti prego dai, racconta le sue imprese!

Queste parole suonavano imbarazzanti già allora per noi bambini.Figuriamoci oggi.Mal dichiarò che quel cavallo gli aveva rovinato la carriera.Sotto contratto con la Ricordi, era stato obbligato a registrare “Furia”. Il successo intergalattico colse di sorpresa anche a lui, che per anni venne associato a canzoni per bambini, tant’è che nel 1981 fu costretto a incidere un disco con il suo vero nome, Paul Bradley.

 

Eccoci arrivati, il cammino è finito.Siamo di nuovo in questa stazione in mezzo al nulla, sotto la pensilina.Saluto i miei due giovani e confusi compagni di viaggio.Li vedo raggiungere il loro gruppo di amici, tutti quanti sempre in attesa qui sotto.Li vedo confabulare con gli altri. Forse stanno parlando di quello che anno visto sul treno.Qualcuno dal loro gruppo dice “Pensiamo al presente che è meglio”.Altri che dicono “Guardiamo avanti”.Ok, giusto.Giustissimo.

Allora concentriamoci e pensiamo al presente. Tutti insieme, ok?Fatto. Cosa avete visto? Io ho continuato a vedere questa pensilina.Molto bene, adesso sto guardando avanti. Non vedo un accidente… anzi, vedo il binario che esce dalla stazione, quello che ci porterà verso la terra promessa.E’ una vita che lo vedo.Ok, ho pensato al presente e ho guardato in avanti. Bene.Qualcuno però adesso mi spiega una cosa? Se il presente è una pensilina, e il futuro neanche si vede, di cosa dovremmo parlare?Di mia nonna in carriola?Non credo ci sia soluzione diversa.Vorrà dire che, mentre staremo qui ad aspettare, seduti in questa stazione senza tempo, che è diventata casa nostra, continueremo a raccontarci le nostre storie per tenerci compagnia, come se fossimo attorno al fuoco.Tranquilli, il treno arriva.Certo.Questione di minuti.Solo un piccolo ritardo. Mauro Saglietti