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Gigi Meroni, stella del calcio granata e nazionale

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La sera del 15 ottobre 1967, dopo la partita contro la Sampdoria vinta dal Toro per 4-2, si spense la vita di una farfalla granata che sapeva svolazzare imprendibile sul campo di gioco. Quella farfalla che tanto faceva impazzire i difensori...
Gino Strippoli
Gino Strippoli Condirettore editoriale 

La sera del 15 ottobre 1967, dopo la partita contro la Sampdoria vinta dal Toro per 4-2, si spense la vita di una farfalla granata che sapeva svolazzare imprendibile sul campo di gioco. Quella farfalla che tanto faceva impazzire i difensori avversari si chiamava Gigi Meroni. Lunedì 15 ottobre ricorre il 45 anno della sua scomparsa e sicuramente  tutti i tifosi granata andranno a ricordarlo con un fiore posandolo sul suo cippo di marmo collocato sulla banchina in corso Re Umberto all’altezza del numero 46, là dove tragicamente morì il giocatore del Torino, investito da un’ auto. Giorno funesto per tutto il calcio italiano visto che lì perì tragicamente il più funambolico, estroso ed estroverso giocatore che il calcio italiano abbia avuto negli anni ’60. Gigi Meroni dal tiro impossibile, dal gol che interruppe l’imbattibilità casalinga della “Grande Inter” di Helenio Herrera costringendo i nerazzurri alla sconfitta dopo tre anni di risultati utili- Di lui scrisse Nando Dalla Chiesa “ tra il tiro facile e quello difficile Gigi sceglie una terza via….il tiro impossibile. Pianta  in asso Facchetti e di destro fa partire un pallonetto a giro che supera Sarti e si insacca all’incrocio  dei pali. Una magia, come un volo di farfalla. La nostra farfalla granata”. Questo era Meroni, colui che da ragazzino esile e scalzo si esibiva in guizzanti scatti con la palla al campo dell’oratorio della Libertas, lasciando dietro di lui una scia di avversari a inseguire. Sul rettangolo di gioco il “Calimero granata” correva  sempre veloce e scattante, con i suoi dribbling e le sue magie, come  con la sua Balilla, l’auto delle scorribande.Era un lottatore, l'artista del gol impossibile, ma anche quello che faceva segnare  i suoi compagni. Gigi Meroni è stato lo specchio di un’ epoca interpretandone i cambiamenti, facendo sognare tante generazioni. Da 45 anni i  tifosi e non del Toro hanno sempre deposto accanto alla sua fotografia molti fiori. Nel 2007 la Città di Torino ha eretto un monumento in suo onore in granito rosso nel luogo dove venne investito e dove tutti lo vanno sempre a trovare perché Gigi è sempre nel cuore di tutti i tifosi così come lui è sempre presente sul quel tappeto verde dello stadio Comunale oggi Olimpico.Solo la fatalità lo sconfisse. Un brutto destino nato dopo una bella vittoria quando con l’amico Poletti attraversò corso Re Umberto nei pressi del civico 46: percorsero la prima metà della carreggiata, si fermarono sulla linea che divide le due carreggiate aspettando il momento opportuno per passare nell'intenso traffico. La strada era poco illuminata quando dalla sua destra arrivò rapidamente un'auto troppo vicina. Meroni e Poletti fecero un passo indietro. Fabrizio fu urtato di striscio da una Fiat 124 Coupé proveniente dal lato opposto, mentre Gigi invece fu colpito in pieno alla gamba sinistra; l’urto lo fece balzare in aria facendolo cadere dall'altra parte della carreggiata, per poi essere travolto da una Lancia Appia, che ne agganciò il corpo trascinandolo per 50 metri, mentre la Fiat 124 Coupé si fermava a bordo strada. Meroni morì poche ore dopo, alle 22.40, all'ospedale Mauriziano, dove venne portato da un passante, tal Giuseppe Messina, poiché l'ambulanza rimase imbottigliata nel traffico post-partita. Arrivò al nosocomio con le gambe e il bacino fratturati, e con un grave trauma cranico.Nato a Como nel 1943  e morto a Torino nel 1967, Gigi (Luigi ) Meroni iniziò giovanissimo la sua carriera calcistica nel Como, in un campetto dell’oratorio di San Bartolomeo. Nel 1962, a soli 19 anni, debutterà in serie A nel Genoa dove emergerà il suo carattere agonistico. Nel 1964  il trasferimento nel Torino di Orfeo Pianelli con la squadra  allenata da Nereo Rocco, dove diventò subito l’idolo della Curva.

 

 Gino Strippoli