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Gli ultimi cinque anni di vita del Torino Calcio

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di Guido De Luca
Redazione Toro News

Non c'è mai stato feeling tra Franco Cimminelli e la gente del Toro. Il re delle materie plastiche, proprietario della Ergom, azienda fornitrice della Fiat, non è mai stato capace di curare le pubbliche relazioni né con gli organi di stampa, né con i tifosi. Si presenta al pubblico storpiando i nomi dei calciatori, non conosce la storia della squadra granata e non fa mistero della simpatia sua e di suo figlio per i colori dell’altra formazione di Torino. Si sta concludendo il campionato 1999/2000 con una retrocessione e il grande incubo per chiunque abbia a cuore le sorti del Torino è solo all’inizio. Attilio Romero, noto tifoso granata e famoso per essere stato suo malgrado uno dei protagonisti dell’incidente occorso a Gigi Meroni alla fine degli anni ’60, ricopre il ruolo di presidente. Si licenzia dalla Fiat per occuparsi a tempo pieno della sua squadra del cuore; dovrebbe limitare i danni dialettici del suo datore di lavoro, ma sale alla ribalta delle cronache più per le cabarettistiche imitazioni a suo carico che non per il suo operato. In più, ai due, presto ironicamente ribattezzati il gatto e la volpe, si accompagna colui che avrebbe dovuto essere l’esperto di calcio mercato: Sandro Mazzola, ex calciatore dell’Inter e figlio del capitan Valentino del Grande Torino: il suo colpo più eclatante fu l’acquisto dell’uruguayano Josè Maria Franco Ramallo, prelevato direttamente dal Penarol per la modica cifra di 7 miliardi circa delle vecchie lire. A Cimminelli non sono mai mancati i soldi, ma questi non sono mai stati ben impiegati. Oltre al succitato spropositato investimento per l’ennesimo mediocre calciatore della scuderia di Paco Casal, sono pesati alla lunga sui bilanci societari gli elevatissimi ingaggi di giocatori del calibro di Fabio Galante e del bomber Marco Ferrante. Nel primo campionato di serie B della gestione cimminelliana (2000/2001) le cose vanno bene con un pizzico di fortuna. L’ossatura delle squadra rimane quella della stagione precedente con gli innesti di Schwoch e Colombo in attacco, Maspero e De Ascentis a centrocampo e il rientro dal prestito al Napoli di Antonino Asta. In difesa sulla sinistra si contendono la maglia da titolare Castellini e Mora, mentre sulla destra si ritaglia il suo spazio Garzya. Per il resto qualche spazio ai giovani del vivaio Sommese, Semioli, Calaiò e Pinga con il veterano Venturin a far loro da chioccia al suo ritorno in granata per concludere la carriera. Non poteva mancare il tocco esotico rappresentato dall’argentino Sixto Raimundo Peralta, prestato dall’Inter: 4 scampoli di partita e un solo gol al Cosenza a fine campionato. Infine, nel corso del torneo, il Toro si libera delle scorie di giocatori che poco avevano prodotto nelle precedenti stagioni: dagli stranieri Mendez, Diawara e Jurcic a veri e propri raccomandati del mondo del pallone come il terzino Panarelli che il ds Pavarese aveva portato in granata insieme a Scarlato e Pecchia quando ancora il Torino era in mano ai genovesi di Vidulich. In panchina Gigi Simoni viene ben presto sostituito dall’allenatore della primavera Camolese, che, con una miscela magica di entusiasmo e dedizione al lavoro, trascina i suoi giocatori ad un’insperata promozione in serie A. Nell'anno successivo (2001/2002) l';effetto Camolese prosegue e, dopo un inizio stentato, il Toro si salva e addirittura si può iscrivere all'Intertoto per accedere alla Coppa Uefa. A far forza al gruppo già esistente, risultano importanti l’innesto dell’attaccante Lucarelli, il rientro dal prestito all’Inter di Ferrante e il centrocampista francese Cauet (anche lui dall’Inter, visti i buoni uffici con i vecchi amici nerazzurri di Mazzola). Si rivela strategico a centrocampo, inoltre, il dinamismo di Vergassola prelevato dalla Sampdoria. Non sono fortunati gli acquisti dello svedese Osmanovsky e in parte quello di Franco Ramallo (rimarrà legato al Toro per 4 anni).

Nel 2002/2003 inizia la lenta discesa verso il baratro. Camolese viene esonerato dopo quattro partite; lo sostituisce Ulivieri che si ritrova con una squadra con un’età media molto alta, scarica psicologicamente e con l’ennesimo uruguagio della storia recente a vestire senza successo la maglia granata: Magallanes, ex Venezia, che, nel ruolo di trequartista, è riuscito solo a far rimpiangere l’esperto e preziosissimo Maspero. Inspiegabile l’arrivo dello sconosciuto Frezza, che riesce pure a segnare un gol alla Roma all’Olimpico quando ormai il Toro è già retrocesso, per uno strano movimento di plusvalenze legato a scambi di giocatori minori. A gennaio arriva poi la sorpresa: nel tentativo di salvare la squadra, viene prelevato in prestito dal Middlesbrough il giovane promettente argentino Carlos Marinelli, scuola Boca Juniors. E’ un giocatore di fantasia, dal dribbling rapido e ubriacante e con un buon sinistro. Gli manca un po’ di stabilità caratteriale e lo spogliatoio polveriera del Torino di quell’anno non l’ha certo aiutato. Rimane nelle statistiche la sua espulsione nel derby di ritorno (per chi fosse interessato, ora gioca nei Kansas City Wizards, Usa). Il campionato si conclude con la coppia Zaccarelli-Ferri in panchina al posto di Renzo Ulivieri. Si tratta di una piccola svolta, perché Renato Zaccarelli diventa importantissimo nei quadri dirigenziali della società. In coabitazione con Roberto Cravero, un altro ex capitano della storia passata del Torino, compone pezzo per pezzo, senza più alcuna disponibilità economica da parte di Franco Cimminelli, le ultime due rose della società Torino Calcio.

La squadra che scompare nell’estate del 2005 per via del fallimento societario e che aveva appena riconquistato la massima serie, al termine dello spareggio vendetta contro il Perugia, poteva contare su molti nomi che ad oggi sono pezzi pregiati del mercato delle grandi squadre; buona parte di questi, tra l’altro sono cresciuti nelle giovanili granata: Quagliarella e Acquafresca su tutti, passando dagli amati-odiati Comotto e Balzaretti, per finire con una serie di giocatori che attualmente sono titolari in diverse squadre di serie A. il congo-belga Mudingay, l’attaccante Marazzina, il nazionale rumeno Codrea e altri due gioiellini del vivaio come Mantovani e Marchese, mentre l’estro del brasiliano Pinga si è perso nei campionati degli Emirati Arabi dopo una parentesi di successo in patria con l’Internacional di Porto Alegre. PS: con oggi si conclude lo speciale calcio mercato estate della rubrica Mi riTORni in mente. Ritornerà la pubblicazione il prossimo giovedì con l'inizio del campionato. Ricorderemo insieme un incontro tra Torino e Lecce.