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Gigi Meroni, la fiction non convince i tifosi

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Incongruenze storiche ed interpretazioni della vicenda che non convincono i tifosi e l'associazione che cura la memoria di Gigi Meroni: la fiction "La...
Redazione Toro News

Incongruenze storiche ed interpretazioni della vicenda che non convincono i tifosi e l'associazione che cura la memoria di Gigi Meroni: la fiction "La Farfalla granata" non ha convinto. Ecco il comunicato stampa dell'associazione: "Amici di Gigi":“Nino non aver paura / di tirare un calcio di rigore, / non è mica da questi particolari / che si giudica un giocatore”. Gli sceneggiatori de “La Farfalla Granata”, andata in onda su RaiUno lunedì sera, probabilmente non hanno mai ascoltato la canzone di Francesco De Gregori. Non conta tirare un calcio di rigore per essere un campione, un leader. Per loro, evidentemente, sì, e quindi Gigi Meroni calcia un penalty che, nella vita vera, non ci fu mai. Per la cronaca, quella partita finì 4-2 per il Toro, con tripletta di Combin e gol di Moschino. Meroni non segnò nella sua ultima partita (sarebbe morto da lì a qualche ora). Evidentemente un finale così non era sufficientemente ‘romantico’ o ‘drammatico’ per gli autori (come se la morte a 24 anni di uno dei più grandi campioni dello sport italiano non fosse un dramma di per sé…) Questo è solo uno degli elementi della fiction che non è piaciuto all’Associazione Amici di Gigi Meroni, e in particolare ai curatori della pagina Facebook (forte di oltre 10mila “Mi piace”) e del Sito Ufficiale www.gigimeroni.com. Spiace che la famiglia Meroni, l’Associazione, il Sito ufficiale non siano stati coinvolti in fase di scrittura della sceneggiatura (eppure il lato umano di Luigino, in questa ricostruzione romanzata, ha occupato la gran parte del film, e qualche dettaglio sulla sua psicologia e le sue emozioni avrebbero giovato); spiace che molte situazioni e personaggi siano stati banalizzati per ragioni (forse) d’intreccio narrativo; spiace che, per scelta o per un abile “stratagemma”, il film fosse “liberamente ispirato” al libro (ottimo) di Nando Dalla Chiesa e non fosse più aderente alla realtà… Si sapeva che ci sarebbe stato del malcontento, ma che il risultato sarebbe stato di così scarso livello… no, questo non lo si sapeva e non lo si sperava di certo. A prescindere dalla figura di Gigi e Cristiana, su cui sono incentrate tutte le due ore, troviamo davvero di bassa, bassissima lega, aver fatto degli errori storici cosi grossi nelle ricostruzioni. Gigi appena arrivato a Genova che dice “‘ndoma”, la chiesa di S.Bartolomeo e l’oratorio con uno scalcinato campetto, che sembrano quelli di una chiesettina di campagna di qualche paesino della Bassa emiliana (grande anche il malumore della Libertas San Bartolomeo per l’esclusione delle location reali), le maglie storiche del Genoa con il logo attuale, il Comunale di Torino nuovo e sotto la conformazione attuale di Stadio Olimpico, gli striscioni Torino FC che invece dovevano essere AC Torino, le tute della nazionale azzurra con le scritte alla Toffs, la bandiera con il toro rampante degli anni ’80 (dalla classica fisionomia squadrata) con tanto di scudetti e coccarde delle varie Coppa Italia sugli spalti, l’incontro con il Paron Rocco del 1967 nel ristorante di Milano con la foto della Coppa dei Campioni e dell’Intercontinentale vinte nel 1969, il gol di Inter-Torino che “magicamente” diventa in un Torino-Inter al Comunale, la famiglia presente in pompa magna alla sua ultima partita contro la Sampdoria… Dulcis in fundo, la scelta di chiudere la fiction con le immagini del funerale, con la bara aperta ed il bacio di Combin… con tutte quelle cose che in anni ed anni la Famiglia aveva chiesto sempre di omettere, almeno per una questione di rispetto. Gli autori di questo prodotto destinato alle vaste platee hanno materializzato (è solo la nostra opinione) in un solo colpo tutto ciò che non si voleva e che non si chiedeva per un progetto del genere. La fiction romanza la realtà. In questo caso l'ha distorta. Non è tutto da buttare, ci mancherebbe: dobbiamo fare i complimenti a Francesco Pannofino, che ha offerto un Nereo Rocco di spessore e umanità, e ad Alessandro Roja, che si è indubbiamente impegnato (e non è stato aiutato da alcune brutture della sceneggiatura). Molti degli altri protagonisti hanno offerto variazioni sul tema dei personaggi tipici di prodotti quali “Incantesimo” o simili.  Salutiamo positivamente il fatto che Gigi Meroni sia stato fatto conoscere al grande pubblico. E questo è importante per non farlo dimenticare. Chi avrà il desiderio di informarsi su chi era veramente Meroni ed inserirlo nel contesto storico ha a disposizione pregevoli documenti, come quelli realizzati per La Storia Siamo Noi e Sfide.  In conclusione, viene spontaneo chiedersi come mai i dirigenti di RaiUno abbiano così scarsa stima dei propri telespettatori. Bisognava per forza presentare loro un polpettone tagliato con l’accetta, con lo schema classico dell’amore contrastato da parte della famiglia, che poi (sempre troppo tardi) si ravvede, quando già c’è il Destino che incombe? Luigino Meroni è stato sì un ragazzo innamorato, ma è stato anche un calciatore dal talento cristallino, e questo lo si è visto appena, ieri sera. Fosse stato un metalmeccanico, sarebbe stata la stessa cosa. Giovanni Indorato, Fabio Caironi,  Francesco Gatti e Nicola BianchiRedazione TN