In attesa di Toro-Genoa, mi sono buttato nei carrugi per sentire se si dice (e si canta) qualcosa di nuovo. Naturalmente – belin, dubitavate? – l’ho trovato: il gruppo si chiama La Rosa Tatuata e ve lo segnalo. Un rock sincero, fatto di ballate larghe come gli orizzonti lungomare; un suono caldo, molto americano, ma senza quello che un mio caro amico chiama "effetto-bulgaria" (ci faccio, ma non ci sono); parole che viaggiano sulle strade aperte da Fossati e De Andrè, ma sulle proprie gambe. Nell’insieme, canzoni raffinate che profumano di highway, mare e taverna.
mondo granata
Genova per Voi
Si parla spesso di crisi della musica ma credo che, come succede nel calcio (governato da trasparenti giovani pieni di idee come i Galliani e i Matarrese), quello che non va è nel manico: in pratica, media e discografia dovrebbero diffondere la musica e stimolare la curiosità del pubblico, metterli in contatto, e invece si frappongono, con lo splendido risultato imprenditoriale di morire ognuno di luce propria. In televisione non c’è un programma musicale figo da diversi anni (MTV è addirittura un canale, ma è un una continuazione dello Zecchino d’Oro con altri mezzi: format per adolescenti, che non comprano ma scaricano); in radio passano quindici canzoni al mese (tutte targate Sony, Universal ecc.), salvo fettine d’etere periferiche o notturne; nell’unico appuntamento nazionalpopolare dell'anno (Sanremo) si espongono prodotti senza mercato (un po’ come se al Salone dell’Automobile mettessero fuori soltanto Arna e Duna); le tariffe Siae e Enpals impediscono a un piccolo medio locale di ospitare musica originale (e vai di cover band di Vasco Rossi, che almeno si rientra con il bar!); un disco nuovo costa 44.000 lire (si lo so, c’è l’euro: ma a voi hanno raddoppiato lo stipendio?); a scuola, l'educazione musicale è fatta spesso, ancora oggi, di una manciata lezioni di flauto dolce.
La Rosa Tatuata è uno dei tanti gruppi che da anni si dimena nelle sabbie mobili della discografia italiana. Quando sembrava che affondare fosse inevitabile, si è visto assegnare nientemeno che due prestigiosi premi come il Ciampi e il Recanati: l’album che ha risvegliato cotanta attenzione si chiama Caino, ed è stato partorito con poco tempo, e pochissimi mezzi, in memoria di un amico scomparso. Un sussulto d’emozione e orgoglio che per fortuna (e molto merito) non è passato inosservato.
Paradossalmente, i negozi di dischi non sono sempre i posti più indicati per mettere le mani su lavori come questo. Vi affido al godibilissimo spazio internet del gruppo genovese, dove ci sono informazioni di ogni tipo e immagini a volontà. E’ una bella maniera, credo, per avvicinarsi alla partita di domenica sera.
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